28 agosto 2025
Aggiornato 12:00
Sarah Scazzi

Lo zio omicida è lucido, parla con gli psicologi

Michele Misseri in isolamento incontrerà oggi il suo Avvocato. I motivi della perizia psichiatrica

TARANTO - Nessuno ha chiesto di vedere Michele Misseri, lo zio omicida di Sarah Scazzi, chiuso in cella d'isolamento nel carcere di Taranto. La moglie, Cosima Spagnolo, lo aveva detto chiaramente che neanche da morto l'avrebbe fatto tornare ad Avetrana e che, di vederlo, non se ne parla neppure. E, infatti, nessuno dei parenti si è presentato in carcere, secondo quanto conferma il direttore del penitenziario Luciano Mellone.
D'altronde, al momento, i magistrati inquirenti hanno vietato gli incontri con i familiari e Misseri può parlare solo il suo avvocato, che dovrebbe incontrarlo nuovamente in queste ore. Ma l'uomo non si trova affatto nello stato di prostrazione fisica in cui sembrava versasse nei primi giorni di detenzione. Ha parlato più volte con gli psicologi e il direttore Mellone conferma che Misseri è lucido, mangia regolarmente ed ha sempre rifiutato i tranquillanti che gli erano stati prescritti dallo psichiatra del carcere, Giovanni Primiani. La prescrizione era stata motivata dalla circostanza che l'uomo «dovrebbe sviluppare una metabolizzazione dei momenti precedenti e di quelli luttuosi per cui si può ipotizzare che il rimorso potrebbe tradursi con un gesto di drammatico autolesionismo».

PERIZIA PSICHIATRICA - «Il comportamento tenuto dall'indagato dal giorno della scomparsa della giovane vittima al suo ritrovamento, oltre che le dichiarate motivazioni che lo hanno spinto a voler collaborare con gli organi inquirenti, mostrano degli evidenti segnali di scarsa capacità rappresentativa della realtà e inconsapevolezza dei propri comportamenti al momento del loro compimento».
Sono questi i motivi per cui Daniele Galoppa, legale di Michele Misseri, questa mattina ha chiesto la perizia psichiatrica per il suo assistito, reo confesso dell'omicidio di Sarah Scazzi. Nella richiesta depositata all'ufficio del Gip, Galoppa scrive, inoltre, che «la riferita violenza posta in essere sul cadavere della giovane nipote nelle circostanze immediatamente successive all'omicidio, consistite nell'atto sessuale completo, mostrano senza ombra di dubbio un evidente stato patologico mentale».