Processo Mediaset, il Premier: assurda persecuzione
Alfano: «Decisione incredibile. Verso conflitto attribuzione». Cicchitto: «Scontro nel paese»
ROMA - Raccontano che sia stato il Guardasigilli Angelino Alfano in Consiglio dei ministri a lanciare il j'accuse nei confronti dei giudici milanesi. A definire «incredibile» e «assurda» la decisione di non considerare la riunione dell'esecutivo un legittimo impedimento di Silvio Berlusconi a partecipare all'udienza del processo Mediaset. Dicono che lì per lì il premier si sia limitato a sentenziare «hai ragione. Io è meglio se non dico niente».
PERSECUZIONE - D'altra parte per chi ha dato dei «talebani» a certi pm c'è poco altro da aggiungere. Ma quando si parla dei suoi processi, Silvio Berlusconi ha sempre una parola sulla punta della lingua: persecuzione. In una giornata nera, con la rabbia per il caso delle liste escluse dalla corsa per le regionali che non accenna a sbollire, il presidente del Consiglio nei suoi sfoghi ha arricchito il cahier de doléances nei confronti dei giudici milanesi. Un fascicolo che il premier fa partire dal '94, dal famoso avviso di garanzia arrivato a Napoli, e che arriva fino a pochi giorni fa quando c'è voluta una sentenza della Corte di Cassazione - ripete - per cancellare quella «corruzione susseguente» nei confronti di Mills che non esiste in diritto. Insomma, per Berlusconi quello di oggi sarebbe l'ennesimo capitolo di quello che considera un accanimento della procura milanese nei suoi confronti.
«CONFLITTO TRA POTERI DELLO STATO» - A questo punto, come preannuncia l'avvocato del premier Niccolò Ghedini, la prossima mossa potrebbe vedere la presidenza del consiglio sollevare davanti alla Consulta un conflitto di attribuzione tra poteri dello Stato. La Corte Costituzionale è la convinzione del legale «non potrà che accogliere» il ricorso «e annullare tutto il processo». Di certo sono in arrivo altri legittimi impedimenti. Uno è già stato annunciato: l'8 marzo, data della prossima udienza, il premier dovrebbe infatti essere in Brasile per una visita istituzionale.
CICCHITTO: «SCONTRO NEL PAESE» - «È evidente - ha commentato Fabrizio Cicchitto, presidente dei deputati del Pdl - che ci troviamo di fronte a un permanente uso politico della giustizia che costituisce un fattore di disturbo, di contraddizione e di radicalizzazione dello scontro politico nel nostro Paese». «Su questo - ha continuato Cicchitto - devono anche meditare le cariche dello Stato».
CALDEROLI - «Non c'è soltanto il Cdm, c'è anche la convocazione dell'Aula e il presidente del Consiglio è anche un deputato. Più legittimo impedimento del Cdm e di una seduta di un ramo del Parlamento cosa ci deve essere?». La pensa così il ministro della Semplificazione, Roberto Calderoli, a proposito della decisione dei giudici di Milano.
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