29 marzo 2024
Aggiornato 08:30
Le Consultazioni del Premier incaricato Monti

Il Pdl (diviso) punta sui tecnici. Ma è ancora pressing su Cav

Sarcasmo di Berlusconi sullo spread: Ora è chiaro che la causa non ero io. D'altra parte dopo essere stato ferito dalle contestazioni della piazza, il Cavaliere ora ha voglia di dimostrare che lui questo esecutivo non lo subisce, tutt'al più lo condiziona

ROMA - Lo humor inglese con cui Mario Monti accoglie le delegazioni dei partiti: «Come sapete mi sono assunto un impegno semplice». Il sarcasmo con cui Silvio Berlusconi commenta l'andamento non esaltante della Borsa: «Adesso è chiaro che la causa non ero io». Il premier uscente è convinto di essersi aggiudicato, almeno oggi, la battaglia dello spread. Ed è questo che ripete ai suoi interlocutori, ossia che i mercati hanno dimostrato che non c'è nessun salvatore della patria «a prescindere». D'altra parte dopo essere stato ferito dalle contestazioni della piazza, il Cavaliere ora ha voglia di dimostrare che lui questo esecutivo non lo subisce, tutt'al più lo condiziona. E l'obiettivo è più facile da raggiungere se il governo è solo tecnico.

E c'è anche questo imprimatur dietro la posizione che il capogruppo del Pdl alla Camera, Fabrizio Cicchitto, consegna alle agenzie: «Nessun mandato in bianco» al preside della Bocconi e nessun politico dentro, né come ministro né come sottosegretario. Ed è questo che domani mattina la delegazione guidata da Angelino Alfano, dovrebbe ribadire a Monti. Successivamente si dovrebbe riunire l'Ufficio di presidenza per stabilire la linea del Pdl. Almeno in teoria, perché la riunione al momento non risulta ancora convocata.

Il fatto è che all'interno del partito di maggioranza le divisioni sul come, e con quale coinvolgimento, appoggiare il governo Monti restano. C'è una parte degli ex Forza Italia, tra cui Franco Frattini, che accetterebbero ben volentieri il pressing del Professore affinchè ci siano dei politici nel governo: Dimettendosi Berlusconi ha agito da statista - ha detto il ministro degli Esteri - adesso il Pdl deve essere unito e dare prova di «serietà». Ma buona parte del partito, e non soltanto gli ex An e ex socialisti che avrebbero preferito la strada delle urne, preme perchè si mantengano mani libere. E sarebbe questo l'orientamento di Berlusconi, soprattutto dopo il veto del Pd su Gianni Letta. Non avrebbe fatto breccia nemmeno Denis Verdini che all'ex premier avrebbe fatto notare come a perderci dalla nascita di un governo con un 'presidio politico' sarebbe stato soprattutto il Pd, che avrebbe fatto molta fatica a giustificare il sostegno a un esecutivo con il Pdl per giunta basato su un programma del vecchio governo. Sembra dunque al momento poco più che una suggestione la possibilità - avanzata dal terzo Polom - che il presidio politico sia rappresentato da sottosegretari ex parlamentari ma comunque 'di area'. O che alla fine la spunti una terna di vice premier formata dai due Letta, Gianni ed Enrico, e da Rutelli.

Al di là delle rivendicazioni di oggi e della volontà di dimostrare di essere determinante, Berlusconi è però anche consapevole che il Pdl non sarebbe poi così granitico di fronte alla scelta di staccare la spina al nascituro governo Monti: i dissidenti che hanno preferito rimanere voce critica nel partito, a quel punto potrebbero anche fare le valigie.