28 agosto 2025
Aggiornato 00:30
Le reazioni politiche alla protesta degli indignati

Indignati: Montezemolo, protesta per molti aspetti comprensibile

«Paese che non investe su giovani si assume grande responsabilità». Casoli: «Montezemolo chieda loro cosa pensano di lui». De Magistris: «Nascerà un movimento con modello il Nord Africa». Fratoianni (SEL): «Roma come New York, contro l'imperio delle banche e dei governi tecnici»

ROMA - La protesta dei cosiddetti indignati, che oggi hanno manifestato a Roma, è per molti aspetti comprensibile perché il problema dei giovani è uno degli aspetti cruciali del paese, e un paese che non investe sui giovani si assume una grande responsabilità. Lo ha affermato il presidente della Ferrari e della Fondazione ItaliaFutura, Luca Cordero di Montezemolo, a margine della XXII conferenza nazionale della sanità pubblica all'università La Sapienza di Roma.
Interpellato dai cronisti al termine del suo intervento se giudicasse comprensibile la protesta dei giovani, Montezemolo ha risposto: «Per molti aspetti si. Non c'è dubbio che il problema dei giovani oggi è il problema di questo paese - ha affermato - uno su quattro non ha lavoro, la non crescita colpisce soprattutto i giovani. Sento tanto parlare di precariato ma poi non vedo delle azioni tendenti ad affrontare veramente questo problema».
Per Montezemolo, «questo è un tema fondamentale e dobbiamo affrontarlo perché un paese che non investe nei giovani è un paese che si assume una grandissima responsabilità verso il futuro. D'altro lato auspico che i giovani che sono già straordinariamente impegnati nel volontariato si avvicinino un po' alla politica nel senso di bene pubblico perché il futuro è loro e devono dare un contributo».

Casoli: «Montezemolo chieda loro cosa pensano di lui» - «Montezemolo plaude agli indignados? Nessuna sorpresa. Cosa non si fa per cercare di accattivarsi i consensi, quando si prepara la discesa in politica? Un classico esempio eppure ci arrovella un interrogativo: ma perché non si presenta direttamente e chiede agli indignados cosa pensano di lui?» Lo ha affermato il vicepresidente dei senatori del Pdl, Francesco Casoli.

De Magistris: «Nascerà un movimento con modello il Nord Africa» - A fine novembre nascerà un nuovo movimento politico, «ma non un partito e non si chiamerà L'Italia è tua. Il nome non c'è ancora, non ho avuto il tempo di pensarci. Nel Paese c'è bisogno di un movimento, vogliamo mettere insieme l'energia positiva che da tempo è protagonista della politica». Lo ha detto il sindaco di Napoli Luigi De Magistris ospite a 24 Mattino su Radio 24.
«Sabato sarò a Roma perché sono interessato al movimento 'Uniti contro la crisi' che mette insieme studenti, operai, precari, giovani e meno giovani. Mi sento indignato? Certo. Indignato contro un certo modo di governare le cose a livello internazionale e nazionale. Dovevamo passare da una globalizzazione dei mercati a una globalizzazione dei diritti - ha detto - mentre a livello internazionale contano le grandi istituzioni che fanno affari, a livello nazionale vediamo ciò che accade col governo. Il Sud è stato completamente abbandonato. Il movimento dovrà fare politica, ma ho in mente qualcosa di completamente nuovo, che guardi ai movimenti popolari del Nord Africa, il momento elettorale non è prioritario in questo momento».

Fratoianni (SEL): «Roma come New York, contro l'imperio delle banche e dei governi tecnici» - Le mobilitazioni organizzate a Roma per sabato prossimo, giornata europea dell'indignazione sui temi della crisi economica, serviranno a chiedere la fine del governo Berlusconi e nuove elezioni. E' la posizione di Sinistra e Libertà che sostiene le manifestazioni del 15 ottobre italiano.
«I giovani e i cittadini degli Usa che da giorni manifestano di fronte alla Borsa di Wall Street - afferma Nicola Fratoianni, della segreteria nazionale di Sel - sono identici a quelli che hanno dato la spallata ai dittatori del Nord Africa. Non protestano contro la crisi. Protestano contro un intero e longevo assetto sociale ed economico. Non lo fanno con la violenza, non assaltano le casematte del potere».
Coloro che manifestano, continua, «si riprendono quel che gli era stato tolto, la parola e la voce, il diritto a incidere sulla propria vita senza dover sempre e solo subire, la partecipazione diretta, ed è un gesto più deflagrante di una vetrina sfasciata.
I sudditi hanno ritrovato voce, determinazione e coraggio ma anche orecchie disposte a riaprirsi nelle stesse aule del potere».
«La situazione italiana è opposta - prosegue l'esponente di Sel - Qui il potere politico è sempre e solo sordo. Tenta di imporre per legge il diritto di licenziare piena in libertà, fa blocco con la parte più egoista, feroce e predatoria del capitalismo, taglia alla cieca ogni spesa sociale, progetta ulteriori regalie a chi è già stato decine di volte beneficiato, sotto forma di nuovi e più che mai odiosi condoni. Da noi - insiste Sel - per abbattere quell'assetto di potere, non si può che partire dalla cacciata del governo che ne è complice, protettore e parte integrante. Non per sostituirlo con una copia conforme più fredda e più efficiente, con un governo tecnico di nome e tecnocratico di fatto, ma per tornare al sistema che per tre decenni e passa è stato metodicamente svuotato di ogni sostanza: una democrazia partecipata. Un governo capace di pensare prima al popolo e poi alle banche».
«Questo chiederà - conclude Fratoianni - la manifestazione europea del 15 ottobre a Roma contro l'imperio del Fmi e della Banca centrale europea. Non è diverso da quello che chiedono i manifestanti di Wall Street. Nè dal chiedere di liberare l'Italia dal governo di Berlusconi, Tremonti e Bossi».