Brexit, nel Labour caccia al voto per restare nell'Ue
Scende in campo l'ex premier Gordon Brown per convincere i laburisti a schierarsi contro la Brexit
LONDRA - Scende in campo l'ex premier Gordon Brown, per quella che da molte parti viene ora descritta come la missione chiave degli ultimi 10 giorni di campagna verso il referendum sulla Brexit: convincere gli elettori laburisti ad andare a votare e votare per tenere il Regno Unito dentro l'Ue. Il motto con cui oggi Brown si lancerà nella mischia degli argomenti a favore e contro l'uscita della Gran Bretagna dalla casa europea è «lead, not leave», in un gioco di assonanze che esorta a «condurre, non lasciare» l'Ue.
Remain
«Da oggi sino alle 10 di sera del 23 giugno non mi fermerò un momento e non smetterò un attimo di spiegare perchè nove milioni di elettori laburisti hanno solo da guadagnare dalla permanenza nell'Ue», dirà Brown, secondo le anticipazioni riportate da molta stampa britannica. La mobilitazione dell'ex premier arriva sulla scia non solo delle preoccupazioni per l'avanzata del fronte contrario all'Unione europea nei sondaggi, ma anche delle polemiche sul tiepido approccio del leader laburista Jeremy Corbyn alla campagna referendaria.
La resa dei conti
Il partito laburista ha considerato la questione della Brexit il risultato di una resa de conti lanciata in seno al partito conservatore e ora va invertita la rotta con una chiara mobilitazione ai vertici, riflettono i media britannici dopo l'annuncio dello sprint guidato da Brown, che sarà coordinato con Downing Street «in modo discreto».
Riforme
Brown terrà un discorso a Leicester, con cui delineerà una serie di riforme a livello europeo che la Gran Bretagna, a suo avviso, può ottenere quando sarà alla presidenza di turno dell'Ue, nella seconda metà del 2017, referendum e incerte regole per l'uscita di Paesi membri permettendo. Tra le misure che il leader laburista proporrà figurano provvedimenti sui paradisi fiscali e un «fondo di solidarietà» per aiutare le comunità che si ritrovano a gestire un improvviso o imponente flusso di migranti.
Nodo immigrazione
L'immigrazione, secondo i sondaggi, si profila come elemento determinante nella scelta del voto per la consultazione popolare del 23 giugno. Ma il comitato «Britain Stronger in Europe», motore della campagna «Remain» (Restare) ritiene che a far la differenza e decidere l'esito del referendum possa essere davvero l'elettorato laburista: tra un terzo e addirittura metà di chi tradizionalmente vota Labour non ha ancora deciso come esprimersi, rileva The Guardian. L'intervento di Brown nella campagna referendaria del 2014 per il referendum scozzese sull'indipendenza è stato considerato cruciale.
Sindacati
A favore del «Remain» anche la direzione e i sindacati di British Telecom (Bt), gigante delle telecomunicazioni britannico, che hanno inviato una lettera congiunta a decine di migliaia di dipendenti del gruppo per difendere il mantenimento del Regno Unito nell'Unione europea al referendum del 23 giugno.
La presa di posizione di Bt
«Il voto avrà un impatto sull'economia e delle ripercussioni sulle imprese che operano nel Regno Unito. Quello che ci riguarda a Bt ed è una delle ragioni per le quali siamo favorevoli a rimanere in una Ue riformata», recita la lettera. La lettera è firmata dal presidente del gruppo Sir Michael Rake, dal suo direttore generale Gavin Patterson, dal segretario generale del sindacato dei lavoratori nella comunicazione (Cwu) Andy Kerr e dal segretario generale del sindacato Prospect, Ben Marshall. Nell'imminenza del referendum del 23 giugno, la campagna s'intensifica. I grandi gruppi hanno preso nella grande maggioranza posizione per rimanere nell'Ue. Ma è la prima volta che direzione e sindacati uniscono le loro forze.
(Fonte Askanews)
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