23 agosto 2025
Aggiornato 05:30
Stop and go sul Consiglio dei Ministri

Berlusconi ha fretta di superare la buriana

Si va verso un prelievo sopra i 90mila euro. Nuovo vertice serale con la Lega Nord

ROMA - Per avere fretta, hanno fretta. Il problema, però, è evitare di fare i 'gattini ciechi'. Ed è per questo che la convocazione di un Consiglio dei ministri per il varo delle misure anti-crisi da tenere già domani è nell'agenda di tutti i ministri (molti dei quali richiamati dalle ferie) ma non è ancora stata convocata ufficialmente. Per questo restano in piedi le ipotesi di sabato o anche martedì.

Il presidente del Consiglio, Silvio Berlusconi, oggi ha incontrato prima Mario Draghi a palazzo Chigi, poi si è recato al Quirinale con il ministro dell'Economia Giulio Tremonti e il sottosegretario alla presidenza del Consiglio, Gianni Letta. Infine, in serata, nuovo vertice con Umberto Bossi. E ci sono voci anche di una telefonata ieri sera con il presidente della Bce, Jean Claude Trichet.

Al Colle il premier e il titolare di via XX settembre si sono presentati senza il testo del provvedimento, né avrebbero potuto portarlo giacché non è stato ancora messo nero su bianco. Alcune misure - viene spiegato - sarebbero state illustrate con dovizia di particolari, altre sarebbero rimaste solo titoli enunciati. Fonti del Pdl, tuttavia, dicono che mai come in questo momento c'è «sintonia» tra Berlusconi, Draghi e Napolitano, perché tutti sono convinti sia il momento dell'urgenza.

Il presidente del Consiglio, viene spiegato, forzato anche dal pressing delle istituzioni internazionali e dall'occhio vigile di Napolitano, si sarebbe ormai convinto di non avere molte alternative se non quelle di far vedere che gestisce la situazione. Nessuno in Italia - va ripetendo in questi giorni Berlusconi - conosce le Borse e i meccanismi del mercato come me. Bisogna evitare che si crei il panico e l'effetto trascinamento verso il basso, dare una risposta veloce e pronta del Paese.

Il punto è che il governo sarà costretto a varare misure lacrime e sangue su cui mai il premier avrebbe voluto mettere la faccia, come il contributo di solidarietà per i redditi sopra i 90mila euro che sta prendendo corpo in queste ore. Ma tant'è, qualcosa bisognava farla. E allora tanto vale - sarebbe stato il ragionamento del Cavaliere - cercare di sperare almeno che la buriana passi e provare a intestarsi i frutti del «salvataggio». D'altra parte nella riunione di ieri a palazzo Grazioli si sarebbe lungamente discusso del rischio che l'effetto delle misure si faccia sentire quando si sarà avvicinata la scadenza elettorale. Ma a parte il prelievo forzoso sui redditi, resta il nodo delle pensioni. Umberto Bossi, dopo aver visto il ministro dell'Economia, si è presentato a palazzo Grazioli dicendo che sul punto Tremonti non era riuscito a convincerlo, ma soprattutto che «bisogna anche saper dire di no, perché sennò si rischia la crisi». E' probabile che il premier questa sera tenti ancora una volta di persuadere Bossi che questo è il momento dell'unità e che qualche cedimento sarà necessario.