25 aprile 2024
Aggiornato 14:00
Australia

Il Vaticano ha aperto un'indagine nei confronti del Cardinale Pell per le accuse di violenza sessuale su minori

Pell, che è il sacerdote di più alto grado nella gerarchia ecclesiastica ad avere mai ricevuto una tale condanna, è accusato di aver violentato due chierichetti di 13 anni in un locale della cattedrale di Melbourne nel 1996

Il Cardinale australiano George Pell
Il Cardinale australiano George Pell Foto: ANSA

CITTÀ DEL VATICANO - Con l'intervento della congregazione per la Dottrina della fede, annunciato oggi dal Vaticano, si apre per il cardinale George Pell, condannato ieri in primo grado in Australia per abusi sessuali su minori, una procedura canonica, autonoma dal processo civile, che può concludersi, qualora le accuse fossero verificate, con la dimissione dallo stato clericale.

A commento della notizia della sentenza emessa lo scorso 11 dicembre dal tribunale di Melbourne, pubblicata ieri per motivi procedurali, e che sarà pronunciata ufficialmente il prossimo 13 marzo, la Santa Sede ha comunicato ieri stesso, per bocca del portavoce Alessandro Gisotti, che, in attesa dell'esito del processo d'appello (il cardinale Pell «ha ribadito la sua innocenza e ha il diritto di difendersi fino all'ultimo grado»), «per garantire il corso della giustizia il Santo Padre ha confermatole le misure cautelari già disposte nei confronti del Cardinale George Pell dall'Ordinario del luogo al rientro del Cardinale Pell in Australia» nel 2017, «ossia che, in attesa dell'accertamento definitivo dei fatti, al Cardinale Pell sia proibito in via cautelativa l'esercizio pubblico del ministero e, come di norma, il contatto in qualsiasi modo e forma con minori di età». Nella serata di ieri, poi, via Twitter Gisotti ha comnicato che il porporato australiano «non è più il Prefetto della Segreteria per l'Economia», incarico quinquennale che era iniziato con il motu proprio Fidelis dispensator et prudens il 24 febbraio 2014. Lo scorso 12 dicembre, peraltro, il Vaticano aveva reso noto che «alla fine di ottobre» il Papa aveva scritto a Pell, oggi 77 anni, e ad altri due cardinali per congedarli dal consiglio dei nove cardinali che lo coadiuvano nella riforma della Curia romana, il cosiddetto C9 che, da allora, è infatti soprannominato C6.

Gisotti ha aggiunto, oggi, che «dopo la sentenza di condanna di primo grado nei confronti del Cardinale Pell, la Congregazione per la Dottrina della Fede si occuperà ora del caso nei modi e con i tempi stabiliti dalla normativa canonica».

Il Vaticano per ora non entra in ulteriori dettagli

Come si può ricostruire dal sito internet vaticano, tuttavia, il motu proprio Sacramentorum sanctitatis tutela del 30 aprile 2001, tuttavia, da applicare insieme al Codice di Diritto Canonico del 1983, prevede che la congregazione per la Dottrina della fede, ora guidata dal cardinale gesuita Francisco Luis Ladaria, interviene una volta esaurite le procedure preliminari della diocesi del sacerdote accusato. L'ex Santo Uffizio ha a quel punto tre opzioni a disposizione: autorizzare un processo penale (amministrativo o giudiziario) del vescovo locale, che, qualora il sacerdote venga giudicato colpevole, può concludersi con un certo numero di pene canoniche, la più seria delle quali è la dimissione dallo stato clericale; investire il Papa della questione, in casi particolarmente gravi, chiedendogli di emettere un decreto di dimissione dallo stato clericale «ex officio»; o, infine, nei casi in cui il sacerdote accusato abbia ammesso i propri crimini e abbia accettato di vivere una vita di preghiera e penitenza, la congregazione vaticana può autorizzare il vescovo locale a emettere un decreto che proibisce o limita il ministero pubblico di tale sacerdote, decreto che può contenere anche una pena canonica per la violazione delle condizioni del decreto, non esclusa la dimissione dallo stato clericale.

Qualora invece l'indagine canonica accertasse la colpevolezza, si può immaginare che anche un'ulteriore sanzione sarebbe immaginabile. Ogni caso è a se stante, ma negli ultimi anni ci sono stati due cardinali trovati colpevoli di comportamenti sessuali inappropriati. Il cardinal scozzese Keith O'Brien si dimise da arcivescovo di Edimburgo alla vigilia del Conclave del 2013 e non partecipò all'elezione di Jorge Mario Bergoglio: «Non voglio che l'attenzione dei media a Roma sia concentrata su di me», spiegò in una dichiarazione. Successivamente, il 20 marzo del 2015, Papa Francesco «ha accettato la rinuncia ai diritti e alle prerogative del cardinalato, espresse nei canoni 349, 353 e 356 del Codice di Diritto Canonico, presentata, al termine di un lungo itinerario di preghiera», dal porporato, si leggeva in una nota vaticana. «Con questo provvedimento, Sua Santità manifesta a tutti fedeli della Chiesa in Scozia la sua sollecitudine pastorale e li incoraggia a continuare con fiducia il cammino di rinnovamento e di riconciliazione». O'Brien è poi morto il 19 marzo 2018.

Più di recente, un altro cardinale di peso ha subito la doppia sanzione, dimissione dallo stato clericae e espulsione dal collegio cardinalizio, l'arcivescovo emerito di Washington Theodore McCarrick. Questo l'ordine dei fatti. Nel settembre 2017, l'arcidiocesi di New York ha segnalato alla Santa Sede le accuse rivolte da un uomo a McCarrick di aver abusato di lui negli anni Settanta quando era adolescente. Il Papa ha disposto in merito un'indagine previa approfondita, svolta dall'arcidiocesi di New York e alla conclusione della quale la relativa documentazione è stata trasmessa alla Congregazione per la Dottrina della Fede. Nel giugno 2018 il cardinale segretario di Stato Pietro Parolin, su indicazione di Papa Francesco, ha dato istruzioni affinché McCarrick non eserciti più pubblicamente il suo ministero sacerdotale. Nel frattempo, poiché nel corso dell'indagine emergono gravi indizi, il Papa, il 28 luglio 2018, ha accettato le sue dimissioni dal Collegio cardinalizio, ordinandogli la proibizione dell'esercizio del ministero pubblico e l'obbligo di condurre una vita di preghiera e di penitenza.

A metà febbraio, infine, la Congregazione per la Dottrina della Fede ha spiegato, in una nota, che «in data 11 gennaio 2019, il Congresso della Congregazione per la Dottrina della Fede ha emanato il decreto conclusivo del processo penale a carico di Theodore Edgar McCarrick, Arcivescovo emerito di Washington, D.C., con il quale l'accusato è stato dichiarato colpevole dei seguenti delitti perpetrati da chierico: sollecitazione in Confessione e violazioni del Sesto Comandamento del Decalogo con minori e adulti, con l'aggravante dell'abuso di potere, pertanto gli è stata imposta la pena della dimissione dallo stato clericale. Il 13 febbraio 2019 la Sessione Ordinaria (Feria IV) della Congregazione per la Dottrina della Fede ha esaminato gli argomenti presentati nel ricorso del ricorrente e ha deciso di confermare il decreto del Congresso. Questa decisione è stata notificata a Theodore McCarrick in data 15 febbraio 2019. Il Santo Padre ha riconosciuto la natura definitiva, a norma di legge, di questa decisione, la quale rende il caso res iudicata, cioè non soggetta ad ulteriore ricorso».