28 agosto 2025
Aggiornato 05:30
Renzi a Bersani: asino è chi segue gli ordini del capocorrente

A Firenze il Big Bang di Renzi, ovazione per Alessandro Baricco

Con il Sindaco «rottamatori» Pd. C'è anche Civati: Stop ai personalismi. Parisi: giusto il coraggio di Renzi, ora vada avanti. Chiamparino: Pronto anch'io a candidarmi alle primarie

FIRENZE - E' il giorno del «Big Bang» a Firenze, l'evento organizzato dal sindaco «rottamatore» Matteo Renzi per dare una «scossa» al Pd e mettere in circolo idee ed energie nuove. All'evento a sorpresa si è presentato anche Pippo Civati, ex compagno di contestazione di Renzi, da cui poi ha preso le distanze negli ultimi mesi. «Basta con i personalismi», ha detto Civati entrando alla «Leopolda», «è un segnale che dovevo dare».

L'intervento più applaudito è stato sicuramente quello dello scrittore Alessandro Baricco, che ha concluso la sessione di ieri sera. Baricco ha infierito contro la sinistra italiana, definendola «quanto di più conservatore» via sia «in questo Paese». D'altra parte le decine di interventi che si stanno succedendo da ieri sera non hanno quasi un taglio polemico, perché Renzi, in questa seconda edizione della 'Leopolda' ha voluto che si elaborassero solo «proposte in positivo, idee e contenuti».

Le polemiche sul partito dunque devono restare fuori dal «Big Bang». E quanti vi partecipano non si accontentano più dell'etichetta «rottamatori», perché, ha detto Renzi, «il primo obiettivo, che era far parlare di rottamazione è stato ampiamente raggiunto». In questa tre giorni invece, dedicata all'Italia dell'eventuale dopo-Berlusconi, i punti toccati più spesso sono stati il rilancio della scuola, la facilitazione della creazione di nuove imprese e la sostenibilità ambientale.
Dal palco, allestito con un divano, un frigorifero e una cucina, perché, spiega Renzi, vogliamo riportare la politica nelle case degli italiani, l'intervento più applaudito è stato comunque quello più polemico, di Baricco: «abbiamo allestito un sistema di privilegi in una zona scura del Paese - ha detto lo scrittore - tenuta assieme dal servilismo. Ai deboli dobbiamo concedere un sistema dinamico, non bloccato». Serve più «mobilità sociale», «la mia generazione - ha concluso Baricco - è diventata conservatrice, la sinistra in cui io sono cresciuto è ciò che c'è di più conservatore in questo Paese». Applausi scroscianti hanno accolto questo duro attacco.

Renzi a Bersani: asino è chi segue gli ordini del capocorrente - «Io non scalcio, non sono un asino, sono abituato a camminare. Certo non sono abituato a fare la fila con i capicorrente, né Bersani può chiedere questo». E' questa la dura replica del sindaco di Firenze, Matteo Renzi, che, parlando ai giornalisti a margine del 'Big Bang', ha risposto al segretario Pier Luigi Bersani, che, sempre oggi, aveva chiesto ai giovani di «non scalciare». «Che i giovani non debbano scalciare - ha premesso Renzi - è una constatazione che facciamo tutti.
Tutti noi giovani non pensiamo di essere asini.» E quanto alla richiesta di «mettersi a disposizione», anche tale «espressione» viene respinta da Renzi perche «è molto bella se riferita alla città, al Paese o agli amici, ma se significa mettersi a disposizione di un capocorrente, di uno che dà gli ordini, allora non ci sto».
Poi, la polemica sul fatto che «purtroppo ogni volta che c'è un'iniziativa alla Leopolda c'è sempre qualcos'altro del Pd in contemporanea». Perciò, ha ironizzato Renzi, «se Bersani ci segue via streaming, avrà sentito interventi più o meno concreti o suggestivi, ma sono stati due giorni tutti in positivo. Non c'è stata una polemica, una contrapposizione». Quindi, un avvertimento per l'intervento conclusivo, che sarà tenuto dallo stesso sindaco: «siamo stati meno cattivi del solito in questi due giorni, proverò io domani a recuperare un po' del marchio di fabbrica».

Parisi: giusto il coraggio di Renzi, ora vada avanti - La strada intrapresa da Matteo Renzi è quella giusta, a meno che non si esaurisca in un gesto solitario. Così l'ex ministro della Difesa, Arturo Parisi, che è intervenuto al Big Bang del sindaco di Firenze «perché ho riconosciuto che lui si è fatto avanti e ora deve continuare».
Darà una mano a Renzi? «Gli ho già dato una mano, riconoscendo che lui ha fatto bene a farsi avanti», risponde Parisi. La partita in gioco, per l'ex ministro, è di enorme importanza: il Pd deve fare le primarie, anche se, a differenza di quanto dice lo statuto, si presentasse in coalizione. Questo non significa un appoggio politico a Renzi, che anzi dovrà sudarsi il posto: «al momento abbiamo solo questo gesto coraggioso, che altri definiscono sfrontato», premette Parisi.
«Oggi ho voluto riconoscergli io suo coraggio e gli ho chiesto di andare avanti al servizio di tutti». Ha aperto una pista, il sindaco di Firenze, ma «la pista si può dire aperta quando anche altri hanno intrapreso quella strada. Non è un gesto solitario quello che ci serve». E quando Romano Prodi dice che i giovani si devono conquistare il posto in politica, Parisi riconosce che «questo è lo spirito che ci guida nel parlare ai giovani. I vecchi invece hanno già preso la piena, sono abituati a censurare le propria responsabilità personale e -conclude Parisi - anche il dovere di raccontare le proprie idee e i propri sogni».

Primarie aperte? Problema di cultura, non di statuto - Cosa manca al Pd perché le primarie siano aperte anche ai «nuovi»? «La cultura», risponde l'ex ministro della Difesa, Arturo Parisi, che non vuol fare di tale questione un problema di «statuto». A margine del suo intervento al 'Big Bang' di Matteo Renzi, a Firenze, Parisi, a chi domanda se «serva una modifica allo statuto del Pd», preferisce affermare che «gli statuti sono fatti apposta per essere trasgrediti e per essere cambiati. Noi ci auguriamo che siano cambiati, purtroppo, ci siamo abituati al fatto che sono statuti trasgrediti». Serve invece tornare alla «cultura alle primarie, che per essere quello che tutti i nostri cittadini vedono nei paesi che le hanno sperimentate prima di noi, hanno bisogno di persone che si fanno avanti e si caricano della responsabilità di un sogno e di una proposta, senza chiedere scusa».

Chiamparino: La Dirigenza ascolti Renzi, esca dal palazzo - Il Big Bang di Matteo Renzi è una «iniziativa vitale per il Pd» e la dirigenza attuale del partito dovrebbe rivendicare la «primarie aperte», anche per «uscire dalle logiche palazzo». Sponsor del pensiero politico di Renzi, è ancora una volta Sergio Chiamparino. L'ex sindaco di Torino ha detto ai giornalisti che quella della Leopolda «è una iniziativa vitale per il Pd, perché porta una vivacità di idee e problemi».
Non è un problema per il partito dunque? «Al contrario - risponde Chiamparino - dobbiamo interrogarci su come tutto ciò possa pesare nella politica italiana.
Semmai il problema non sono le nuove leve, ma, accusa l'ex sindaco, «la dirigenza del Pd che tende a privilegiare un po' troppo le logiche del palazzo.
FFossi al posto della leadership del Pd, quindi faccio un discorso collettivo, io rivendicherei le primarie aperte perché penso che questo farebbe soltanto del bene al Pd e -conclude Chiamparino- aiuterebbe a riavvicinare la società e i partiti».

Pronto anch'io a candidarmi alle primarie - «Se nessun programma mi convincesse, potrei anche io decidere di aggiungermi. Credo di essere fra i non moltissimi del centrosinistra ad avere un'esperienza positiva di governo, e sono pronto a metterla a disposizione», aveva detto dal palco.

Civati: Bersani avrebbe dovuto essere qui - E' «un errore» che il segretario del Pd Pier Luigi Bersani non sia venuto al 'Big Bang' organizzato a Firenze da Matteo Renzi. Ne è convinto il consigliere regionale della Lombardia, Pippo Civati, che è stato molto applaudito durante il suo intervento. Intervento che sancisce anche una riconciliazione con l'altro rottamatore illustre, il sindaco di Firenze. «Questa è la mia casa, lo è stata l'anno scorso - ha detto a margine Civati - forse non sono stato trattato benissimo qualche tempo fa, ma ora non è il momento di fare l'offeso. Sono venuto a portare un messaggio di disponibilità e di confronto sulle cose da fare e a dare l'idea di un centrosinistra unito». E a chi gli chiede se Bersani avrebbe dovuto essere alla Leopolda, Civati ha risposto: «Ma certo, Bersani lo abbiamo aspettato in piazza a Bologna sotto il tendone finché non hanno smontato. E' un errore. Lui dice che non vuole mettere il cappello. Bisogna dargli una fornitura di cappelli perché c'è bisogno di metterli su tante sfide e tante questioni».
Il segretario ha paura forse? «Non esiste la paura degli avversari interni, esiste il confronto che deve essere fatto in ogni luogo». Civati nel corso del suo intervento ha ribadito che «sono necessarie le primarie anche per i candidati al parlamento».

Delrio: I nostri dirigenti dovrebbero essere qui - «Sono stupito più che altro dell'assenza dei dirigenti del Pd, che invece dovrebbero essere qui, ad appuntamenti come questo». Lo ha detto il sindaco di Reggio Emilia e presidente dell'Anci, Graziano Delrio, parlando con i giornalisti a margine della kermesse 'Big Bang' alla Leopolda di Firenze. «Questo non e' un evento che divide - assicura Delrio - dobbiamo ringraziare Matteo per questa occasione, perché non solo non chiede fedeltà, ma innesca una cosa nuova».
Durante il suo intervento, Delrio ha detto che «se fossi Presidente del Consiglio farei costruire ai bambini una scuola di cartone, per far vedere ai politici che al centro delle nostre preoccupazioni la scuola - ha affermato -. Gli investimenti sulla scuola sono uno straordinario volano di sviluppo economico. Se si investe nella formazione precoce dei bambini, il capitale sociale che riusciranno a produrre sarà altissimo. Abbiamo un debito verso i nostri figli. Dobbiamo creare le condizioni affinché i loro sogni si realizzino».