19 aprile 2024
Aggiornato 00:00
La sentenza della Consulta sul Lodo Alfano potrebbe arrivare domani

Lodo Alfano, Berlusconi «attendista», parola d'ordine: prudenza

La Pdl già ragiona su contromosse se la Corte Costituzionale chiederà modifiche

ROMA - Un'altra notte di attesa. La sentenza della Consulta sul Lodo Alfano potrebbe arrivare domani e, da quel momento, segnare la vita della legislatura. Silvio Berlusconi lo sa bene e per questo, nelle ore della vigilia, sembra essere proprio lui il più prudente di tutti, quello che meno ha intenzione di lasciarsi andare in previsioni, supposizioni, scenari.

Tra i legali del Cavaliere, oggi, è sembrato diffondersi un certo ottimismo rispetto alla pronuncia della Corte, lo stesso Niccolò Ghedini avrebbe spiegato di considerare gli attacchi ricevuti da Pd e Idv per la sua arringa, un segno di nervosismo dell'opposizione, una specie di sensazione che il vento spira a favore di palazzo Grazioli. Non a caso è proprio lui, in serata, a descrivere l'umore del premier come «eccellente», mentre il vicecapogruppo del Pdl alla Camera, Italo Bocchino, si spinge addirittura a dire che è «alle stelle, come i sondaggi».

Il premier, raccontano, ancora oggi ha continuato a sfogarsi con veemenza, contro la sentenza sul Lodo Mondadori, secondo cui Fininvest dovrebbe pagare alla Cir circa 750 milioni di euro. «Inconcepibile, assurda». Ma sull'altro Lodo il Cavaliere considera la prudenza d'obbligo: la legge è stata fatta correggendo gli 'errori' che hanno portato alla bocciatura del Lodo Schifani - è stata il suo ragionamento - quindi ora non ci resta che aspettare. Attesa che alterna a una specie di mantra corroborante: ho il consenso degli italiani, quindi andrò avanti a governare.

Ma negli uomini che circondano il Premier, di 'scenari' se ne tracciano eccome. Berlusconi, da quando è tornato a Roma nel pomeriggio, è stato in conclave con i 'fedelissimi'. Prima una riunione con l'avvocato Ghedini, il portavoce Bonaiuti, il ministro Sandro Bondi e il presidente di Medusa, Carlo Rossella.

Poi, con il ministro Alfano e i capigruppo di Camera e Senato. E proprio con loro, secondo quanto si apprende, il premier avrebbe ragionato su uno dei 'rumor' circolato con più insistenza nelle stanze della politica: quello secondo cui la Consulta si potrebbe pronunciare una parziale incostituzionalità della legge, a cui si potrebbe rimediare con un'altra legge ordinaria. Se così fosse, è stato il ragionamento, in Parlamento si dovrebbe aprire una corsia preferenziale, in modo da avere una approvazione lampo.