27 aprile 2024
Aggiornato 07:00
Tradizionale amico degli Usa e nemico della Russia

Il Giappone tra Putin e Trump: il reset con Mosca e le nuove sfide con Washington

Il Giappone è sempre più presente sulla scena internazionale. E mentre si parla di un riavvicinamento con il nemico storico russo, la presidenza Trump apre diverse incognite

TOKYO - Si torna a parlare di Giappone, come mai prima d'ora. Lo sperduto arcipelago che si estende nell'Oceano Pacifico, dalla storica propensione all'isolamento e alla strenua difesa delle tradizioni nazionali, suscita sempre più la curiosità degli analisti occidentali, e non solo. In queste ore, a Tokyo volgono lo sguardo dalla Russia, dove si ventila uno storico avvicinamento tra le due potenze, tradizionalmente rivali.

Un riavvicinamento con la Russia
Dopo l'incontro a margine del summit Apec tra il presidente russo Vladimir Putin e il premier giapponese Shinzo Abe, si parla addirittura della firma di un trattato di pace tra Mosca e Tokyo, che dopo la fine della Seconda Guerra Mondiale hanno siglato soltanto un armistizio. Lo scenario è stato evocato dallo stesso Abe, che ha sottolineato però come «un solo summit» non sia «sufficiente per raggiungere una simile decisione»

Relazioni complicate
In effetti, tra Russia e Giappone non scorre, storicamente, buon sangue, a causa della disputa territoriale intorno alle isole Curili, territorio russo rivendicato da Tokyo e da quest'ultimo chiamato «Territori del Nord». Abe ha di recente chiarito che, in proposito, la posizione giapponese non è cambiata, ma ha anche aperto alla possibilità di raggiungere un compromesso vantaggioso per entrambe le potenze.

Verso una maggiore cooperazione economica
Eppure, il sentore che qualcosa, nelle relazioni tra Mosca e Tokyo, stia cambiando c'è da tempo. A settembre, Putin e Abe si sono incontrati in occasione del Forum economico di Vladivostok, durante il quale hanno avuto una bilaterale di tre ore. A conclusione della quale Putin ha annunciato la sua visita in Giappone prevista per il 15 dicembre prossimo. La (quasi) rinnovata amicizia tra Russia e Giappone ha anche radici economiche. Non a caso, il gigante russo del gas Gazprom ha annunciato l'allargamento della propria cooperazione con le compagnie giapponesi, dato che quello di Tokyo è uno dei più grandi mercati energetici del mondo.

Trump favorirà il reset?
Anche la contingenza geopolitica attuale sembra favorire il reset tra le due potenze. Innanzitutto, a seguito del nuovo atteggiamento – che si preannuncia più conciliante – degli Usa (da sempre fondamentali partner del Giappone) nei confronti di Mosca, con un Donald Trump più disponibile del suo predecessore a concedere a Tokyo il proprio benestare in vista di un riavvicinamento con Putin.

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Il Pivot to Asia di Obama, con al centro il Giappone
Quanto ai rapporti tra Tokyo e Washington, l’elezione di Trump alla Casa Bianca apre più di un’incognita. Stando alle dichiarazioni elettorali, il nuovo Presidente sarebbe intenzionato a chiedere al Giappone di assumersi più responsabilità internazionale nella regione asiatica, pagando salatamente il prezzo della presenza locale delle truppe americane. Gli Stati Uniti di Obama hanno guardato con grande interesse all’Estremo Oriente, cercando di preservare la propria influenza nell’area nell’ambito della strategia ribattezzata da Hillary Clinton «Pivot to Asia». E in quella strategia, il Giappone è stato centrale, specialmente in un’ottica di contenimento dell'espansionismo cinese.

Le nuove ambizioni globali giapponesi
Contemporaneamente, Obama ha appoggiato le ambizioni del presidente Abe a proiettare nuovamente il Giappone in una dimensione globale. A fine marzo scorso è entrato in vigore un nuovo pacchetto di emendamenti che permetterà al Giappone di esercitare la difesa collettiva dopo un lungo e controverso dibattito che ha visto la mobilitazione di una grossa parte dell’opinione pubblica, contraria alla nuova reinterpretazione dell’articolo IX della Costituzione fortemente voluta dall’amministrazione Abe. La nuova legislazione rappresenta un punto di svolta per il Giappone, la cui totale riluttanza nell’assumere un ruolo strategico militare sullo scacchiere regionale ed internazionale era stata per lungo tempo sancita formalmente proprio dall’articolo IX della Costituzione e dalla Dottrina Yoshida elaborata durante gli anni della Guerra Fredda.

Il ruolo più attivo di Tokyo nell'alleanza con gli Usa
Con l’approvazione della nuova legislazione, l’Amministrazione Abe ha lanciato un forte segnale ai propri alleati, sottolineando il nuovo ruolo del Giappone sulla scena internazionale, ed espandendo la partnership strategica con Washington attraverso la revisione delle Guidelines for U.S.-Japan Defence Cooperation nell’aprile 2015. Così, Tokyo ha iniziato ad assumersi un ruolo più attivo e dinamico all’interno dell’alleanza, ricoprendo una serie di compiti che vanno dal pattugliamento congiunto con la marina americana di aree anche al di fuori dei confini giapponesi, alla difesa antimissilistica, ma anche attività di intelligence, sorveglianza e ricognizione (ISR) coordinate attraverso i rispettivi Security Consultative Committee (SCC).

La Abeconomics
E poi c’è il versante economico, con il Giappone che, come molti Paesi europei, deve affrontare numerose sfide: dall’invecchiamento della popolazione, a un incremento del Pil molto modesto, a una debole domanda interna fino a un debito pubblico enorme. Sfide a cui Abe cerca di rispondere con la cosiddetta «Abeconomics», che attira l’interesse degli osservatori occidentali. Un programma che però, nonostante riforme e manovre finanziarie e monetarie, non sembra ottenere i risultati previsti. Proprio in questo quadro si colloca la forte contrarietà espressa da Abe alla decisione di Trump di ritirare gli Usa dal TPP, che avrebbe invece offerto al Giappone la possibilità di dare un forte slancio alle esportazioni specialmente verso l’allettante mercato nordamericano.

E con Trump?
Non è ancora chiaro quale sarà il nuovo approccio della politica asiatica degli Usa sotto Trump presidente. Di certo, la minaccia di chiedere all’alleato giapponese un contributo più generoso per la protezione americana, pena il disimpegno del grande partner, deve aver particolarmente impensierito Abe, a maggior ragione in un periodo in cui Tokyo si sta aprendo sempre più alla scena internazionale. E se a parole il premier giapponese, dopo il suo incontro con il nuovo inquilino della Casa Bianca, sembra aver «promosso» il tycoon, i timori e le preoccupazioni verosimilmente rimangono. Soprattutto ora che il nuovo leader dell’Occidente ha dato un colpo quasi mortale al TPP.