28 agosto 2025
Aggiornato 02:30
Analisti: calo ha però subito rallentamento in ultimi tre mesi

L'Isis ha perso il 28% del suo territorio in Siria e Iraq

Secondo la BBC, i jihadisti dello Stato islamico hanno perso il controllo di oltre un quarto del territorio da loro inizialmente occupato, ma le perdite sono attualmente in calo

Un combattente dell'Isis.
Un combattente dell'Isis. Foto: Shutterstock

MOSUL - I jihadisti del gruppo dello Stato islamico hanno perso il controllo di oltre un quarto del territorio da loro inizialmente occupato, secondo uno studio degli analisti dell'Ihs, rilanciato dalla Bbc. I dati confermano che l'Isis ha perso il 28% del territorio conquistato rispetto al mese di gennaio del 2015, momento di massima espansione (LEGGI ANCHE «Non solo Isis. Perché Mosul potrebbe trasformarsi in una nuova Aleppo»).

Isis in ritirata
Nei primi nove mesi di quest'anno, il territorio dell'Isis è sceso da 78mila chilometri quadrati a 65mila chilometri quadrati - una superficie equivalente alla dimensione dello Sri Lanka -, secondo gli analisti (LEGGI ANCHE "Isis al tramonto? Ecco le 14 città perse dal califfo in 19 mesi").

Perdite in rallentamento
Tuttavia, le perdite dell'Isis hanno subito un rallentamento negli ultimi tre mesi. Dallo scorso mese di luglio, infatti, l'Isis ha perso il controllo solo di 2mila e 800 chiolometri quadrati di territorio. Il rallentamento sembra coincidere con la riduzione del numero di attacchi aerei della Russia contro obiettivi dell'Isis, hanno osservato gli analisti dell'Ihs. All'inizio dell'anno, circa il 26% dei raid russi aveva come obiettivo postazioni dell'Isis, ma in estate questa percentuale è scesa al 17%, è stato spiegato.

Il ruolo della Russia
«Lo scorso settembre, il presidente Putin ha detto che la missione della Russia era combattere il terrorismo internazionale e in particolare lo Stato Islamico», ha ricordato Alex Kokcharov, principale analista di IHS Russia. «I nostri dati suggeriscono che non è stato questo il caso. La priorità della Russia è quella di fornire sostegno militare al governo di Assad e, molto probabilmente, trasformare la guerra civile siriana da un conflitto multi-partitico a un conflitto a binario unico, tra il governo siriano e gruppi jihadisti come lo Stato Islamico», ha aggiunto. Il Cremlino, però, ha più volte ricordato che il suo intervento in Siria ha inflitto un colpo mortale all'Isis. Già a marzo 2016 Putin etichettava l’operazione in Siria come un ottimo test per la tecnica militare russa e annunciava il ritiro: «l’obiettivo è stato raggiunto». Il presidente conteggiava che la Russia aveva compiuto 10.000 raid (fino a 75 al giorno), colpendo 30.000 obiettivi.

(Con fonte Askanews)