24 aprile 2024
Aggiornato 16:00
vita da social

Come nasce il termine «ciaone»

L'hanno usato tutti, ora persino il politico Ernesto Carbone all'indomani del flop al referendum delle trivelle. Ecco da dove arriva il termine «ciaone»

ROMA - Quando una terminologia, grazie al web e ai social network, diventa un vero e proprio tormentone, tanto che a utilizzarlo sono pure i politici, all’indomani del flop al referendum delle trivelle. Ed ecco che un termine di uso comune, di un vocabolario prettamente adolescenziale e universitario, spopola.

Il «ciaone» del Pd dopo il referendum
A scatenare le polemica è stato niente meno che il deputato renziano del Pd Ernesto Carbone che dopo la vittoria del Partito Democratico al referendum sulle trivelle, ha salutato ironicamente con un «ciano» tutti coloro che avevano confidato nel raggiungimento del quorum. L’obiettivo del Pd di Renzi, infatti, era proprio quello di ottenere un largo astensionismo. Risultato praticamente raggiunto dato che solo il 32% degli italiani si è recato alle urne. L’espressione «ciaone» utilizzata da Carbone ha scatenato una serie di risposte piuttosto piccanti da parte di esponenti di maggioranza e opposizione, tanto che Carbone è stato costretto a ridimensionare la sua uscita.

Come nasce il termine «ciaone»
Ma da dove arriva il termine «ciaone»? Il termine diventa celebre nel 2014 grazie a una battuta del film «Confusi e Felici» di Massimiliano Bruno, nella scena in cui Caterina Guzzanti pronuncia un «ciaone» davanti allo psicologo Claudio Bisio. Eppure la terminologia era già in uso da qualche tempo, ripresa dallo speaker radiofonico Ignazio Failla, sulla trasmissione Dimensione Suono Roma e grazie al gusto di un gelato soprannominato «ciaone» proprio da una gelateria della capitale. La terminologia, come spesso accade, è resa celebre poi dai personaggi famosi che la pronunciano. Nel caso di «ciaone» emblematica è stata l’uscita della cantante Emma Marrone dell’edizione 2014 di «Amici». Insomma, unendo le varie fonti, la nascita della terminologia diventata di dominio pubblico e politico è sicuramente da ricercarsi nella capitale.

La forza dei social network
A dettare le regole più che mai, al giorno d’oggi, sono i social network, da Facebook, a Twitter e l’ultimo va per la maggiore quando si parla di hashtag. Veri e propri cocktail di parole e neologismi che si trasformano in tormentoni. E così è stato per il termine «ciaone» che, probabilmente, da una spiaggia di Ostia è rimbalzato avidamente sui social network, dilagando a macchia d’olio. Che poi rappresenta un po’ l’espressione italiana: dalla radio alla gastronomia, al politico che, per simpatia, beffeggia i suoi avversari. Ci sta. E poi ci sono anche tutte le varianti perché, vuoi non creare un tormentone nuovo? Su tutte vince #ciaoneproprio, con quel «proprio» rafforzativo tipico di chi sta per andare in vacanza alla faccia dei colleghi, sudati nell’ufficio in un giorno d’agosto con 30 gradi all’ombra. Insomma, il mondo dei tormentoni è in continua evoluzione e, per fortuna o sfortuna, grazie a internet, non ha confini territoriali. E per l’Italia, forse, è un bene.