2 maggio 2024
Aggiornato 11:00

Biotestamento; Fini rimette in discussione legge, Pdl si divide

Schifani critico: «Senato Responsabile». Fronte laico: «Si cambi»

ROMA - Gianfranco Fini mette pesantemente in discussione il disegno di legge sulla fine della vita approvato da poco in Senato e divide il Pdl nel secondo giorno del congresso di nascita: da un lato leva gli scudi chi quella legge, sulla scia del caso di Eluana Englaro, l'ha voluta e seguita passo passo nella sua complicata prima lettura: su tutti il primo inquilino di Palazzo Madama, Renato Schifani. Dall'altro avanza il fronte laico del Pdl che esce allo scoperto e chiede modifiche per una legge più soft.

La bocciatura del presidente della Camera preannuncia un movimentato passaggio del ddl Calabrò alla Camera. Il sottosegretario all'Interno Alfredo Mantovano, che in cuor suo spera si riapra il dibattito sul testo ma nel senso opposto a quello della terza carica dello Stato («Servono maglie più strette», dice l'aennino), esclude «nel modo più assoluto» che «la posizione di Fini si possa tradurre in una forma di pressione». Tuttavia la terza carica dello Stato, affermando che «quando si impone un precetto per legge, siamo più vicini allo stato etico che a stato laico», dà fiducia a quanti, la maggior parte deputati, sperano che il testo uscito dal Senato cambi.

Parla il ministro dell'Ambiente, Stefania Prestigiacomo, non nuova alle battaglie sui temi etici, sui cui, dice, «nel Pdl devono convivere posizioni diverse. In Forza Italia è sempre stato così e io ne sono la testimonianza con le mie posizioni sulla fecondazione assistita». Per la siciliana le parole di Fini sono la garanzia che «il dibattito sul testamento biologico alla Camera assumerà un connotato diverso perché tutti devono esprimersi secondo coscienza». La legge, a suo parere, non va bloccata ma modificata sì: «Su temi così personali serve una legge stringata, poco invasiva». Con lei Renato Brunetta che chiede una «soft law di principi: vanno date - spiega - deleghe a comitati etici per l'applicazione di volta in volta, di caso in caso, della legge».

La legge va cambiata anche per uno dei coordinatori del Pdl Denis Verdini: «Al Senato c'è stato un eccessivo irrigidimento della norma e penso che alla Camera la stessa maggioranza potrà correggere questi aspetti». Esulta anche Margherita Boniver che plaude a Fini.

Della 'vecchia' An è solo Altero Matteoli a schierarsi apertamente con Fini: «Si è soffermato con coraggio sull'aspetto laico dello Stato: condivido pienamente quello che ha detto sul testamento biologico», dice il ministro per le Infrastrutture dal palco. Prudentissimi invece Italo Bocchino e Maurizio Gasparri che concedono solo piccole modifiche. «Si può cambiare un comma - dice il presidente dei senatori del Pdl - ma non si altereranno i principi. Poi si può discutere sui dettagli, ma i principi restano quelli». Il sindaco di Roma, Gianni Alemanno, boccia tout court la posizione del presidente della Camera: «Non ritengo che il testo uscito dal Senato sia sbagliato. E' un ottimo testo, potrà essere raffinato ma sono convinto che da quello si può partire per una legge finalmente garantista rispetto al diritto alla vita a tutti gli anziani, alle persone e agli ammalati».

Il ddl Calabrò così come uscito da Palazzo Madama piace anche a Ignazio La Russa e a Franco Frattini: «La legge sul testamento biologico - afferma il titolare della Farnesina - è buona legge, abbiamo affermato un principio, io laico e i cattolici del Pdl insieme» e cioè che la «persona umana è persona umana sempre, da quando la vita si manifesta a quando la vita si spegne naturalmente».

Strenuo difensore della legge Gaetano Quagliariello risponde a Fini per le rime: «Il vero Stato etico è quello in cui, con la scusa dell'assenza di una legge specifica, un tribunale si arroga il diritto di determinare la morte di una persona basandosi sul suo presunto stile di vita». Ma la reazione più pesante alle parole del presidente della Camera è quella di Schifani: «La laicità dello Stato non si può trasformare in omissione di responsabilità: e la nostra responsabilità è di intervenire tutte le volte che ci sono vuoti normativi da colmare», scandisce dal palco. «Tutto è perfettibile - aggiunge - ma in Senato abbiamo preso atto del vuoto normativo nel quale in buona fede è entrata la magistratura che, surrogandosi alla volontà di Eluana, aveva deciso che doveva morire di fame e di sete». Una pioggia di dissensi al discorso del presidente della Camera che fa rilevare a un altro 'tifoso' del ddl Calabrò Roberto Formigoni che «Fini è in piccola minoranza».

Sarà. Ma con queste premesse la discussione alla Camera si preannuncia accesa e travagliata. Almeno quanto quella in Senato. Se è vero che anche il Pd, forte delle parole del primo inquilino di Montecitorio, affila le armi. Fini, rileva Pierluigi Bersani, «ha sconfessato la legge sul biotestamento». Secondo il responsabile economico del Pd «si è alzata oggi un'autorevole voce dissenziente all'interno della maggioranza che non va derubricata come semplice dialettica congressuale».