20 aprile 2024
Aggiornato 02:30
Russiagate

Trump chiede ai legali di limitare l'inchiesta e pensa all'amnistia

Secondo il Washington Post i legali del presidente americano stanno studiando vari modi per limitare l'inchiesta sul Russiagate e The Donald starebbe valutando la possibilità di usare i suoi poteri

Il presidente Trump pensa all'amnistia per il caso Russiagate.
Il presidente Trump pensa all'amnistia per il caso Russiagate. Foto: ANSA/ APPHOTO EVAN VUCCI ANSA

WASHINGTON - Trump starebbe pensando di graziare se stesso per l'inchiesta Russiagate. Secondo il Washington Post, gli avvocati del 45esimo presidente statunitense starebbero valutando scappatoie legali per depotenziare l'inchiesta sul Russiagate, o per arrivare a 'graziare' de facto le persone coinvolte nella vicenda che sta mettendo in seria difficoltà il presidente Usa. Una prospettiva «estremamente inquietante», ha commentato il senatore Mark Warner, l'esponente democratico di più alto profilo che siede nel Comitato intelligence del Senato Usa, che indaga sulla possibile collusione tra l'entourage del leader della Casa Bianca e la Russia. Secondo il Washington Post, che cita fonti anonime informate sul caso, alcuni legali di Trump stanno passando al vaglio le opzioni che potrebbero mettere un freno all'indagine del procuratore speciale Robert Mueller. In particolare, sarebbe stato il presidente in persona ad aver chiesto ai suoi consiglieri di verificare «i suoi poteri di graziare assistenti, membri della sua famiglia e anche se stesso» in connessione al Russiagate.

La linea degli avvocati secondo il Washington Post
La linea che gli avvocati pensano possa servire a minare, o quantomeno limitare l'inchiesta, è quella di puntare su possibili conflitti di interesse dello stesso Mueller, in modo da «bloccare il suo lavoro», sempre secondo le fonti del Post. Così dal partito democratico si è subito levata la voce di Warner, che oltre a dirsi molto preoccupato dalle indiscrezioni, ribadisce che l'ingerenza russa nelle presidenziali del 2016 «è stato un attacco alla nostra democrazia». Il senatore, in una nota, sottolinea che «sia il Comitato intelligence del Senato, sia il procuratore speciale Mueller stanno indagando per verificare se vi sia stato un qualche coordinamento tra la Russia e persone con un ruolo nella campagna di Trump».

Il portavoce del team legale si è licenziato
Queste verifiche, argomenta, sono ancora «allo stadio iniziale» e il fatto che il presidente ipotizzi un'amnistia «è estremamente inquietante", addirittura «graziare un singolo o più individui che possano essere stati in qualche modo coinvolti significherebbe oltrepassare un limite fondamentale». Poche ore dopo, secondo Politico, il portavoce del team legale del presidente americano ha lasciato l'incarico. Mark Corallo era il portavoce di Marc Kasowitz, che difende Trump nel Russiagate e dopo solo due mesi ha deciso di lasciare, secondo le fonti, perchè in dissenso con la strategia di screditare il procuratore Mueller, titolare dell'inchiesta e anche perchè allarmato dalle manovre del team legale e dalle fazioni in lotta tra loro. Per non parlare dei dubbi sulla veridicità di diverse questioni.