24 aprile 2024
Aggiornato 17:00
Sarah Scazzi

Il Gip crede a Michele: anche Sabrina uccise

La ragazza resta in carcere perché potrebbe inquinare le prove e perché c'è un reale pericolo di fuga.

AVETRANA - La verità di quel tragico 26 agosto secondo il Gip di Taranto sta nelle parole dello zio omicida, Michele Misseri: c'era anche la figlia Sabrina mentre uccideva la nipote quindicenne Sarah Scazzi. Lo si legge nel provvedimento di custodia cautelare in carcere con cui Martino Rosato ha motivato la decisione di confermare il carcere per Sabrina Misseri. «Sabrina Misseri, inoltre, al contrario di quanto ha inteso far credere aveva più di un motivo di rancore verso la cugina Sarah; che probabilmente le aveva rivelato le molestie subito dallo zio Michele; ovvero che le stava distogliendo l'attenzione di Ivano Russo, verso il quale Sabrina, provava- sono parole di Mariangela Spagnoletti - una vera e propria ossessione».

Volevano spaventarla - I due non avrebbero avuto l'intenzione, all'inizio, di uccidere la quindicenne; piuttosto di intimorirla e ridurla al silenzio. Sabrina avrebbe attirato la cugina nella cantina-garage dove è morta, allertando il padre del suo arrivo imminente. «E' singolare e dunque altamente suggestivo, in proposito - prosegue l'ordinanza - come nel corso delle sommarie informazioni rese il 30 settembre, Sabrina abbia fermamente negato l'episodio del litigio della sera del 25 agosto, confermato invece sia da Mariangela Spagnoletti che da Stefania De Luca, nonché dal diario di Sarah».

Racconto attendibile - Nel racconto che Michele Misseri fa al pubblico ministero lo scorso 15 ottobre - un racconto che il Gip ritiene attendibile - l'uomo dà una precisa descrizione di quanto avvenne in quel tragico pomeriggio nella villetta di via Deledda; secondo Misseri mentre lui stringeva la corda al collo di Sarah, la ragazzina piangeva e Sabrina gli disse di smettere, o l'avrebbe ammazzata; poi Sarah morì e Sabrina scappò al piano di sopra.
La ragazza resta in carcere anche perché potrebbe ancora inquinare le prove e perché c'è un reale pericolo di fuga.