31 luglio 2025
Aggiornato 10:00
Governo impegnato per il rilancio della crescita

Monti lancia la «Fase 2», ma crescono i malumori nel PDL

In Consiglio dei Ministri solo «indicazioni», poi 90 giorni per i «pacchetti». La pressione dei mercati continua ad essere oltre il livello di guardia, con lo spread stabile sopra i 500 punti e i rendimenti dei titoli decennali italiani oltre il 7%

ROMA - Nessun provvedimento concreto, ma l'illustrazione dettagliata di come procedere nei prossimi mesi. Il consiglio dei ministri convocato per domani alle 15 non dovrebbe vedere colpi di scena: all'ordine del giorno pochi provvedimenti amministrativi, e poi le «Indicazioni del Presidente del Consiglio sul programma di lavoro delle prossime riunioni del Consiglio dei Ministri». Ovvero la road map della «fase due» per il rilancio della crescita.

Il Cdm servirà dunque a dare l'immagine di un governo impegnato anche durante la pausa natalizia, a preparare la conferenza stampa di fine anno, e soprattutto a dare ai ministri le «indicazioni» su come proseguire: «Non possiamo commettere passi falsi - spiega un membro del governo - nè sottrarci al confronto con parti sociali e partiti». Perchè la pressione dei mercati continua ad essere oltre il livello di guardia, con lo spread stabile sopra i 500 punti e i rendimenti dei titoli decennali italiani oltre il 7%. Con circa 20 miliardi da collocare prima della fine dell'anno. Nonostante questo, il governo intende proseguire senza colpi di teatro ma con un lavoro approfondito che occuperà il primo trimestre del 2012: le misure per lo sviluppo arriveranno dunque a 'pacchetti', come spiegato già due settimane fa dal ministro Enzo Moavero, e come probabilmente Corrado Passera avrà confermato al Capo dello Stato Giorgio Napolitano, nel colloquio avuto in mattinata.

I titoli dei principali capitoli di intervento sono noti da tempo, come si dettaglieranno si inizierà probabilmente a capire da domani. Di sicuro, incontrando i partiti prima della pausa natalizia, Monti aveva auspicato di poter chiudere la «fase due» in 90 giorni: con interventi «coraggiosi» sulle liberalizzazioni e il rilancio del project financing per far ripartire le opere pubbliche. Servirà più tempo invece per la riforma del mercato del lavoro, visto che lo scontro sfiorato con i sindacati sull'articolo 18 consiglia cautela, e per la revisione delle rendite catastali, che nell'ipotesi studiata dovrebbe basarsi sui metri quadri e non più sui vani e tenere conto del valore reale. Resta il fatto che la recessione incombe, e solo facendo ripartire la crescita, è il ragionamento che Monti svolge ormai da tempo, si potrà rendere sostenibile il consolidamento fiscale per il quale sono stati chiesti sacrifici agli italiani. E solo così i mercati torneranno a considerare sostenibile anche il debito pubblico italiano, in vista delle aste da brivido dei primi mesi dell'anno.

A consigliare cautela, anche i malumori dei partiti che riprendono quota. Soprattutto dalle parti del Pdl, dove l'affondo di ieri di Silvio Berlusconi ha oggi avuto una coda nelle parole del capogruppo Maurizio Gasparri, che denuncia «l'iperattivismo dannoso» di alcuni ministri. E avverte che sulle liberalizzazioni «non siamo disponibili a colpi di mano unilaterali che accentuerebbero le tensioni sociali e non faciliterebbero la vita del governo». Duro anche Guido Crosetto:Il problema di Monti è in parte lo stesso di Tremonti: «Ai professori, ai burocrati dell'economia ed agli intellettuali puri che danno consigli sui quotidiani sfugge la realtà del Paese. Le medicine e le cure non sono uguali per tutti i pazienti. Un rigore tedesco o svizzero applicato all'Italia rischia di diventare mortale». Ma se l'obiettivo del Pdl è quello di recuperare anche il rapporto con la Lega, per ora l'operazione è fallita: «Berlusconi - ha incalzato Calderoli - predica bene, considerato il suo giudizio critico sulla manovra, ma razzola male, perché questa manovra killer l'ha votata lui e quindi è un complice di Bersani, Casini e Monti». Quello che la Lega si aspetta è dunque che il Pdl «stacchi la spina» al governo per elezioni nel 2012.
Atteggiamento che Pier Ferdinando Casini, leader Udc, stigmatizza così: «E' surreale come la politica si comporti nei confronti del governo Monti. Leggendo i giornali sembra che molti, scampato il pericolo, siano pronti a riprendere le vecchie abitudini. Ma il pericolo è più che mai davanti a noi e, se non cancelliamo le vecchie abitudini, potrebbe travolgerci».