28 marzo 2024
Aggiornato 13:30
E' braccio di ferro tra Assange e Erdogan

La Turchia nel mirino di Wikileaks: sul genero di Erdogan l'ombra dell'Isis

Wikileaks ha pubblicato migliaia di e-mail compromettenti di Berat Albayrak, ministro dell'Energia e genero di Erdogan. E le rivelazioni sono scioccanti

Il presidente turco Tayyp Recep Erdogan.
Il presidente turco Tayyp Recep Erdogan. Foto: Shutterstock

ANKARA - Mentre la situazione del Paese si fa sempre più drammatica, con l'ultimo sanguinoso attentato che ha colpito la capitale Istanbul e la sempre più autoritaria stretta perpetrata dal sultano Erdogan (che ha di recente presentato ufficialmente la tanto vagheggiata legge di riforma iperpresidenziale), nuove ombre si addensano sulla Turchia. Che è finita in questi giorni nel mirino di WikiLeaks, dopo che il network ha pubblicato 57.000 e-mail del genero di Erdogan, il ministro dell'Energia e delle Risorse naturali Berat Albayrak.

Nel mirino di WikiLeaks
E-mail dal contenuto decisamente compromettente, visto che rivelano la forte influenza di Abayrak nelle stanze del potere, e le trame nascoste di un governo sempre più accentratore ed autoritario. Non solo: perché quei messaggi, che coprono il periodo 2000-2016, scoperchiano anche nuovi, inquietanti dettagli sui presunti contatti con l'Isis di cui Mosca ha non troppo tempo fa esplicitamente accusato Ankara.

L'ombra dell'Isis
E' proprio questa, probabilmente, la rivelazione più scioccante di tutte: perché Abayrak potrebbe aver avuto legami indiretti con lo Stato islamico nel controverso campo del commercio di petrolio – un commercio che, non a caso, foraggia le operazioni del gruppo terroristico –, attraverso una società chiamata Powertrans.

Quel monopolio a Powertrans
Nel novembre 2011, infatti, il governo turco bandì il trasporto stradale e ferroviario di petrolio dentro e fuori dal Paese, fatta eccezione per la società Powertrans. A tale compagnia venne infatti concesso un monopolio sul trasporto dell'oro nero dal Kurdistan iraqeno alla Turchia. Secondo i media, la società, nel 2014 e nel 2015, avrebbe introdotto del petrolio prodotto dall'Isis nelle navi turche.

Le e-mail che inchiodano il genero di Erdogan
In una delle e-mail pubblicate da Wikileaks, il genero di Erdogan ha negato qualsiasi collegamento con Powetrans, scrivendo al suo avvocato: «Non ho mai avuto quei legami con la compagnia!». Tuttavia, l'organizzazione di Julian Assange ha pubblicato ben 32 scambi di e-mail che contengono la parola chiave «Powertrans», comprese alcune comunicazioni in cui Abayrak forniva suggerimenti alla compagnia in merito a questioni riservate quali i salari.

Le accuse del parlamentare Erdem
Le accuse rivolte ad Ankara di «sospetta vicinanza» con i miliziani dello Stato islamico, tuttavia, non sono nuove. Nel dicembre 2015, il parlamentare di opposizione Eren Erdem ha accusato la famiglia di Erdogan di avere legami con l'Isis, soprattutto per quel che riguarda il traffico di petrolio, puntando il dito in particolare contro Abayrak. Proprio per questo motivo, Erdem è stato messo sotto processo per tradimento.

Anche la Russia ha puntato il dito contro Ankara
Tra i massimi accusatori di Ankara vi è anche la Russia, in particolar modo dopo la crisi scoppiata a seguito dell'abbattimento del jet russo sul confine siriano nel novembre 2015. Fu proprio il vice ministro della Difesa Antonov a indirizzare al «nemico» turco un infuocato discorso, in cui imputava ad Erdogan e alla sua famiglia di essere coinvolti in traffici illeciti con i terroristi di Daesh.

La stretta sui media e sui social
Il dossier di Wikileaks mette a nudo anche le mosse del governo per perpetrare una stretta sui media e sulla libertà di espressione. Sarebbero infatti diverse le e-mail che mostrano come, dalle proteste del 2013, l'AKP, il partito di Erdogan, abbia investito sforzi ed energie nel controllo dei social media, addirittura assumendo persone che si occupassero di controllare e influenzare la messaggistica su Twitter, bloccando il normale accesso alla piattaforma entro il territorio turco.

Il triste primato di Ankara nella libertà di stampa
Ma il braccio di ferro tra Julian Assange e la Turchia dura almeno dallo scorso agosto, quando Wikileaks pubblicò il database di e-mail del partito di Erdogan. Il quale rispose, come nel suo stile, bloccando l'accesso al sito di Wikileaks, tutt'oggi difficile da raggiungere in Turchia. Non è un caso che Ankara, ancora oggi ufficialmente in lizza per entrare a far parte dell'Ue (anche se le trattative, fortunatamente, si trovano a un punto morto), si collochi al 151esimo posto su 180 Paesi nell'Indice 2016 della Libertà di stampa compilato da Reporter senza frontiere, e che abbia addirittura sottratto alla Cina la medaglia d'oro per numero di giornalisti incarcerati.