18 aprile 2024
Aggiornato 03:30
La stampa Usa grida allo scandalo, il Cremlino è prudente

Trump-Lavrov: inizia il disgelo, o sarà l'Artico a congelare di nuovo i rapporti?

Dopo l'incontro tra Donald Trump e Sergey Lavrov, la stampa americana ha subito annunciato il disgelo e gridato al complotto, per l'assenza della stampa e la tempistica 'sospetta'. Ma dietro a quell'incontro c'è molto di più

MOSCA – L'attesa visita del ministro degli Esteri Sergey Lavrov alla Casa Bianca, dove ha stretto la mano ufficialmente al presidente americano Donald Trump, ha fatto scalpore soprattutto per una ragione: è avvenuta poco dopo l'annuncio del licenziamento del numero uno dell'Fbi, James Comey. Un licenziamento giustificato da Washington come dettato dalla volontà di ricostruire la fiducia e l'affidabilità delle agenzie di intelligence, che in effetti, negli Stati Uniti, avrebbero davvero bisogno di una risistemazione. Non è sfuggito a nessuno, però, che proprio Comey stava indagando sul bollente dossier ribattezzato «Russiagate», che riguarda i presunti legami tra Trump e il suo team e il Cremlino.

I media americani gridano allo scandalo
Così, i media americani hanno fin da subito gridato allo scandalo, a causa della decisione della Casa Bianca di non dare accesso alla stampa all'incontro. Solo due fotografi erano presenti – ha specificato il team del Presidente Usa –, uno americano e uno russo, ad immortalare la stretta di mano intercorsa tra Trump e il suo ospite. A suscitare ancora più scandalo, il fatto che la foto sia stata diffusa solo da parte russa, e non dalla Casa Bianca.

Teorie complottiste
Così, tale circostanza in breve ha favorito il diffondersi di teorie «complottiste» sui media americani. Il New York Times, in particolare, sottolinea il tempismo sospetto della visita, proprio in corrispondenza del licenziamento di Comey, e solleva dubbi sulla decisione di chiudere l'incontro alla stampa americana, che in quelle ore si stava occupando della tanto discussa mossa di Trump. Secondo il quotidiano della Grande Mela, il risultato è stato un colpaccio pubblicitario per Mosca, perché, a fronte dell'assoluto riserbo di Washington, la Russia si è affrettata a pubblicare tre fotografie: una diffusa dal ministero degli Esteri, una dall'ambasciata russa e l'ultima dall'agenzia di stampa ufficiale Tass.

Lavrov e il falso stupore sul licenziamento di Comey
Altra circostanza che ha attirato l'attenzione dei media, il siparietto tra Lavrov e una giornalista della Nbc, che, mentre il Ministro russo e il Presidente americano posavano per le foto, ha approfittato per chiedere conto a Lavrov del licenziamento di Comey. «Licenziato? Stai scherzando! Stai scherzando!», ha risposto il titolare degli Esteri russo in inglese, con un'evidente battuta, forse ricordando di aver già avuto a che fare con quella giornalista «dispettosa». Durante la visita di Tillerson a Mosca ad aprile, infatti, la corrispondente estera di Nbc News aveva gridato una domanda prima che i diplomatici si fossero seduti per la conferenza stampa, con il solo risultato di essere accusata dal ministro degli Esteri russo di mancanza di decoro.

L'ultima visita di Lavrov a Washington nel 2013
Ad ogni modo, al di là di queste polemiche l'incontro avvenuto tra Lavrov e Trump è certamente significativo. Soprattutto perché Lavrov ha visitato Washington nel 2013, l'ultima volta, un anno prima dell'annessione della Crimea alla Russia e due anni prima dell'inizio delle operazioni russe in Siria. Per Trump, dal suo insediamento, è stato dunque il faccia a faccia al più alto livello con un rappresentante della Russia. Non è un caso che gli osservatori di tutto il mondo si stiano chiedendo se quella stretta di mano sia l'inizio del disgelo tanto ventilato e poi continuamente posticipato.

La stampa Usa grida al disgelo
Secondo Politico, autorevole sito americano molto informato su ciò che avviene a Washington, l'incontro tra Lavrov e Trump sarebbe avvenuto per via di una richiesta esplicita avanzata dal presidente Vladimir Putin nell'ultima telefonata intercorsa con il suo omologo americano. Al di là che tale indiscrezione sia confermata o meno, Politico ben riassume il punto di vista della stampa americana (specialmente quella di simpatie democratiche) sulla questione: «sotto alcuni aspetti chiave, questo incontro è un acconto sulla promessa di reset lanciata da Trump in campagna elettorale. O almeno, un primo passo formale verso la prospettiva di rinnovate relazioni» con Mosca, a cui – secondo la testata – Trump non avrebbe mai rinunciato davvero.

La prudenza di Mosca
Da parte russa, invece, l'analisi è più prudente. Lo stesso Cremlino stima sia ancora troppo presto per parlare di un disgelo nelle relazioni tra la Russia e gli Stati Uniti. «E' troppo presto per trarre conclusioni», ha detto ai giornalisti il portavoce del Cremlino Dmitri Peskov. «Il fatto che vi sia un dialogo è una cosa molto positiva. I presidenti hanno parlato al telefono per tre volte e in continuità con questo dialogo Rex Tillerson è stato ricevuto a Mosca e Sergey Lavrov è stato ricevuto a Washington», ha aggiunto Peskov. «Dobbiamo comunque mantenere un cauto ottimismo per il momento, perché abbiamo molto lavoro davanti a noi», ha insistito il portavoce del Cremlino. La prudenza, in effetti, è doverosa, perché, per quel poco che si sa al momento, Stati Uniti e Russia potrebbero tornare a scontrarsi su tanti teatri: in quello siriano, ucraino, ma anche in quello afghano, libico, asiatico. Per non parlare dell'Artico. Perché ciò che gran parte della stampa ha mancato di notare è che, dopo Washington, Lavrov si sarebbe recato in Alaska, terra affacciata sull'Artico, strategico per entrambe le potenze.

Occhi sull'Artico
Proprio a tal proposito, pochi giorni fa, l'ammiraglio Paul Zukunft, comandante della Guardia costiera Usa, si era detto convinto che Washington stia rischiando di perdere la propria supremazia nell'Artico. E ha chiesto, dunque, più mezzi, per ridurre l'enorme distanza tra i due rompighiaccio americani e i quaranta della Russia in servizio nella regione. Il risultato sarà dunque la ripresa accelerata da parte di Washington del programma di costruzione di rompighiaccio pesanti.

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Un nuovo terreno di scontro?
E che l'Artico sia strategico per la Russia, noi del Diario ve lo abbiamo già raccontato. Proprio per difendere i propri interessi nella regione, negli ultimi anni la Russia vi ha fortemente investito, non solo con l'estrazione di idrocarburi, ma soprattutto incrementando la rotta del Mare del Nord, in alternativa alle rotte tradizionali attraverso Europa e Asia. Non solo: Mosca ha anche attivato una serie di misure militari a scopo difensivo, data la crescente attenzione dei Paesi Nato verso l'Artico. Almeno da un biennio, l'esercito russo ha condotto un costoso sforzo per restaurare e modernizzare gli avamposti dell'era sovietica, ricostruendo le vecchie basi aeree e dislocando nuovi mezzi di difesa aerea nella regione. In tale contesto, la prudenza del Cremlino è forse l'atteggiamento più saggio di tutti.