4 maggio 2024
Aggiornato 20:30

Droga: Spaccio nel casertano per conto Casalesi, 38 arresti

In manette anche il luogotenente del killer Giuseppe Setola

NAPOLI - C'erano il luogotenente di Giuseppe Setola, Antonio Cirillo, e una donna, Angela Iancandela, a gestire il traffico di cocaina e hashish nella zona a cavallo tra le province di Napoli e Caserta per conto del clan dei Casalesi. A smantellare l'organizzazione criminale i carabinieri del nucleo operativo dei carabinieri di Mondragone, in provincia di Caserta, coordinati dalla Direzione distrettuale antimafia di Napoli.

L'operazione «Matriarca» ha portato all'emissione di 40 ordinanze di custodia cautelare di cui 38 sono state eseguite all'alba. Tra queste anche un agente di polizia considerato un «favoreggiatore» dell'organizzazione criminale. Le accuse per tutti sono associazione per delinquere finalizzata al traffico di stupefacenti, reato aggravato dall'aver favorito il clan camorristico dei Casalesi. Le indagini, che hanno interessato le province di Caserta, Napoli, Milano, Ferrara e Reggio Emilia, hanno preso il via nel maggio 2004 monitorando alcune persone residenti nel napoletano e nel casertano che si rifornivano di cocaina e hashish soprattutto a Castel Volturno.

Grazie a numerose intercettazioni telefoniche e a diversi pedinamenti si è riuscito, nel corso del tempo, ad arrestare 26 persone in flagranza di reato e a sequestrare, complessivamente, 45 chilogrammi di sostanze stupefacenti oltre a 10mila euro in contanti e in titoli, due fucili mitragliatori, una pistola mitragliatrice e oltre 400 munizioni. In particolare le indagini e le intercettazioni hanno consentito di identificare tutti i componenti del sodalizio criminale che aveva la propria base logistica a Castel Volturno. Un'organizzazione al cui vertice c'erano Angela Incandela e Alessandro Cirillo, ritenuto reggente del gruppo Bidognetti e luogotenente del killer Giuseppe Setola. Gli investigatori hanno accertato che a gestire, per conto dei Casalesi, lo spaccio nella vasta area al confine tra le province di Napoli e di Caserta, c'era un intero nucleo di parenti.

«Un'azienda a conduzione e gestione familiare», l'ha definita il procuratore della Repubblica di Napoli, Giandomenico Lepore. Tra i componenti di questa famiglia allargata vi era Alfonso Cesarano (considerato uno degli artefici della strage dei sei extracomunitari di colore a Castel Volturno lo scorso 18 settembre, arrestato dopo pochi giorni e poi scagionato, ndr), la moglie, il padre, il fratello e la suocera ossia Angela Incandela. Tutti compravano droga all'ingrosso e la vendevano al dettaglio per conto dei Casalesi. Clan che, però, riscuoteva parte dei proventi illeciti.