23 aprile 2024
Aggiornato 17:30
Lo scontro nel centrodestra

Incontro Berlusconi-Bossi, la Lega preme per il voto

Dal Pdl aperture all'Udc. La replica di Cesa: «Problema interno a maggioranza». Ennesimo scontro al calor bianco con il settimanale cattolico Famiglia cristiana

ROMA - I cinque punti programmatici sui quali il Governo dovrebbe mettere alla prova la fedeltà dei parlamentari finiani e rilanciare il Governo esistono ancora? Domani mattina tra le 11 e l'ora di pranzo a villa Campari sul lago Maggiore, toccherà ai due leader del Pdl e della Lega, Silvio Berlusconi e Umberto Bossi, alla presenza del ministro Giulio Tremonti, sciogliere il nodo. Bossi ha preparato l'incontro con una riunione a Milano con i fedelissimi Roberto Calderoli e Giancarlo Giorgetti. Ma il Carroccio preme per andare alle elezioni: «Berlusconi - dice Bossi - tentenna, speriamo che tentenni meno. Un governo con un partito come quello di Casini sarebbe come avallare un governo tecnico».

Sullo sfondo del vertice di domani, i due scontri politici principali in corso: quello fra il Pdl e l'area finiana confluita nei gruppi di Futuro e Libertà, e quello fra la Lega nord e l'Udc, culminato nell'epiteto «stronzo», dedicato da Bossi al leader centrista Pier Ferdinando Casini. Che replica: «Gli insulti che Bossi mi ha gentilmente rinnovato dimostrano in modo chiaro quale errore è stato affidare il Paese in queste mani». Non casualmente, però, il fuoco di sbarramento innalzato dalla Lega corrisponde alle crescenti profferte che all'indirizzo dell'Udc vengono lanciate dagli esponenti del Pdl, alla ricerca di voti alternativi, se non per stabilizzare una nuova maggioranza, almeno per garantire il via libera sui singoli provvedimenti che più stanno a cuore al premier, a partire dal dossier giustizia. «L'accordo con Casini va tentato, i presupposti ci sono», afferma ad esempio il ministro delle Infrastrutture Altero Matteoli. E Gianni Alemanno, un altro ex An molto vicino a Berlusconi in questo periodo, lancia un appello alla pacificazione: «Lega e Udc superino i veti reciproci», dice. Segnali che dimostrano che nell'entourage del cavaliere l'ipotesi elezioni al momento non è la favorita. Dal partito centrista arriva la replica gelida di Lorenzo Cesa: «E' fin troppo chiaro che la crisi della maggioranza, da noi ampiamente prevista, è un problema tutto interno alla maggioranza stessa».

Non tutti però nel Pdl sembrano puntare sul dialogo con l'Udc: per Fabrizio Cicchitto, ad esempio, «la via del confronto parlamentare sui 5 punti e ineliminabile sia per tentare di andare avanti sia per verificare se non esistono le condizioni». Ma se davvero nei giorni scorsi Berlusconi aveva invitato i suoi a non aprire troppi fronti di polemica contemporaneamente, lo scenario odierno sembra smentire in pieno l'auspicio. Scontato, forse, il nuovo appello del coordinatore Pdl Sandro Bondi alle dimissioni di Gianfranco Fini dalla presidenza della Camera: «Se la legislatura è giunta a questo bivio - accusa - lo si deve unicamente al comportamento irrazionale e incomprensibile assunto da circa un anno da Fini».

Meno scontato l'ennesimo scontro al calor bianco con il settimanale cattolico Famiglia cristiana, che con un editoriale durissimo stronca il premier, reo di «dimezzare la Costituzione» proprio nei giorni del Meeting di Cl a Rimini, mentre si dispiega al massimo l'impegno di ministri come Sacconi e Gelmini per dimostrare la vicinanza degli azzurri al mondo cattolico. Le repliche al periodico dei paolini non si fanno attendere, e non sono all'insegna del fair play: si distinguono fra gli altri il sottosegretario Giro che parla di «pornografia politica» e il capogruppo Gasparri, che definisce il direttore del settimanale un «caso umano».