19 aprile 2024
Aggiornato 13:30
e-commerce

Il vino italiano non si trova online (nonostante il boom di export)

Lo shopping di vino online ha generato un giro di affari di soli 849 milioni di euro. Nonostante l'export continui a salire

Il vino italiano non si trova online (nonostante il boom di export)
Il vino italiano non si trova online (nonostante il boom di export) Foto: Shutterstock

ROMA - Il 2017, per il vino italiano, è stato un anno da record. Da record perché l’export è salito a 6 miliardi di euro con una crescita del 7% rispetto all’anno scorso. Un incremento determinato dal buon gusto, soprattutto quello proveniente da Paesi come USA, Germania, Regno Unito, ma anche Russia e Cina. Che il vino italiano sia particolarmente apprezzato oltre i nostri confini è un dato di fatto e la Penisola, dati i risultati, continuerà a mantenere il primato mondiale tra i produttori, anche davanti alla Francia.

Non c’è il vino italiano online
Record e primati che, tuttavia, potrebbero avere un valore decisamente maggiore se i produttori medesimi prestassero più attenzione al digitale. L’External Data Intelligence Analysis di 3rdPLACE ha evidenziato una chiara mancanza del prodotto «vino italiano» nelle maggiori piattaforme di e-commerce mondiali. Negli Usa, il vino italiano rappresenta solo l’1% dell’offerta complessiva, in Gran Bretagna il 2% e in Germania il 13%. E, ricordiamo, questi sono tra i Paesi che importano più vino dai nostri produttori locali e che potrebbero incrementare i loro affari online, se ne avessero l'opportunità. Tra i vini più presenti online, secondo lo studio, abbiamo il Prosecco, il Barolo, il Chianti e il Franciacorta.

L’e-commerce del vino in Italia
Secondo l’Osservatorio eCommerce B2C Netcomm - School of Management Politecnico di Milano, nel 2017, lo shopping di vino online ha generato un giro di affari di soli 849 milioni di euro. Un’opportunità mancata dato che tra le startup Made in Italy che fatturano di più, c’è proprio un’enoteca online, Tannico. La società, fondata da Marco Magnocavallo nel 2013, oggi conta oltre 11.000 referenze, e nel 2016 ha avuto ricavi per 6,8 milioni di euro. Secondo l’azienda dovrebbe arrivare a un ricavo pari a 12 milioni di euro, quasi il doppio rispetto all’anno scorso.  

Il ruolo dei Millennials
Uno dei maggiori bacini di riferimento è rappresentato dai Millennials, sempre più attenti al cibo di qualità. Se negli scorsi anni si è assistito a un aumento esponenziale dei fast food e al, cosiddetto cibo spazzatura, le generazioni odierne sono molto più attente alla qualità del cibo. Merito anche di Internet che rende più democratiche e accessibili le informazioni. Ed ecco che i Millenials rappresentano un pubblico sempre più attento alla qualità, alla salute, alla sostenibilità e alla novità: rispetto alle generazioni precedenti, i nativi digitali spendono di più in cibo – la spesa annua negli USA è di 1,4 trilioni di dollari – ma sono anche più informati su ciò che mangiano. Tendenze che si riversano anche nel Beverage. Le modalità di comunicazione che sussistono tra i Millennials devono spingere i produttori ad adottare i canali attraverso cui è meglio possibile comunicare con questa generazione di consumatori. Se analizziamo le keyword associabili ai termini «vino made in Italy» sui social network, scopriamo - infatti - che il profilo più attivo, dopo i maschi di età compresa tra i 35 e il 45 anni (38%), è quello della generazione dei Millennials (età inferiore ai 35 anni).