28 agosto 2025
Aggiornato 11:00
Politica & Giustizia

Processo breve: tempi accelerati per il sì

Il presidente del Consiglio ha infatti ottenuto da Fini il definitivo via libera

ROMA - Malgrado qualche distinguo di Gianfranco Fini, l'esito della colazione di lavoro di ieri tra il presidente della Camera e Silvio Berlusconi accelera l'iter dei provvedimenti sulla giustizia messi a punto dal governo. Il presidente del Consiglio ha infatti ottenuto da Fini il definitivo via libera alla riforma del processo breve (seppure emendato nella versione originale e con qualche avvertenza da parte del presidente di Montecitorio sui rischi di incostituzionalità), al disegno di legge sul legittimo impedimento (il provvedimento che esclude da tutti i processi i membri del governo) e alla versione di un nuovo Lodo Alfano, questa volta da costituzionalizzare per evitare nuove bocciature da parte della Consulta.

Tra i distinguo rimarcati da Fini, ci sarebbe la vicenda della mancata approvazione da parte del Consiglio dei ministri del decreto legge che prevedeva la sospensione dei processi per almeno due mesi, qualora non fosse stata data la possibilità all'imputato di chiedere il rito abbreviato. Il presidente della Camera avrebbe precisato a Berlusconi che non si poteva far altro che «rispettare l'autorevole opinione del presidente della Repubblica». I tempi parlamentari, come auspicato dal premier, a questo punto sono strettissimi per approvare in via definitiva processo breve e legittimo impedimento. Il primo potrebbe essere votato già mercoledì prossimo dal Senato per poi passare al vaglio della Camera. La discussione sul legittimo impedimento inizierà invece nell'Aula di Montecitorio il 25 gennaio. Entro febbraio, i due provvedimenti si tradurranno quasi certamente in leggi dello Stato.

In questo modo decadrebbero i due procedimenti giudiziari che preoccupano Berlusconi. Il primo è quello relativo ai presunti fondi neri creati da Mediaset con la compravendita di diritti tv e cinematografici. In questo procedimento la Procura milanese ipotizza che delle major americane abbiano ceduto diritti televisivi a due società off shore collegate a Fininvest, le quali li avrebbero in seguito rivendute a Mediaset a prezzi maggiorati. Il secondo procedimento riguarda il «caso Mills».

L'avvocato britannico David Mills è stato condannato a quattro anni e mezzo di reclusione nel processo di primo e secondo grado per corruzione in atti giudiziari in concorso con Berlusconi. Questo processo approda in Cassazione a iniziare dal prossimo 25 febbraio. Il summit tra Fini e Berlusconi ha invece rinviato l'approfondimento dei problemi politici sul futuro del Pdl e dell'azione di governo al dopo elezioni regionali. Italo Bocchino, vicepresidente del Pdl alla Camera presente alla colazione di lavoro, precisa che «assolutamente nessuna richiesta è venuta da Fini per un cambio degli organismi dirigenti del partito». Secondo le indiscrezioni dei giorni scorsi, si era discusso ai vertici del Pdl sulla possibilità di sostituire tra i coordinatori nazionali del Pdl Ignazio La Russa proprio con Bocchino. Nel summit non è stato affrontato neppure il tema della nomina di nuovi sottosegretari (per esempio la promozione di Daniela Santanche' a sottosegretaria al Welfare). Su quest'ultimo punto, precisa La Russa: «Fini ha detto che non compete a lui sceglierli, ma è compito del presidente del Consiglio». Il premier, a sua volta, «non ha voluto compiere nessuna invasione di campo sull'agenda dei lavori parlamentari».

Un altro argomento della discussione tra i due leader ha riguardato i rapporti con l'Udc di Pier Ferdinando Casini in vista delle elezioni regionali di primavera. Fini e Berlusconi si sono trovati d'accordo nel condannare la politica dei «due forni» di democristiana memoria che guiderebbe le scelte dell'Udc (allearsi a livello locale nelle elezioni con chi ha più probabilità di vincere). Il presidente della Camera, a differenza del premier, avrebbe però evitato di trarre conseguenze definitive dal giudizio sull'Udc che nel Lazio, ad esempio, appoggia il candidato del centrodestra Renata Polverini. Le ultime caselle dei capolista del centrodestra che restano vacanti per le prossime elezioni regionali (tra queste Campania e Calabria) saranno riempite nella riunione dell'Ufficio di presidenza del Pdl già fissata per mercoledì prossimo. Precisa a questo riguardo La Russa: «Non c'è nessun braccio di ferro tra aree diverse del Pdl su nessuna regione».