25 aprile 2024
Aggiornato 04:00
Dopo la verifica sulla legge elettorale

Election day, per il Colle possibile ma non scontato

La legge elettorale sarà quel test che Napolitano attende per prendere la decisione. Posto però che ci sono «adempimenti prioritari e ineludibili» come «l'approvazione finale in Parlamento della legge di stabilità e quindi quella della legge di bilancio per il 2013»

ROMA - Il 10 marzo potrebbe diventare la data dell'election day in cui tenere insieme elezioni politiche e regionali in Lazio, Molise e Lombardia. Possibile ma non scontato, dipenderà da una serie di fattori che si determineranno nelle prossime settimane, uno dei quali per il Presidente della Repubblica sarà verificare la responsabilità delle forze politiche sulla riforma della legge elettorale. E' questo, viene spiegato, il senso della nota diffusa dal Quirinale al termine del vertice con i Presidenti delle Camere, Schifani e Fini e con il premier Mario Monti.

In tre passaggi Giorgio Napolitano spiega il suo ragionamento: «Una costruttiva conclusione della legislatura e la serietà dei problemi che il paese ha di fronte sconsigliano un affannoso succedersi di prove elettorali», considerazione che viene riferita alle tre regioni chiamate al voto ma che non può non riguardare anche la scadenza elettorale più importante, quella appunto per il rinnovo del Parlamento. Inoltre il Capo dello Stato ritenendo «indubbia l'esigenza di un contestuale svolgimento delle elezioni nel tre regioni» giudica «appropriata la data del 10 marzo», ma infine avverte che «attende il verificarsi delle condizioni opportune per la decisione che la Costituzione riserva al Capo dello Stato», ossia lo scioglimento delle Camere.

La legge elettorale sarà quel test che Napolitano attende per prendere la decisione. Posto però che ci sono «adempimenti prioritari e ineludibili» come «l'approvazione finale in Parlamento della legge di stabilità e quindi quella della legge di bilancio per il 2013». Quanto alla riforma del voto è chiaro che i tempi per verificarne la fattibilità si fermano a dicembre, in quanto per poter votare a marzo è necessario sciogliere le Camere entro gennaio. In questo senso il messaggio di stasera rivolto alle forze politiche è un nuovo e duro incitamento, una sfida al Parlamento affinchè intervenga. E' «altamente auspicabile la conclusione del confronto in atto da molti mesi per una riforma della legge elettorale», ha scritto nella nota.

Se questo non accadrà in tempo utile Napolitano, assicurano al Colle, «non starà con le mani in mano» e farà «tutto quello che è in suo potere fare», e questo vuol dire mandare un messaggio alle Camere ma non solo. Bisogna ricordare infatti che c'è il principio sancito dalla sentenza della Corte costituzionale sulla rappresentatività del sistema di voto, e dunque la necessità di modificare il premio di maggioranza che oggi assegna alla coalizione che prende più voti un premio di governabilità pari al 55% dei seggi in Parlamento. Infine è convinzione di Napolitano di difendere il principio in base al quale spetta al nuovo Capo dello Stato e non a quello uscente il compito di affidare l'incarico al nuovo governo, ragione per la quale se davvero si creeranno quelle condizioni che porteranno al voto anticipato a marzo, a quanto si apprende, il Presidente potrebbe anche decidere di dimettersi qualche settimana prima della sua scadenza naturale, come fece Cossiga.