Obama saluta (ma non troppo) il palcoscenico internazionale
L'uscita di scena di Barack Obama è stata in grande stile, dal vertice Apec di Lima. Uscita di scena, ma non del tutto: perché, ha promesso, interverrà se vedrà minacciati i valori fondamentali
NEW YORK - Il presidente degli Stati uniti Barack Obama ha salutato i leader mondiali ieri, nell'ultimo grande vertice al quale ha preso parte, ma ha chiarito che potrebbe rompere la tradizione che vede gli ex inquilini della Casa bianca tacere, se dovesse vedere minacciati i valori americani.
Uscita di scena in grande stile
Il grande carisma del presidente uscente, ne ha fatto una rock star della politica internazionale durante gli otto anni di presidenza e c'era da attendersi un'uscita di scena di livello, come quella imbastita a Lima, in Perù, in occasione del vertice della Cooperazione economica Asia-Pacifico (Apec). Anche perché il suo successore designato, Donald Trump, pare avere un'impostazione molto diversa su quello che sta a cuore a molti capi di stati e di governo di quell'area del mondo: il commercio internazionale.
Il dopo Casa Bianca
Parlando nella conferenza stampa finale del vertice, Obama si è rivolto sia alla platea internazionale che a quella americana, dopo che diversi leader hanno salutato con una certa emozione il leader uscente. E, sulla sua vita una volta che avrà traslocato dalla Casa bianca, è stato chiaro. «Porterò Michelle in vacanza», ha detto, facendo riferimento alla First Lady. «Mi riposerò un po', trascorrerò del tempo con le mie ragazze (le due figlie, ndr.), scriverò e rifletterò».
Innovatore
Fin qui nulla di troppo diverso dai suoi predecessori. Ma è su un eventuale suo ruolo politico, che Obama si è dimostrato ancora una volta un innovatore. «Voglio essere rispettoso del mandato e dare al presidente eletto un'opportunità di portare avanti la sua piattaforma», ha spiegato. «Come cittadino americano che ha profondamente a cuore il suo paese - ha però aggiunto -, se ci sono casi specifici che abbiano poco a che fare con proposte o con la battaglia politica ma fanno al cuore di questioni che incidano sui nostri valori o ideali, e se io penso che sia necessario o utile difendere quegli ideali, allora io esaminerà quando ciò accadrà».
Cambio di rotta
Si tratta di un cambio di rotta rispetto ai suoi predecessori, che tendenzialmente evitano di entrare nell'agone politico dopo la presidenza. Lo stesso George W. Bush, predecessore di Obama, si è guardato bene dal prendere parte al dibattito.
Tiepida difesa della globalizzazione
Obama si è lanciato in una difesa tiepida della globalizzazione, rispetto alla quale Trump appare molto più ostile. Il presidente uscente ha detto che un mondo sempre più senza confini ha portato a «avanzamenti storici nella prosperità, nell'educazione e nella salute», pur ammettendo che la globalizzazione ha avuto dei vincitori e dei perdenti. «Quando lavoro e capitale possono muoversi attraverso i confini, quando i lavoratori hanno meno leva, quando ricche corporation sembrano giocare con regole diverse, allora le comunità dei lavoratori rischiano di essere colpite in maniera particolarmente dura», ha spiegato. «Questo - ha aggiunto - può riverberarsi nella nostra politica. Questo è il motivo per il quale io credo fermamente che una delle nostre principali sfide negli anni avvenire nelle nostre nazioni e tra loro sarà quella di garantire che i benefici dell'economia mondiale siano condivisi».
Rassicurazioni
Per quanto riguarda il suo successore, Obama ha cercato di rassicurare i leader. Parola d'ordine: «Aspettare e vedere». E anche sul Partenariato Trans-Pacifico (Tpp), l'accordo di libero scambio asiatico-americano che Trump ha detto di non voler far ratificare, Obama s'è detto certo che sia ancora una partita da giocare. «Una volte che entri nell'Ufficio ovale, una volta che inizi a interagire con i leader mondiale, una volta che vedi la complessità delle questioni, allora si formano le tue idee», ha spiegato.
Eredità
Per quanto riguarda la sua eredità alla Casa bianca, Obama ha dato una valutazione positiva. «Alla fine del giorno e alla fine degli otto anni - ha spiegato - posso guardarmi indietro e dire che ho fatto abbastanza quello che ritenevo giusto. Questo non vuol dire non aver fatto errori. Vuol dire che aver rispettato il giuramento e gli impegni presi con la gente che mi ha eletto».
(Fonte Afp)
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