18 aprile 2024
Aggiornato 12:30
Manovra economica

Veti incrociati e l'ira di Berlusconi: braccio di ferro ad Arcore

Confronto serrato nel vertice di maggioranza. Tremonti resiste per 3 ore

ROMA - L'aperitivo è andato di traverso a Silvio Berlusconi, almeno quanto a Giulio Tremonti e Roberto Maroni. Sono servite oltre due ore di «confronto serrato», secondo la formula diplomatica di uno dei partecipanti, di grida e faccia a faccia travestiti da scontri - secondo la versione anonima di un altro dei presenti - per iniziare a mettere mano al decreto. Dopo pranzo, infatti, i veti incrociati si sono leggermente ammorbiditi e dopo sette ore, sette lunghissime ore di braccio di ferro, si è deciso di fissare alcuni punti fermi, in attesa di capire cosa accadrà in Parlamento e quanto il clima dei mercati e nel Paese influenzerà le prossime decisioni.

Hanno pesato soprattutto i veti: quello del Cavaliere sul contributo di solidarietà, dei leghisti sui Comuni, di Tremonti sull'Iva e sull'invarianza dei saldi. Ne è uscita fuori una manovra modificata in alcuni aspetti essenziali. Il premier, di buon mattino, ha spiegato l'impossibilità di mettere le tasche nelle mani degli italiani: «L'avevo promesso, non possiamo farlo». Duro il confronto con il ministro dell'Economia - raccontano sia volate parole grosse tra i due - rigido e deciso a non consentire l'aumento dell'Iva per 'pagare' l'abolizione del contributo. Scontro durissimo, raccontano, quello tra Berlusconi e Tremonti, così come dure sarebbero state le parole pronunciate da Roberto Maroni, convinto che con la riduzione di soli due miliardi dei tagli ai Comuni avrebbero provocato l'ira dell'Anci. In cambio, certo, la Lega ottiene lo slittamento dell'abolizione delle Province: se è vero infatti che un consiglio dei ministri giovedì o venerdì potrebbe legiferare sull'abolizione delle Province e il dimezzamento dei parlamentari (ma non è ancora certo), è altrettanto vero che il percorso di una legge costituzionale risulta lungo e impervio, soprattutto nel caso di una legislatura incerta come l'attuale.

Insomma, sarà il Parlamento e soprattutto il governo a stabilire quanto cambierà la manovra. E se i Responsabili si batteranno - come fatto ieri ad Arcore da Silvano Moffa - per mantenere le novità in tema di previdenza, i gruppi parlamentari di maggioranza si riuniranno mercoledì prossimo per studiare la strategia d'Aula. Dal fronte Pdl i frondisti, intanto, ostentano cauta soddisfazione e assicurano che il summit ha recepito gli emendamenti che prevedono la riduzione del 25% degli organici della P.A e la vendita del patrimonio statale. Misure che, se confermate, avrebbero un grande impatto. Ma di cui a sera, nei punti stilati dai leader in Brianza, non c'è traccia.