19 aprile 2024
Aggiornato 20:30
Alla vigilia del faccia a faccia con Monti

Pdl low profile, ma il partito è inquieto

Berlusconi e Alfano: «Il Premier non ci metterà con le spalle al muro». Un auspicio che, di contro, mostra anche il timore che misure troppo pesanti rendano insopportabile la pressione sulla prima forza politica del Paese

ROMA - La cautela, innanzitutto. Angelino Alfano dosa le parole, si tiene alla larga da «paletti» e «condizioni», alla vigilia del primo faccia a faccia con Mario Monti (al netto degli incontri a mezzo tunnel). Una consultazione che l'ex Guardasigilli affronta senza conoscere fino in fondo le intenzioni di Monti, nonostante alcuni contatti telefonici degli ultimi giorni. La strada che il Pdl si accinge a intraprendere è tortuosa, soprattutto perché in questa fase la corda si può tirare, ma senza esporsi al rischio di romperla affossando il neonato esecutivo. E poi perché, ha ragionato Angelino con Silvio Berlusconi in queste ore, il nuovo premier «sarà sicuramente equilibrato» e «non ci metterà con le spalle al muro». Un auspicio che, di contro, mostra anche il timore che misure troppo pesanti rendano insopportabile la pressione sulla prima forza politica del Paese che si accinge a pronunciare in Parlamento 'sì' impegnativi.

Il partito ribolle - Non sorprende, quindi, che nessuno pubblicamente nel partito di via dell'Umiltà sia ancora uscito allo scoperto per bocciare quei ritocchi all'Irpef ipotizzati da alcune indiscrezioni. Ma, sotto traccia, il partito ribolle. La frattura che si è consumata al momento del sofferto appoggio al governo Monti, infatti, ha lasciato più di qualche cicatrice. Il mondo degli ex An, che aveva osteggiato in quelle ore la carta Monti, mostra da alcuni giorni segnali di insofferenza. Da Altero Matteoli a Giorgia Meloni, sono i dirigenti ex aennini a essere in prima linea per segnalare l'impossibilità di sostenere provvedimenti a scatola chiusa e sull'onda dell'emergenza. L'ex ministro della Gioventù, ad esempio, a indicato stasera come stella polare solo «l'interesse degli italiani». Sull'Ici, poi, le aperture di Berlusconi sono state contestate proprio dagli ex An, mentre lo schema opposto si è verificato sul tema della patrimoniale.

Ma è sull'Irpef che si gioca una partita delicata. Silvio Berlusconi, riferiscono, sarebbe pronto a prendere le distanze proprio su questo punto per mettere in risalto la differenza fra il sua esecutivo e l'attuale, 'colpevole' di far cassa attraverso l'aumento diretto della pressione fiscale. Alfano, dal canto suo, continua a predicare cautela e a chiedere ai massimi dirigenti sobrietà e low profile, almeno fino all'approvazione dei provvedimenti del 5 dicembre.

La scelta di non porre paletti, d'altra parte, sarebbe frutto di un preciso convincimento maturato a via dell'Umiltà: Non esporsi significa tentare di tenere lontana (o almeno non troppo vicina) la responsabilità di misure così pesanti per i cittadini. E, naturalmente, rende più agevole anche un eventuale, futuro smarcamento. «Un po' non sappiamo, un po' non vogliamo sapere...», scherza un dirigente di prima fila del Pdl. Il segretario ha inoltre deciso di sposare l'attuale linea per rimarcare le divisioni che iniziano a emergere nel Pd. Il campo avverso, infatti, già mostra le prime crepe e questa circostanza viene interpretata come un'occasione ghiotta - secondo molti dirigenti dell'ex Fi - per vestire i panni della forza «responsabile», facendo concorrenza al Terzo Polo.