Grandesso: il terrorismo usa la rete, ma vi resta impigliato
Dopo la stretta al web praticata dal ddl antiterrorismo, il presidente dell'Albo Nazionale Informatici Professionisti ci spiega perché, a suo avviso, la rete non è corresponsabile di accrescere l'influenza dei terroristi, ma, al contrario, può essere uno straordinario strumento di indagine. E perché la riservatezza delle operazioni in rete, nella maggior parte dei casi, è soltanto un'illusione.
ROMA - Il ddl antiterrorismo, con la severissima stretta imposta sul web e l'annunciato controllo delle comunicazioni che vi avvengono, ha messo la rete sul banco degli imputati. In effetti, la propaganda via internet rappresenta un ingrediente essenziale della forza dell'Isis, che, nella sua ascesa, non ci ha mai risparmiato video choccanti di decapitazioni e altri aberranti atti, peraltro montati ad arte per realizzare effetti quasi cinematografici. Secondo Maurizio Mapelli, Segretario dell'Associazione Italiana Professionisti Sicurezza Informatica (Aipsi), la rete può certamente essere un mezzo pericoloso, qualora utilizzato dai terroristi. Ma può trasformarsi, parimenti, in uno strumento utile di informazione, controllo e contrasto. Il DiariodelWeb.it ha sentito sul medesimo, delicato tema, anche Giovanni Grandesso, presidente dell'Albo Nazionale Informatici Professionisti (Anip), associazione no profit a cui è affiliato il network «Esperti.com».
GRANDESSO: LA RETE NON È COLPEVOLE. SEMMAI, LO È CHI LA USA - Possiamo dunque ritenere i media in generale, e la rete in particolare, «colpevoli» di coadiuvare l'ascesa e aumentare l'influenza di organizzazioni terroristiche? Per Grandesso, un simile ragionamento è indicatore di «una scarsa cultura digitale». «La rete in sè, intesa come infrastruttura tecnologica di apparati atti alla comunicazione fra dispositivi, non può essere considerata 'colpevole' di favorire in generale il terrorismo», risponde. Il presidente dell'Anip ritiene un «ragionamento molto banale» quello che porta a considerare il web come «veicolo in grado di agevolare, più in generale, azioni illecite quali il terrorismo ma anche la pedofilia, il traffico di droga o di armi e via dicendo. Basta porsi il quesito: senza la rete quei fenomeni verrebbero arginati? E quei fenomeni sono in qualche modo amplificati dalla presenza di un nuovo modo di comunicare?», si chiede. La sua risposta a tale quesito, pur in mancanza - specifica - di ricerche credibili e precise che possano supportare la sua idea, è comunque negativa. Quello che di certo si può osservare, in ogni caso, è che, se ritenessimo la rete responsabile di veicolare e amplificare certi messaggi, dovremmo fare altrettanto con tutti gli altri media: basti pensare alla difficile scelta che le testate giornalistiche offline hanno dovuto compiere più volte, ultimamente, decidendo se mostrare o meno i video degli atti terroristici. E, in alcuni casi, la scelta è stata quella di farlo.
IL WEB, POTENZIALE PERICOLO PER LA PRIVACY DEGLI ONESTI - Quello che però Grandesso sottolinea in modo particolare è che «l'avvento della tecnologia più in generale, con l'adozione non solo del nuovo mezzo per comunicare ma anche la crittografia delle comunicazioni, la steganografia o cifratura delle comunicazioni, il deepweb ha creato in qualche modo l'illusione che sia possibile comunicare in 'segretezza', favorendo la scelta di quel mezzo di comunicazione considerato ingenuamente 'sicuro' se utilizzato in concomitanza alle tecniche di occultamento. In realtà, la rete è il mezzo meno adatto per comunicare cose riservate, contrariamente all'opinione comune». Per l'esperto, insomma, il web, nel suo utilizzo, rappresenta spesso «un potenziale pericolo per la privacy delle persone oneste».
STRAORDINARIO MEZZO DI INDAGINE E CONTRASTO DEL CRIMINE - Insomma, la privacy delle nostre comunicazioni, in rete, non sarebbe così al sicuro come pensiamo. Lo stesso, però, dicasi per le operazioni online fatte dai criminali.Tale circostanza rende a maggior ragione il web «uno straordinario mezzo di indagine, fonte di innumerevoli informazioni ed indizi grazie ai quali è possibile risalire ed individuare i colpevoli, ovviamente in concomitanza ad adeguata azione di intelligence sul campo», spiega Grandesso. «La rete memorizza e lascia un'infinità di tracce ed indizi preziosissimi per gli investigatori. La tecnologia offre un gran numero di tecniche e strumenti utili atti a ricostruire serie di eventi ed accadimenti digitali da cui estrapolare congetture da verificare poi nella vita reale. Possiamo considerare la rete, ed i suoi componenti, come una grande 'scatola nera' simile a quelle degli aerei che registrano i dati di volo». Di qui, le grandissime potenzialità che sprigiona il web nella lotta ai fenomeni criminali, terroristici e non.
IN ITALIA MANCA UNA VERA INTELLIGENCE IN GRADO DI DOMINARE LO STRUMENTO - Insomma, anche Grandesso disegna l'immagine di una rete «a due facce»: potenzialmente utile e potenzialmente dannosa. «Come sempre, è l'uso degli strumenti che fa la differenza, sono sempre le persone i 'colpevoli', non gli strumenti.E lo strumento, di per sè, è inutile se non accompagnato da efficaci politiche di contrasto e dall'intelligenza delle persone», osserva. Il problema che rileva il presidente dell'Anip, semmai, è l'impreparazione di molti investigatori e addetti ai lavori nell'usare nel migliore dei modi lo strumento: la loro abilità nel campo, infatti, «non va oltre alla capacità di premere in sequenza una serie di pulsanti proposti a video e stampare la reportistica automaticamente prodotta dal software. Di vera 'intelligence' non si può parlare, riservata questa ad uno sparuto manipolo di eccellenze (informatici) riconosciute come 'valide' nel concreto solo dai colleghi (addetti ai lavori) ma in realtà mescolati nella massa che comprende anche coloro che a parole promettono miracoli o che godono di fama mediatica senza però possedere in realtà solide conoscenze». Ad ogni modo, secondo Grandesso, se anche la rete può essere utilizzata con finalità criminali, essa rimane prima di tutto «uno straordinario strumento per combattere in generale la criminalità, che sicuramente, rispetto ai metodi tradizionali, agevola le indagini».