25 aprile 2024
Aggiornato 12:30
i limiti

Cosa dice la legge sull'home restaurant

Sul fenomeno dell’home restaurant è pronta per approdare alla Camera, subito dopo il referendum costituzionale del 4 dicembre. Una normativa dal titolo «regolamentazione della ristorazione in abitazione privata» che mira a dettare le linee guida per lo sviluppo di questo business

MILANO - Persone accomunate dalla passione per il buon cibo, riunite attorno a una tavolata per pranzi e cene direttamente all’interno della casa di chi la cena la prepara passo dopo passo. E’ il fenomeno dell’home restaurant, sbarcato in Italia con l’avvento delle piattaforme di sharing economy, che unisce gli amanti del buon cibo a quei cuochi che, pur non avendo un ristorante, mettono a disposizione di tutti le loro abilità culinarie e la propria casa.

Regolare l’home restaurant
Un fenomeno che abbraccia tutta la penisola da Nord a Sud e che ha visto l’esplosione di piattaforme come Gnammo, duramente contestate dalle associazioni dei commercianti. Motivo? La mancata regolamentazione. Una legge, tuttavia, sul fenomeno dell’home restaurant è pronta per approdare alla Camera, subito dopo il referendum costituzionale del 4 dicembre. Una normativa dal titolo «regolamentazione della ristorazione in abitazione privata» che mira a dettare le linee guida per lo sviluppo di questo business.

Un po’ di numeri
Secondo una ricerca di Confesercenti, l’universo degli home restaurant, solo nel 2014, ha fatturato nel nostro Paese 7,2 milioni di euro. Ben 7mila i cuochi social attivi, oltre 37 mila gli eventi social eating andati a buon fine, con una partecipazione di circa 300 mila persone. E un incasso medio stimato, per singola serata, pari a 194 euro. Lombardia (16,9%) Lazio (13,3%) e Piemonte (11,8%) le regioni in cui il fenomeno è più diffuso.

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La legge
La legge in arrivo a Montecitorio, già approvata in Commissione Attività Produttive, fissa alcuni paletti di natura fiscale per evitare che quella dei cuochi diventai, di fatto, un’attività professionale «in nero». Ecco i limiti più importanti previsti per le piattaforme di home restaurant:
- massimo 500 pasti l’anno e 5mila euro di incasso per cuoco (calcolati ad abitazione);
- chi apre un home restaurant è tenuto a presentare la cosiddetta  "Scia", ossia la dichiarazione di inizio attività commerciale, pena il pagamento di una multa che va dai 2500 ai 15mila euro;
- i pagamenti debbono avvenire necessariamente attraverso le piattaforme digitali con pagamenti elettronici;
- le piattaforme digitali dovranno verificare i requisiti minimi di abitabilità delle case e una minima conoscenza da parte dei cuochi delle modalità di trattamento dei cibi;
- ai Bed & Breakfast è vietato praticare attività di home restaurant;

La questione delle norme igieniche
Di fatto la legge non prevede l’ingresso nel processo dell’al per i controlli igienico-sanitari. Questo perché, secondo il parere della Commissione si tratta di case private e attività che rappresentano solo una piccola integrazione al reddito. L’unico limite previsto è il controllo di abitabilità che deve avvenire direttamente da parte delle piattaforme digitali. Questo è un punto piuttosto dibattuto, specie dalle associazioni di consumatori.