19 aprile 2024
Aggiornato 19:30
Iniziativa «Prossima Italia» a Bologna

PD: Civati, Renzi e io non saremo i D'Alema e Veltroni del futuro

Il consigliere regionale: «Di Coppi e Bartali ce ne sono stati a sufficienza». Bindi: Limite mandati? Non ci sarebbero stati Berlinguer e Moro. Errani: Serve coraggio per andare contro il populismo

BOLOGNA - Nella storia del centrosinistra italiano «di Coppi e Bartali ce ne sono stati a sufficienza». Ne è convinto il consigliere regionale del Pd, Pippo Civati, che a margine dell'iniziativa di Prossima Italia a Bologna ha avvertito: «Renzi e io non saremo i D'Alema e Veltroni del futuro. Anche perché non sapremmo chi scegliere, chi fa D'Alema e chi Veltroni...».
E, rivolgendosi all'ex compagno «rottamatore» Matteo Renzi - che la prossima settimana organizzerà il Big Bang a Firenze - Civati ha aggiunto: «Io non sono per riproporre polemiche che abbiamo già conosciuto, ci sono Coppi e Bartali e ce ne sono stati a sufficienza nella storia del centrosinistra. Matteo ha deciso di fare da solo, ha detto che non aveva più bisogno di noi, il lavoro di Prossima Italia è proseguito, abbiamo lavorato molto con Debora Serracchiani, siamo una coppia di fatto del centrosinistra, che però è aperta a tutti i contributi».

Al via kermesse a Bologna. C'è Rosy Bindi - E' partita questa mattina, a Bologna, la due giorni «Prossima Italia» promossa dall'ex rottamatore Pippo Civati, consigliere regionale della Lombardia, e l'europarlamentare Debora Serracchiani. Sono presenti, sotto il tendone allestito in Piazza Maggiore, la presidente del Pd Rosy Bindi e Ivan Scalfarotto. Entro la fine dell'iniziativa - che si concluderà domani - potrebbero arrivare anche il segretario Pierluigi Bersani e l'ex presidente del Consiglio, Romano Prodi, che in mattinata ha inviato il suo «in bocca al lupo» agli organizzatori.
Civati e Serracchiani hanno dato il via ai lavori con un «duetto» sul palco citando Fabio Fazio e Roberto Saviano ed elencando le richieste dei quarantenni del Pd. «Primarie per scegliere i parlamentari - ha ricordato il consigliere della Lombardia -, atteggiamento di grande apertura verso le iniziative popolari, anagrafe degli eletti, rendicontazione di cosa si fa, riduzione dei costi della politica, riduzione dei rimborsi elettorali, voglia di dire qualcosa sulla questione morale e la legalità, le diseguaglianza che è la questione fondamentale in un paese dove la ricchezza è sempre peggio distribuita. Insieme c'è una questione totalmente dimenticata dal dibattito politico, anche per colpa di questo governo, che è la questione dell'ambiente, il consumo di suolo, il paesaggio, battaglia che vorremmo portare nella politica istituzionale».
«A me non è mai piaciuta la parola rottamatori - ha precisato Serracchiani -. In questo momento ci chiedono di ricostruire l'Italia, non di affossarla».

Mettiamo a disposizione del partito le nostre idee - Quelli dei quarantenni convocati a Bologna, ha spiegato Debora Serracchiani, sono modi diversi di comunicare ma le idee sono quelle» del Partito democratico. «Noi le mettiamo a disposizione del nostro partito in cui crediamo fermamente - ha aggiunto - ma anche al paese, e l'abbiamo fatto per il partito e con il partito non stiamo fuori dal partito, anzi vogliamo starci con forza perché pensiamo che possiamo e dobbiamo dare tutti un contributo. Il momento è difficile, ciascuno per i suoi ruoli e le sue competenze deve dare una mano ed è quello che stiamo facendo oggi».
«E' la prima volta che forse il partito, quello romano, si rende conto che c'è bisogno di un rapporto costante - ha aggiunto Pippo Civati - di stare sulla piazza, di portare la politica e la proposta nelle piazze, non solo la protesta e l'indignazione, lo facciamo a Bologna che è una città laboratorio, centrale nella storia del centrosinistra, per pensare che il nuovo ulivo di cui parla Bersani sia anche un ulivo nuovo».
Nell'intervento iniziale i due promotori hanno elencato alcune necessarie riforme, a partire dalla legge elettorale. «Vogliamo che il Pd sia anche movimento - ha spiegato Civati - una casa che ospita il dibattito politico. Abbiamo parlato di referendum, questo cappello che Bersani non vuole mettere... Ci sono tante persone che firmano e si mobilitano. Le vittorie di Milano e Napoli» alle scorse elezioni «sono un altro pezzo di quella cartolina da Bologna che vogliamo mandare a Bersani, non c'è solo quella di Vasto, noi non siamo contrari al centrosinistra classico pero' vorrei irrobustirlo e dargli un po' di smalto».

Bindi: Limite mandati? Non ci sarebbero stati Berlinguer e Moro - Serve un forte rinnovamento della classe dirigente politica, ma non si può ridurre tutto al limite dei mandati. Secondo questo criterio, nella storia del Parlamento italiano non esisterebbero persone come Enrico Berlinguer, Aldo Moro, Tina Anselmi e Nilde Iotti, e nemmeno Giorgio Napolitano sarebbe presidente della Repubblica. Ne è convinta Rosy Bindi, che ha partecipato oggi a Bologna all'iniziativa 'Il nostro tempo' promossa da Pippo Civati e Debora Serracchiani.
«Non vedo molti Enrico Berlinguer e Aldo Moro in Parlamento. Né Tina Anselmi o Nilde Iotti. Quelle persone - ha detto a margine Bindi - non ci sarebbero state se qualcuno avesse deciso di affidare la selezione delle classi dirigenti del partito al numero di mandati. Napolitano non sarebbe presidente della Repubblica se fosse stato consegnato all'oblio dopo tre mandati parlamentari». «Tutto ciò - ha aggiunto la presidente del Pd - si fa con la politica». In ogni caso «serve un forte rinnovamento della classe dirigente, ma servono anche i meriti, le competenze e le esperienze oltre che un patto tra generazioni. Un partito intelligente fa così e io sono sicura che faremo così».
«E' giusto - ha precisato Bindi - che si applichino regole come le prevede lo statuto». Ma «nessuna forza politica affida la selezione della sua classe dirigente ad una applicazione formale di una regola».

Errani: Serve coraggio per andare contro il populismo - In Italia c'è una «strategia» che «tende a delegittimare l'impegno politico». E' per questo motivo che il Partito democratico deve avere il «coraggio di andare contro corrente e contro il populismo» ben consapevoli che «governare non è una passeggiata». Ne è convinto il presidente della Regione Emilia-Romagna, Vasco Errani, che ha partecipato oggi all'iniziativa «Il nostro tempo» promossa da Pippo Civati e Debora Serracchiani a Bologna.
«Governare è fatica, non è una passeggiata - ha detto nel suo intervento Errani -. La cosa che dobbiamo saper fare è la competenza. Il populismo ha distrutto la competenza. Serve il coraggio di andare contro corrente e contro il populismo». «In questo paese - ha spiegato - c'è una strategia politica e ideologica che tende a delegittimare l'impegno politico.
L'innovazione non è semplicemente un dato generazionale, ma è un progetto, un esercizio» e all'iniziativa di Bologna «stiamo parlando di idee».
«Non stiamo cercando nuovi cavalieri bianchi - ha continuato il presidente della Conferenza Stato-Regioni -. Il vero scontro non è su 'chi' ma 'per che cosa'. Non chiediamo a nessuno legittimazione». Occorre «ragionare su un progetto. Non stiamo cercando, nella logica populista, leader astratti, ma un progetto e un leader capace di interpretarla». «Poi - ha detto a margine Errani - per le primarie ci sarà una dialettica sul progetto e sul leader. Credo che Bersani interpreti un progetto giusto per il paese. E' giusto che il Pd sia in grado di rappresentare il bisogno di cambiamento storico che questo paese deve fare in modo accelerato perché i tempi di questa crisi sono accelerati».