Proteste e guerriglia in Valsusa, 300 black bloc stranieri
Bilancio provvisorio: 46 poliziotti feriti, 5 tra i manifestanti
ROMA - Il popolo «No Tav» è tornato numeroso (almeno 50 mila, secondo gli organizzatori) alla protesta in Val di Susa. Si sono confermate però quasi subito le previsioni della vigilia sui rischi di scontri e violenze. Alcune migliaia di manifestanti già all'inizio dei due cortei partiti in mattinata da Giaglione e da Exilles hanno infatti scelto la via dei boschi e dei sentieri per raggiungere la zona off-limits del cantiere Ltf entrando in contatto con le forze dell'ordine.
Sono seguite ore di guerriglia, lancio di petardi, bombe carta, contro la polizia che era a protezione dell'area attorno al cantiere della tratta Torino-Lione e che ha risposto con i lacrimogeni. Una vera e propria giornata di guerriglia sui sentieri e tra i boschi. Il bilancio degli scontri - al momento ancora provvisorio - racconta di 46 uomini feriti tra le forze dell'ordine e di cinque tra i manifestanti, di cui due in maniera più seria. Cinque i 'No Tav' arrestati.
L'ala dura e più violenta dei «No tav», secondo la Questura di Torino, ha operato con «modalità paramilitari». Tra i più aggressivi circa 300 antagonisti provenienti dall'estero, in particolare dalla Francia, Spagna, Austria e Germania. Lo riferisce l'ufficio stampa della questura di Torino.
Dei circa 2000 aderenti a centri sociali presenti alla Maddalena, secondo la questura piemontese, circa 800 appartengono all'antagonismo radicale e resistente, che «rappresenta l'ala più dura di questo coagulo a livello europeo di professionisti della protesta, mentre circa 300 provengono dall'estero».
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