5 maggio 2024
Aggiornato 08:30
I No Tav in Valsusa

In Valsusa proteste, scontri e feriti. L'ombra dei black bloc

Frange violente hanno oscurato il nucleo pacifico del corteo

TORINO - A Chiomonte è un via vai di ambulanze, mentre non c'è ancora un bilancio definitivo dei feriti. Volge al termine una giornata campale, una giornata di battaglie tra manifestanti e polizia a ridosso della recinzione della Maddalena, nel giorno della manifestazione nazionale contro la Tav. Una giornata di battaglie che non si è ancora del tutto placata, dai boschi arrivano ancora rumori inquietanti, sirene, notizie di sassaiole all'indirizzo delle forze dell'ordine, mentre gli elicotteri incessantemente sorvolano le montagne quasi si trattase di una zona di guerra. Gli unici dati certi sono quelli riguardanti i 76 i feriti tra le forze dell'ordine: 59 poliziotti, 9 carabinieri, 8 della Guardia di Finanza.

«Tra i 59 feriti della Polizia - secondo quanto rende noto la questura - c'è anche il Primo Dirigente, responsabile del dispositivo di ordine pubblico presso il cantiere di Ltf, che, avvicinatosi agli antagonisti per un tentativo di mediazione, è stato da questi volutamente colpito con una grossa pietra al ginocchio».

I disordini erano nell'aria, da quando Alberto Perino aveva promesso giorni fa a Torino, cingeremo d'assedio la Maddalena, gliela faremo trovare lunga e costosa. Eppure questa mattina ad affollare in migliaia i tornanti e i boschi della Valle di Susa erano famiglie con bambini, anziani e una popolazione variegata proveniente da Avigliana come da Bardonecchia. Alle 10,30 parte il serpentone da Chiomonte, con tanti palloncini colorati e bambini. A guidare il corteo 23 sindaci No Tav che ad ogni bivio indicavano la strada giusta ai partecipanti, invitandoli a non tagliare per i boschi, a non cercare la rissa. «Vogliamo scuole, ospedali e soldi per l'assetto idrogeologico delle valli, investimenti che servono a tutti» gridavano, capitanati da Sandro Plano, presidente della Comunita' montana Val Susa e Val Sangone.

Eppure ad un certo punto c'era chi dal corteo si staccava incamminandosi lungo i sentieri attraverso i boschi in direzione Ramats, per raggiungere il cantiere Ltf sito a ridosso dell'area archeologica della Maddalena, violando l'ordinanza prefettizia che ordinava di non occupare o impegnare nessuna delle aree prative o boschive che non fanno parte del percorso autorizzato del corteo. E dall'apice della Ramats, dove si dice ci fosse la roccaforte degli anarchici, parte il fronte piu' duro.

Intanto da Giaglione negli stessi momenti marciava compatto verso la Maddalena un altro serpentone, che da subito ha dato filo da torcere alle forze dell'ordine, riconquistando la baita Val Clarea, luogo simbolo dei No Tav. La gente comune applaude e grida insulti all'indirizzo delle forze dell'ordine. Cori: «Giu' le mani dalla Val di Susa», scanditi da mazzate sui guardrail. Alle 13 è arrivato Beppe Grillo, e qualcuno lo contesta, mentre i sindaci della Valle con Carla Mattioli, primo cittadino di Avigliana, in testa urlano ai megafoni: portate via i bambini.

L'ala dura e più violenta dei 'No tav', secondo la Questura di Torino, ha operato con «modalità paramilitari». Tra i più aggressivi circa 300 antagonisti provenienti dall'estero, in particolare dalla Francia, Spagna, Austria e Germania. Lo riferisce l'ufficio stampa della questura di torino. Dei circa 2000 aderenti a centri sociali presenti alla Maddalena, secondo la questura piemontese, circa 800 appartengono all'antagonismo radicale e resistente, che «rappresenta l'ala più dura di questo coagulo a livello europeo di professionisti della protesta, mentre circa 300 provengono dall'estero».

Guerra di cifre sui partecipanti: per la questura di torino erano 6.000 per gli organizzatori 70 mila. Entrambe le stime non sembrano credibili.