2 maggio 2024
Aggiornato 14:30
Polemiche

Slitta la riforma Gelmini dell'Università

Sarà esaminata dal Senato dopo il dibattito sulla fiducia del 13-14 dicembre. Lo ha deciso la capigruppo di palazzo Madama

MILANO - La riforma dell'Università non sarà esaminata dall'Aula del Senato prima del passaggio del 13-14 dicembre, e dunque prima del 'test fiducia' al governo. Lo ha deciso la capigruppo di palazzo Madama.
Contro una rapido esame della riforma si erano schierate le opposizioni. «Un governo in crisi politica e morale non poteva forzare la mano» spiega Felice Belisario dell'Idv. Mentre Fli aveva fatto una proposta più articolata, la quale prevedeva che almeno le commissioni si potessero riunire esclusivamente per avviare le audizioni. Ma anche questa opzione ha trovato la contrarietà del Pd. «Abbiamo spiegato - dice il presidente dei senatori democratici, Anna Finocchiaro - che se le audizioni venissero usate come cavallo di troia per un esame del testo, noi ci sentiremmo svincolati dal senso di responsabilità sulla legge di Stabilità».

Il ministro per l'Istruzione, Università e ricerca, Mariastella Gelmini è ottimista sui tempi per l'approvazione della riforma degli atenei. «L'opposizione, per motivi di pura propaganda politica, mette a rischio provvedimenti urgenti e indispensabili per l'università italiana. Senza l'approvazione rapida del ddl - afferma in una nota il ministro - non si potranno bandire posti da ricercatore, non potranno essere garantiti gli scatti di stipendio, non saranno banditi nuovi concorsi».
«Sono comunque fiduciosa: il 14 dicembre il governo Berlusconi incasserà la fiducia del Parlamento e il ddl diventerà legge entro l'anno. Il governo Berlusconi - conclude Gelmini - potrà dunque proseguire la sua opera riformatrice nell'interesse del Paese».

L'Udu, Unione degli Universitari, è soddisfatto della decisione di rinviare il voto. «Dal 28 Ottobre dello scorso anno abbiamo occupato le facoltà, presidiato i tetti, riempito le piazze e le strade fino a bloccare il Paese. Questo ennesimo rinvio -prosegue l'Udu - rappresenta una sfiducia della Gelmini ancora prima del 14. Il ritiro del ddl e le dimissioni della Gelmini ci sembrano, quindi, scelte obbligate». «Di certo - annuncia l'Udu - le nostre mobilitazioni non si fermeranno, anzi continueranno fino al ritiro del ddl, perché abbiamo un'idea migliore di università pubblica per il futuro del paese che vogliamo portare oltre il 14 dicembre».