5 maggio 2024
Aggiornato 11:00
La questione meridionale

Monti: Cultura e turismo per lo sviluppo del Sud

Serve il coraggio di fare le cose difficili che servono. E' necessario spingere la gran parte della classe dirigente e i cittadini a cambiare atteggiamento, passando dalla rivendicazione di «soluzioni privilegiate» alla richiesta di «diritti collettivi»

NAPOLI - Il binomio cultura e turismo, «fattore decisivo» per lo sviluppo nel Mezzogiorno: parte da qui Mario Monti, per immaginare una prospettiva di rilancio del Sud «nell'ambito di una politica generale che deve necessariamente tenere conto di vincoli finanziari stretti». E parte da Pompei, in grado ora di attirare oltre 6mila turisti al giorno «nonostante tutte le difficoltà» e per la quale oggi il governo ha presentato il progetto operativo di riqualificazione: «Abbiamo il dovere di far rivivere Pompei». Un caso che per Monti è esemplare di come il governo intende muoversi per il Sud, e che «è un segnale forte che indica come nel Sud sia possibile e fattibile oltre che molto necessario avere il coraggio e le forze per fare le cose difficili che servono».
Serve una vera e propria rivoluzione, una «massa critica» di esperienze amministrative positive al Sud - dice il premier - per spingere «la gran parte della classe dirigente a cambiare» e anche i cittadini a cambiare atteggiamento, passando dalla rivendicazione di «soluzioni privilegiate» alla richiesta di «diritti collettivi».

IL PROGETTO POMPEI - Il premier, dopo aver elencato i mali strutturali del Sud, osserva come «il mancato sviluppo del patrimonio culturale, particolarmente ricco, è uno dei frutti di questa situazione. Pompei attira in media 6mila visitatori al giorno, nonostante il suo stato attuale e le difficoltà. Potrebbero essere di più e soprattutto potrebbero trattenersi sul territorio anzichè fuggire subito, spendere di più per prodotti qualità, innescare processi virtuosi per la gioventù locale che soffre una gravissima disoccupazione. Ma perchè ciò accada, occorre che Pompei rimanga in piedi, con interventi di qualità, e con il contributo di lavoratori e imprese oneste». Un'esigenza cui il governo risponde con il Grande Progetto, accompagnato da un severo protocollo di legalità siglato oggi nella Prefettura partenopea.
Un progetto, quello per Pompei, che «costituisce il modello che questo governo ha scelto per tutto il Sud e che mira ad affrontare cause e conseguenze del mancato sviluppo: servono casi di buona amministrazione che attraggano investimenti, serve certezza dei flussi di finanza pubblica, la focalizzazione dell'azione su risultati attesi e ben identificati come in questo caso, la restituzione ai cittadini in tempo reale di informazioni sullo stato di attuazione e sui risultati come siamo impegnati a fare da subito e fino alla conclusione del progetto». E' lo stesso metodo, fa notare Monti, «che stiamo impiegando su scuole, ferrovie, dissesto idrogelogico, agenda digitale».
Ma certo il caso Pompei è esemplare: «Quando penso a Pompei, quando penso alla cultura di nuova produzione e a quella che ereditiamo dal passato e che abbiamo il dovere di conservare per i figli del mondo, quando penso a cultura e sviluppo economico vedo che la relazione è molto più stretta di quanto siamo portati a pensare». E poi «quando cerchiamo, in un mondo competitivo sempre più aspro, vantaggi per l'Italia, è difficile pensare a qualcosa di più importante che il patrimonio culturale». Una convinzione rafforzatasi nel viaggio in Asia: «Pensando agli investimenti esteri internazionali, pensavo a quanto è importante che il turismo si consolidi, migliori in qualità e in permanenza, e quanto siano importanti iniziative come questa».