29 marzo 2024
Aggiornato 15:00
Unità d'Italia

Napolitano: rappresentarla è la mia stella polare

«Le celebrazioni per i 150 anni siano un'occasione per esame di coscienza collettivo. Le volgarità non piegano la storia alla politica»

PARIGI - «Il rappresentare l'unità nazionale è la stella polare del ruolo che mi è stato affidato dal Parlamento»: lo sottolinea il presidente della Repubblica Giorgio Napolitano, parlando a Parigi all'Ecole normale superieure. Per questa ragione, spiega, il programma per le celebrazioni dei 150 anni dell'unità d'Italia lo «impegna fortemente». Quella deve essere l'occasione «di un autentico esame di coscienza collettivo che unisca gli italiani nel celebrare il momento fondativo del loro Stato nazionale».
Napolitano non si nasconde le polemiche e le difficoltà: «L'inizio - dice - è risultato difficile, ma cominciamo a registrare una crescita di interesse e di impegno».

VOLGARITÀ - Sul processo di unificazione dell'Italia sono circolati «giudizi sommari in taluni casi fino alla volgarità» oltre al fatto che su questo tema «pesa il persistere e l'acuirsi di problemi reali rimasti irrisolti» come il divario tra Nord e Sud. Nel suo discorso all'Ecole normale superieure di Parigi il presidente della Repubblica Giorgio Napolitano critica le polemiche strumentali sull'unità d'Italia. E attacca «uno spregiudicato uso della storia piegato alle contingenze della polemica politica».

POLEMICHE - Napolitano non nasconde che il tema dell'Unità d'Italia e delle celebrazioni connesse ha scatenato tantissime polemiche. «Siamo in presenza - dice il presidente - di tensioni politiche, di posizioni e manovre di parte, di debolezze e confusioni culturali, di umori ostili che ruotano attorno alla questione dell'unità nazionale e che le situazioni repubblicane devono affrontare cogliendo un'occasione così significativa come quella del 150esimoa anniversario del 17 marzo del 1861».
Secondo Napolitano le difficoltà attorno a questo tema nascono «dal sovrapporsi e confondersi di piani diversi di discorso: il piano del giudizio storico scaturito da ricerche di valore scientifico; il piano delle contestazioni, talvolta chiaramente faziose e mistificatorie, del giudizio storico più autorevole; il piano delle rappresentazioni giornalistiche degli eventi storici, talora prive dell'auspicabile rigore; il piano di uno spregiudicato uso della storia piegato alle contingente della polemica politica». Detto questo Napolitano stigmatizza i «gravi danni» della tendenza di chi «pensi di poter adattare il richiamo alla storia a tesi precostituite e a convenienze di parte», una «tendenza che purtroppo trova un certo corso in Italia» ma «che non dubito incontrerà le necessarie risposte da parte degli storici seri e non solo da parte loro».