19 aprile 2024
Aggiornato 19:30
Immigrazione

Degenera la situazione sulla Sea Watch 3, migrante si butta in mare per raggiungere Malta

Bambini a rischio disidratazione, ​​​​​​​Sea Watch e Mediterraneo danno rifornimenti alla Sea Watch 3. L'appello di 18 ong

Migrante sulla nave tedesca Sea Watch
Migrante sulla nave tedesca Sea Watch Foto: Chris Grodotzki ANSA

MALTA - «Uno dei 32 naufraghi a bordo di Sea Watch si è gettato in acqua cercando di raggiungere Malta». E’ quanto si legge sull’account Twitter dell’ong tedesca che il 22 dicembre scorso ha tratto in salvo nel Mediterraneo 32 migranti, tra cui tre bambini piccoli, e da allora è in attesa di una decisione europea sul porto dove farli sbarcare. Tre giorni fa Malta ha autorizzato l’ingresso della nave nelle proprie acque territoriali per le cattive condizioni meteo, ma ha negato la possibilità di attracco. «Per giorni hanno guardato la costa europea senza poterla raggiungere – ha aggiunto la ong – in mare da due settimane e con alle spalle mesi di detenzione nelle prigioni libiche. Hanno bisogno di un porto, ora». Il migrante è stato poi tratto in salvo e recuperato a bordo dell’imbarcazione dall’equipaggio.

Sea Watch e Mediterraneo danno rifornimenti alla Sea Watch 3

Sea Watch e Mediterraneo sono partite proprio oggi con due imbarcazioni da Malta per portare sostegno e rifornimenti alla nave Sea Watch 3. La loro missione ha tra i suoi scopi quello di portare supporto logistico e materiale alla nave, consentendo il cambio equipaggio e i rifornimenti, e «permettere ai parlamentari tedeschi di rendersi conto della situazione a bordo per poter fare pressione sul governo di Berlino», che non ha ancora dato risposta positiva alla richiesta di decine di città tedesche disponibili ad accogliere le persone salvate, e di spingere gli Stati europei, a cominciare da Malta e dall'Italia, a dare un porto sicuro, come il diritto di mare prevede, alle 49 persone soccorse dalla Sea Watch e dalla Professor Albrecht Penck di Sea Eye.

Bambini a rischio disidratazione, ASF invia esposto

Intanto arriva un esposto alla Procura della Repubblica di Napoli presentato oggi dall'associazione ASF-Avocats San Frontieres. «Sulla nave attualmente bloccata nelle acque territoriali maltesi - si legge - sono presenti tre bambini di 1, 3 e 7 anni affetti da mal di mare continui e quindi a forte rischio di ipotermia e disidratazione». In assenza di un provvedimento legislativo o decreto ministeriale specifico che ponga formalmente il divieto di attracco ai porti italiani delle navi umanitarie per motivi riguardanti la pubblica sicurezza o la pubblica incolumità, «non esiste alcun ostacolo di legge che impedisca l'attracco della Sea Watch al porto di Napoli o ad altro scalo italiano e lo sbarco perlomeno dei tre minori che versano in pericolo di vita». L'associazione chiede un intervento immediato delle autorità competenti per impedire un «esito drammatico» della situazione e salvaguardare la vita dei bambini a bordo.

L'appello di 18 ong

Esposto che segue l'appello congiunto lanciato da 18 ong per trovare una soluzione al più presto (A Buon Diritto Onlus, Acli, ActionAid, Amnesty International Italia, Arci, ASGI, CNCA, Centro Astalli, CIR Consiglio Italiano per i Rifugiati, Emergency, Salesiani per il Sociale, INTERSOS, Medici Senza Frontiere, Médecins du Monde Missione Italia, Medici per i Diritti Umani, Save The Children Italia, SenzaConfine, Terre des Hommes). Mentre il ministro Matteo Salvini continua a difendere la posizione italiana dei porti chiusi, diverse organizzazioni chiedono «con urgenza» all'Italia e agli altri Stati membri dell'Unione europea di attivarsi «senza ulteriori tentennamenti» affinché i 49 migranti da giorni bloccati in mare, tra i quali diversi minori inclusi bambini molto piccoli, possano immediatamente sbarcare in un porto sicuro e ricevere assistenza umanitaria e cure. «Non è possibile attendere oltre - continuano le organizzazioni - il meteo è in peggioramento ed è semplicemente inaccettabile che bambini, donne e uomini vulnerabili, che hanno già subito privazioni e violenze durante il viaggio, restino per giorni ostaggio delle dispute tra Stati e vedano ingiustamente prolungata la loro sofferenza senza che dall'Europa giunga un richiamo di tutti alle proprie responsabilità».