25 aprile 2024
Aggiornato 19:00
Dopo lo scontro con Berlusconi sul Lodo

Lega: Ora battaglia sulla manovra

Il Carroccio difende le quote latte e punta alla modifica dl in Parlamento

ROMA - La «sorpresa» e il «profondo malumore» per l'inserimento della norma salva-Fininvest, l'irritazione montante per il mancato rispetto di alcune promesse nella manovra, infine la preoccupazione per il possibile stop del Quirinale alla norma che 'salva' gli allevatori dal pagamento delle multe sullo sforamento delle quote latte. Un quadro, quello che si ricava dai commenti di ministri e parlamentari leghisti, che fa precipitare il barometro dei rapporti tra il Carroccio e Silvio Berlusconi, con l'avvertimento recapitato a palazzo Grazioli: «Basta leggi ad personam». L'altro messaggio è per Giulio Tremonti: «La manovra andrà cambiata in Parlamento». Insomma, la linea 'movimentista' prende sempre più piede nel Carroccio, con la Lega che si smarca sempre di più dall'alleato e prosegue nella exit strategy ormai avviata da mesi. In attesa di altri due temi spinosi: il decreto rifiuti e il disimpegno dalle missioni internazionali.

Il picco di gelo del clima tra gli alleati si registra senz'altro sulla norma salva-Fininvest: «Non commento ciò che non ho visto nè letto», è la risposta di Roberto Calderoli. Un modo per confermare quanto già trapelato dagli ambienti ministeriali leghisti: i componenti padani dell'Esecutivo sono stati tenuti all'oscuro dell'ultima norma ad personam, apprendendolo dalle agenzie di stampa. E la reazione è stata dura, facendo emergere sempre tramite agenzie il «profondo malumore», e facendo pervenire a Berlusconi un messaggio chiaro: «Se vogliamo provare a recuperare un minimo di consensi, non possiamo più avallare leggi ad personam».

Uno scontro che però ora rischia di fare pagare dazio alla Lega. Se il Carroccio ha infatti appoggiato il Colle nello stop alla norma pro-Berlusconi, la paura dei leghisti è che ora Berlusconi si 'vendichi' accogliendo senza battere ciglio i possibili rilievi sulle quote latte. Ma in quel caso, avvertono i parlamentari leghisti, la reazione del Carroccio sarà dura. Anche perchè, spiega un autorevole dirigente, «non ci sono solo le quote latte nella «partita Equitalia». C'è anche la sanatoria per i contributi ex Scau che favorisce il sud». Insomma, se saltano le quote latte salta anche lo 'scambio' con gli ex Scau: «Se dev'essere condono, lo sia per tutti, se non deve esserlo non lo sia per nessuno».

Senza dimenticare il cahier de doleances sulla manovra. Si va dalle critiche al blocco della rivalutazioni per pensioni «che sono tutt'altro che d'oro», al rinvio dei tagli ai costi della politica: «Avevamo pronta una pdl la scorsa settimana, poi non l'abbiamo presentata avendo ascoltato quanto annunciato da Tremonti. Ma ci aspettavamo di più, c'è ancora tanto da tagliare», dice il vice capogruppo Alessandro Montagnoli. C'è l'articolo 23, spiega un altro dirigente leghista, che «rischia di far saltare un sacco di opere pubbliche in project financing». E poi c'è il capitolo enti locali: «Si tagliano altri 10 miliardi a Comuni, Province e Regioni e solo 5 ai ministeri», dice ancora Montagnoli. Senza contare che un Comune 'non virtuoso' «non si capisce come possa reggere a quest'altra botta». E soprattutto, spiega un parlamentare della Bilancio, l'allentamento del patto di stabilità interno per i Comuni virtuosi è poca cosa rispetto alle aspettative: «Rispetto a prima è un passo in avanti, ma non è sufficiente». Per i leghisti resta infatti il problema del blocco della liquidità di cassa anche per i Comuni virtuosi: «Ci sono centinaia di milioni che giacciono nei conti correnti, e che invece potrebbero essere sbloccati per far ripartire l'economia».