24 aprile 2024
Aggiornato 19:30
La Chiesa e la pedofilia

Bagnasco: possibili insabbiamenti, reagiremo

Il Presidente della CEI: «Pronto ad ascoltare vittime immediatamente. Quando ero Vescovo di Pesaro ci fu caso, ma infondato»

CITTÀ DEL VATICANO - Il cardinal Bagnasco lo ammette. E' «possibile» che alcuni presuli italiani abbiano insabbiato denunce di preti pedofili. Il presidente della Cei incontra la stampa a conclusione dell'assemblea generale di primavera dei vescovi. All'inizio della settimana, per la prima volta in una riunione ufficiale della Cei, Bagnasco aveva affrontato di petto la questione della pedofilia. L'aveva chiamata per nome, aveva stigmatizzato il «crimine» e il «peccato», aveva assicurato vicinanza alle vittime. Oggi, rispondendo alla raffica di domande dei giornalisti, l'ammissione.
«E' possibile, la possibilità c'è, e qualora questo fosse accertato, il giudizio della Chiesa è quello noto, è una cosa di per sé sbagliata e come tale da superare», ha affermato l'arcivescovo di Genova.

PRONTO AD ASCOLTARE - Il presidente della Cei, peraltro, spiega dettagliatamente quale sia il suo atteggiamento. Quando una persona si rivolge al proprio vescovo per denunciare di aver subito degli abusi sessuali da parte di un prete, «la si riceve immediatamente, di giorno o di notte», ha assicurato. A chi metteva in dubbio la possibilità di parlare direttamente con il vescovo, Bagnasco ha risposto: «Non credo che un vescovo sia inaccessibile. Io ricevo lettere personali e riservate, scritte anche a stampatello su una pagina di quaderno su varie questioni delicate. Molti prendono, scrivono e presentano un problema». Tampinato dalle domande dei cronisti, Bagnasco è anche tornato su una vicenda che lo ha visto coinvolto in prima persona quando era vescovo di Pesaro. «C'è stata una situazione nella quale ho dovuto verificare le cose», ha detto. «Applicando le norme - anche se non c'erano ancora le ultime linee guida della Santa Sede - ho verificato la verosimiglianza di un'accusa, i rumors». In quel caso, ha spiegato, «non c'era consistenza» alle accuse. «Speriamo - ha aggiunto Bagnasco - di non dover mai affrontare situazioni reali».

La Cei, peraltro, non ritiene di dovere adottare le misure prese da altre conferenze episcopali investite dallo scandalo pedofilia. La Chiesa, aveva detto Bagnasco aprendo i lavori del 'parlamento' dei vescovi, «in nessuna stagione ha inteso sottovalutare» questo «dramma». E ora, ha spiegato Bagnasco, la Conferenza episcopale italiana non prevede di istituire dei referenti diocesani per le accuse di pedofilia ai preti nè di aprire un numero verde nazionale per raccogliere le denunce, né, ancora, di organizzare incontri con le vittime. Per il capo dei vescovi italiani simili iniziative vanno lasciate alle singole diocesi. Bagnasco nega anche frizioni con la Santa Sede.

OSSERVATORE ROMANO - L'Osservatore romano, in particolare, aveva sottolineato, solo pochi giorni fa, la necessità di «tenere alta l'attenzione» sulla questione pedofilia da parte della Chiesa italiana. «Certamente è da mantenere alta l'attenzione», ha ribattuto il porporato. «E' giusto, è naturale, direi che è scontato, nel senso più alto del termine, che l'attenzione sia tenuta sempre alta ovunque e anche in Italia. Non ho letto un rimprovero - ha concluso Bagnasco - proprio non mi sembra».