28 marzo 2024
Aggiornato 12:30
donne e stem

«Le donne possono fare tecnologia, ma dobbiamo partire dalle nostre bambine»

Abbiamo fatto quattro chiacchiere con Massimo Avvisati, responsabile didattico di Codemotion Kids! per capire come la formazione può abbattere gli stereotipi legati alle donne e alla tecnologia

TIM Girls Hackathon
TIM Girls Hackathon Foto: Codemotion

ROMA - Partiamo dall’inizio perché per cambiare le cose bisogna agire su quelle che saranno le generazioni future. Le uniche capaci di superare i limiti che oggi, la nostra generazione - vuoi un po’ per cultura vuoi per tradizione - non è ancora capace di fare. E allora se vogliamo combattere gli stereotipi, se vogliamo una popolazione di donne fatta di imprenditrici, di scienziate, di sviluppatrici dobbiamo partire da quelle che oggi sono bambine. E bambini, non dimentichiamo. Si parla spesso del gap tecnologico tra uomo e donna, della difficoltà che ancora oggi ha il sesso femminile nell’accedere a settori come quello della tecnologia o della finanza. Ma di fronte a una montagna di preconcetti, di dati che ci scattano la fotografia di un’Italia dove le donne, purtroppo, guadagnano ancora meno degli uomini, dobbiamo poter sapere cosa fare. Per risolvere. E la formazione rappresenta la chiave per indottrinare le generazioni future verso una più ampia democrazia, anche lavorativa e digitale. Abbiamo fatto quattro chiacchiere con Massimo Avvisati, responsabile didattico di Codemotion Kids! dopo un percorso alla facoltà di Ingegneria Informatica all’Università Roma3, per capire davvero perché esistono questi stereotipi e cosa possiamo fare per superarli.

Abbattiamo i preconcetti. Esiste un effettivo gap di competenze digitali e tecnologiche tra maschi e femmine?
La questione non è tanto misurare le differenze nelle competenze digitali quanto nel riconoscere le opportunità per acquisire queste competenze e renderle disponibili ad entrambi i sessi senza pregiudizi. Bambini e bambine hanno naturalmente la stessa capacità di apprendere ma solo l’esposizione a questi temi ed alle sfide creative che la tecnologia offre permette loro di sviluppare tali competenze. Da questo punto di vista c’è un gap, e grande, nell’attenzione all’educazione al digitale che genitori, docenti ed istituzioni riservano alle ragazze rispetto ai loro coetanei maschi.

Perché si tende a pensare che le femmine abbiano delle difficoltà nelle materie STEM?
Io credo che questo pensiero derivi dalla cattiva interpretazione di altri scenari: ad esempio, la ‘mania’ dei maschi per i videogiochi viene interpretata come potenziale passione e propensione per le materie tecnologiche. Un altro aspetto che ritengo venga male interpretato è la differenza nel modo di approcciare le sfide in generale e quelle tecnologiche in particolare: ad esempio, nei nostri corsi, le ragazze tendono ad essere più caute e riflessive di fronte ai problemi rispetto ai maschi. Questo diverso atteggiamento (che spesso si dimostra vincente) viene scambiato spesso per paura dai genitori, che pensano di proteggere le figlie non esponendole alla sana competizione con sé stesse che l’apprendimento della tecnologia comporta. Si tratta di errori grossolani che contribuiscono alla creazione di stereotipi che finiscono per essere accettati dalle ragazze stesse.

Ha notato negli ultimi anni che i trend siano in procinto di cambiare? Si registra un aumento di donne in questi ambiti?
Fortunatamente sempre più genitori si liberano di questi stereotipi e creano i presupposti per colmare questo gap. Inoltre, aziende ed istituzioni stanno sviluppando sempre di più attività e campagne di sensibilizzazione utili a formare ed infondere sicurezza nelle giovani creatrici di tecnologia: si pensi al mese delle STEM promosso dal MIUR. Noi come Codemotion Kids! tra il 2015 ed il 2016 abbiamo portato avanti insieme a TIM una bellissima iniziativa di sensibilizzazione delle ragazze al confronto con la programmazione: si tratta del TIM Girls Hackathon, una maratona di programmazione dedicata alle ragazze delle scuole superiori di tutta Italia che in un giorno sono riuscite a realizzare una app per mobile sul tema del cyber bullismo. Inoltre, in pochi mesi abbiamo notato un sensibile aumento delle iscritte ai nostri corsi di tecnologia, dal 9% di ottobre 2016 al 15% di febbraio 2017. C’è ancora molta strada da fare ma le cose stanno cambiando! Tra le adulte, invece, si registra sicuramente un incremento della presenza femminile in tutti gli ambiti relativi alla tecnologia e questo è di vitale importanza: avere più donne nel mondo della tecnologia significa più soluzioni per il futuro che siano più ricche e più creative. Non si cresce come società, anche in termini tecnologici, senza il contributo di entrambi i sessi.

Quale ruolo ha la formazione come veicolo per abbattere i preconcetti?
Come in ogni aspetto della vita, formazione e ambiente familiare sono i fondamenti per l'abbattimento dei preconcetti. Inoltre le docenti, in quanto donne, hanno l'opportunità di fornire un esempio positivo aiutando le ragazze ad avere maggiore fiducia in loro stesse. Per questo motivo, nei nostri corsi ci adoperiamo (senza troppa difficoltà) per avere docenti di entrambi i sessi.

Da uomo e da docente, qual è poi l’effettivo atteggiamento che gli uomini hanno nei confronti di questo presunto gap tecnologico?
A parte rari casi di maschilismo (che purtroppo ancora capitano), gli uomini che si occupano di tecnologia tendono a valutare i propri colleghi sulla base delle effettive capacità e della qualità delle soluzioni trovate. La meritocrazia è piuttosto diffusa tra sviluppatori e maker e di solito supera barriere quali la discriminazione sessuale. Sfortunatamente non si può dire lo stesso di tutti i Paesi e di tutte le culture. Personalmente, sono ottimista e proprio la mia scelta di lavorare nell’ambito dell’educazione deriva dal desiderio di dare il mio contributo alla costruzione di una società migliore.