Emergency, sono rientrati i tre operatori
Ascoltati dagli ufficiali del Reparto Anticrimine del Ros. Rimandata a data da destinarsi la conferenza stampa di Milano
MILANO - Sono rientrati o sono in viaggio verso le loro rispettive abitazioni i tre operatori di Emergency arrivati a Milano nella prima serata di ieri, dopo essere stati ascoltati dagli ufficiali del Reparto Anticrimine del Ros dei carabinieri di Roma negli uffici del Comando provinciale di Como. Nella tarda serata, Marco Garatti è arrivato nella casa dei genitori a Brescia e Matteo Pagani a Roma, mentre Matteo Dell'Aria si è recato nella sua abitazione milanese. Secondo quanto spiega Emergency la conferenza stampa che i tre dovevano tenere ieri a Milano non ci sarà nemmeno oggi ed al momento risulta «rimandata a data da destinarsi».
VERBALI SECRETATI - Ieri mattina, a bordo di un aereo, i tre operatori sono giunti a Francoforte dall'Afghanistan e intorno alle 17.30 a bordo di un furgone preso a noleggio hanno attraversato la frontiera con la Svizzera arrivando a Chiasso dove sono stati accolti dai Carabinieri che li hanno accompagnati al Comando di Como. Qui gli investigatori del Raggruppamento operativo speciale, che hanno ricevuto la delega dal procuratore aggiunto Pietro Saviotti per un primo accertamento sulla vicenda in cui sono stati coinvolti, li hanno ascoltati per meno di un'ora. I verbali sono stati poi secretati. I tre sono quindi rientrati nel capoluogo lombardo, dove sono giunti esausti e sono stati accolti dai loro familiari e dallo staff di Emergency. Il tutto è avvenuto non nella sede dell'organizzazione in via Mida, ma ma al riparo da cronisti, fotografi e troupe televisive.
FERMATI IL 10 APRILE - Garatti, Dell'Aria e Pagani, erano stati fermati (insieme con sei cooperanti locali) dalle forze di sicurezza afghane il 10 aprile scorso con l'accusa di aver preso parte a un complotto per assassinare il governatore della regione di Helmand dopo il supposto ritrovamento di armi nell'ospedale che l'associazione umanitaria gestisce a Lashkargah, dove i tre lavoravano. Dopo essere stati portati prima nel carcere della cittadina e poi in quello di Kabul, i tre erano stati rilasciati il 18 aprile scorso perché ritenuti «non colpevoli».