25 aprile 2024
Aggiornato 09:00
L'accusa della Süddeutsche Zeitung riportata dalla Deutsche Welle

Germania, quei passaggi scomodi «censurati» dal Governo nell'ultimo Rapporto sulla Povertà

Secondo alcuni media tedeschi, il Governo di Angela Merkel avrebbe edulcorato l'ultimo Rapporto sulla Povertà, cassando dei passaggi tanto scomodi quanto significativi...

BERLINO - E' stato un anno delicato per Angela Merkel, e quello che verrà sarà ancora più cruciale. Con l'appuntamento elettorale alle porte, la crisi migratoria, l'emergenza terroristica e l'ascesa della destra estrema (Afd) di Frauke Petry, le sfide che attendono la Cancelliera sono numerose e tutt'altro che di facile risoluzione. La strage di Berlino al mercatino di Natale non sembra aver sostanzialmente intaccato la popolarità della Merkel, popolarità che tuttavia ha già subito un innegabile colpo con la crisi dei rifugiati. E il sempre maggior successo dell'Afd in un Paese, come la Germania, storicamente poco incline alle formule demagogiche è un segnale da non sottovalutare.

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Quel pasticciaccio del ministero del Lavoro tedesco
Sarà forse per questo che il Governo della Cancelliera si dimostra particolarmente attento, in un periodo tanto cruciale, a non compiere passi falsi. Addirittura sull'immigrazione, Angela sembra aver assunto posizioni ben più popolari rispetto al passato. Ma, secondo le indiscrezioni diffuse dall'emittente televisiva Deutsche Welle, proprio in queste ore Merkel e i suoi ministri sarebbero vistosamente inciampati in un «pasticciaccio» che ha già scatenato le polemiche e che potrebbe costare al Governo qualche punto di gradimento. Il Ministero del Lavoro tedesco, infatti, avrebbe «censurato» alcune parti dell'annuale Rapporto sulla Povertà e la Ricchezza, ufficialmente non ancora diffuso, salvo la bozza trapelata alla stampa intorno al 12 dicembre scorso.

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Passi «dimenticati»
Secondo quanto riportato dal quotidiano tedesco Süddeutsche Zeitung, l'esecutivo di Angela Merkel avrebbe, in particolar modo, «stemperato» alcuni passaggi della quinta edizione del documento, al fine di offrire ai tedeschi una fotografia dello stato dell'arte ben più generosa della realtà. I passaggi «dimenticati» riguarderebbero la maggiore influenza politica che le persone più abbienti in Germania vantano rispetto ai meno abbienti. Ad ogni modo, il documento certifica che il numero dei poveri nel Paese generalmente considerato la «locomotiva d'Europa» è in preoccupante aumento.

Crisi della rappresentanza politica
Il Süddeutsche Zeitung, in particolare, sostiene che alcuni passaggi sarebbero stati stralciati a partire da una versione precedente del documento, come quello in cui si affermava: «È significativamente più probabile che dei cambiamenti politici avvengano quando sono sostenuti dalle categorie a maggior reddito». Non solo: il rapporto originario denunciava anche una «crisi della rappresentanza politica», sottolineando che «le persone con un reddito più basso rinunciano alla partecipazione politica perché, secondo la loro esperienza, quando devono prendere delle decisioni i politici tengono in minor considerazione le loro opinioni».

I più tutelati e rappresentati nel processo decisionale sono i più ricchi
Partecipazione politica, insomma, strettamente legata al livello di ricchezza e di benessere: i più potenti, rappresentati e tutelati, in Germania, sarebbero indiscutibilmente i più ricchi. Una tesi che emergerebbe da un altro passo cassato: «Non solo accade, in Germania, che persone con livelli di reddito diversi prendano parte alla politica in misura diversa, ma c’è anche, chiaramente, una disparità di condizioni, a detrimento dei più poveri,  nel processo decisionale in  politica». Ulteriore passaggio «scomparso» sarebbe quello che, secondo i media citati, parlerebbe di  «influenza del lobbismo» e «rappresentanza di interessi speciali».

Perché?
La Deutsche Welle ha interpellato uno degli autori dello studio, il ricercatore Armin Schäfer dell’Università di Osnabrück, che lo ha realizzato su commissione del Ministero del Lavoro e degli Affari Sociali. Schäfer ha affermato di non conoscere la motivazione per cui alcuni passaggi possano essere stati esclusi dal documento finale, e di non voler fare congetture in merito. «Siamo stati incaricati di produrre uno studio, ed è quello che abbiamo fatto», ha spiegato Schäfer. E ha aggiunto: «Il Rapporto sulla Povertà e la Ricchezza è un rapporto del Governo, per cui possono includere o escludere quello che vogliono. Presumibilmente ci sono delle discrepanze tra le varie versioni, ma io non sono l’autore del rapporto stesso, e non mi sono occupato della scelta su cosa includere». Schäfer ha peraltro fatto notare che lo studio che lui e i suoi coautori hanno consegnato al Governo lo scorso giugno, paradossalmente, è disponibile su una pagina web dell'esecutivo stesso. «Se ci date un’occhiata, potete cercare di giungere voi stessi a una spiegazione sul perché alcuni passaggi non siano poi stati inclusi nell’ultima versione del rapporto».

Dalla bozza al documento finale
La Deutsche Welle ha anche riportato la dichiarazione della portavoce del ministro del Lavoro, Simone Stelten, secondo la quale il Ministro ha reso pubbliche le informazioni raccolte per il rapporto. Stelten ha poi aggiunto che il documento citato dalla Süddeutsche Zeitung era una «prima bozza interdipartimentale», che rappresenta solo «una fase preliminare della stesura del rapporto».«Il fatto che vengano apportati dei cambiamenti in questa fase non riflette solo la natura delle discussioni interdipartimentali, ma è proprio il loro obiettivo», si legge nella nota del ministero del Lavoro.

Le proteste delle opposizioni
Le rivelazioni dei media hanno suscitato piccate proteste da parte delle opposizioni. «Dobbiamo parlare apertamente dei problemi della nostra democrazia – tutto il resto è solo acqua portata al mulino dei populisti», ha osservato a SZ la portavoce del Partito dei Verdi, Brigitte Pothmer. Sulla stessa linea i socialdemocratici, preoccupati all’idea che alcuni passaggi della bozza iniziale siano stati cancellati in nome di interessi specifici all’interno dell’attuale Governo. «Sarebbe spiacevole, ma non sorprendente, scoprire che dietro questa mossa c’è l’ufficio della Cancelliera», ha detto il vice capogruppo parlamentare della SPD, Karl Lauterbach, al Berliner Zeitung. «I passaggi in questione si limitano a descrivere ciò che già sappiamo. Uno dei problemi più evidenti della povertà è che i poveri non hanno voce».

Mancanza di trasparenza
Di certo, il quadro tracciato dalla Deutsche Welle e dalla Süddeutsche Zeitung apre un caso destinato ad alimentare le polemiche, in un contesto politico tutt'altro che privo di tensioni. Perché fotograferebbe una sostanziale mancanza di trasparenza da parte del Governo di Angela Merkel, forse nel tentativo di non causare ulteriori «fughe di consensi». Una vicenda, oltretutto, che dai tedeschi, puntigliosissimi quando si tratta di rimbrottare le «intemperanze» economiche dei colleghi del Sud, proprio non ci si aspetterebbe.