28 agosto 2025
Aggiornato 03:00

Roma, maxi-blitz antidroga Carabinieri: 22 arresti

L'organizzazione, attraverso ramificazioni a Barcellona, era in grado di rifornirsi dai trafficanti colombiani che vivono nella città spagnola di forti quantitativi di cocaina

ROMA - Maxi-operazione antidroga dei carabinieri a Roma e provincia: 22 ordini di custodia cautelare, quasi 100 chili di droga sequestrati, smantellato un giro d'affari del traffico di droga fra Italia e Spagna da 8 milioni di euro all'anno. Questa mattina all'alba, a Roma e provincia, i carabinieri del gruppo di Ostia, a conclusione dell'indagine battezzata Coca rent, hanno dato esecuzione a un'ordinanza di custodia cautelare nei confronti di 22 persone, 20 in carcere e 2 agli arresti domiciliari, emessa dal gip del Tribunale di Roma, Giorgio Maria Rossi, su richiesta della Procura della Repubblica di Roma, direzione distrettuale antimafia, diretta dal procuratore aggiunto Giancarlo Capaldo. I pm titolari dell'indagine sono i sostituti procuratori Roberto Staffa e Giuseppe de Falco della Procura di Roma.

Le accuse vanno dall'associazione per delinquere finalizzata al traffico internazionale e allo spaccio di ingenti quantitativi di stupefacenti, al riciclaggio e alla ricettazione di autovetture di grossa cilindrata. L'indagine dei carabinieri del nucleo investigativo del gruppo di Ostia, con la collaborazione della Guardia Civil di Barcellona, ha consentito di individuare un sodalizio criminale che, ben strutturato e radicato nell'hinterland romano, importava dall'estero nella capitale ingenti quantitativi di cocaina da spacciare ad Ostia e nell'intera provincia di Roma. Parallelamente al traffico della droga, dall'Italia venivano esportate auto di grossa cilindrata rubate e rese 'pulite' in maniera ingegnosa. Lunghi appostamenti hanno consentito agli investigatori di ricostruire l'intero organigramma dell'associazione criminale, con base nella borgata romana di Casalotti, capeggiata dal noto Walter Domizi, che da anni importava dalla Spagna ingenti quantitativi di cocaina destinata alle piazze di spaccio dell'intera provincia.

L'organizzazione, attraverso ramificazioni a Barcellona, era in grado di rifornirsi dai trafficanti colombiani che vivono nella città spagnola di forti quantitativi di cocaina, con un elevato grado di purezza a prezzi compresi tra i 30 e i 33mila euro al chilogrammo, droga che una volta giunta in Italia veniva rivenduta intorno ai 45mila euro al chilo. Per far arrivare la droga a Roma, l'organizzazione utilizzava i corrieri, dietro un compenso che si aggirava intorno ai 3.000 euro più le spese di viaggio. I corrieri, alla guida di autoveicoli forniti dall'organizzazione stessa, arrivavano a Barcellona, qui l'auto veniva prelevata da altri affiliati al gruppo criminale, caricata di cocaina in appositi nascondigli ricavati nei telai, e restituita quindi al corriere che ripartiva per Roma. Per i viaggi di ritorno, in alternativa ai percorsi stradali, venivano spesso utilizzate le rotte marittime che collegano Barcellona con i porti italiani di Genova e Civitavecchia. E proprio al porto di Genova infatti, nell'ottobre del 2007, appena sbarcato da una nave proveniente dal capoluogo catalano, veniva arrestato il primo corriere, sorpreso a bordo di un'auto a noleggio con 12 chili di cocaina.

Seguivano altri sequestri, a Barcellona, Roma e in Francia, lungo la rotta autostradale che riportava i corrieri in Italia: a febbraio 2008 in Francia è stato arrestato un corriere italiano con 21 chili di cocaina; a marzo 2008 a Roma è stata sequestrata un'auto con circa 18 chili di cocaina; a luglio 2008 nuovamente in Francia arrestata una coppia di italiani con 11 chili di cocaina; a ottobre 2008 a Barcellona un colombiano e un brasiliano con circa 8 chili di cocaina e a novembre 2008 a Castelnuovo di Porto, in provincia di Roma, due italiani con circa 5 chili di cocaina. In totale 75 chili di cocaina, pari ad un valore sul mercato nazionale di oltre 3 milioni e 300mila euro. La droga veniva nascosta all'interno di intercapedini e vani appositamente ricavati modificando i telai originali dei mezzi usati per il viaggio dei corrieri, tanto da rendere impossibile individuare la droga nel corso di un normale controllo di polizia.

Le attività tecniche e le analisi dei dati investigativi, acquisiti nel corso delle indagini, hanno consentito di individuare, e quindi di contestare agli indagati, numerose altre importazioni di cocaina oltre a quelle bloccate con i sequestri. La stima sul volume d'affari che l'organizzazione riusciva complessivamente ad assicurarsi si aggira intorno agli 8 milioni di euro l'anno.