20 aprile 2024
Aggiornato 12:00
Ieri consultazione con le grandi società pubbliche

L'asso nella manica di Putin contro la crisi

Vladimir Putin ha convocato ieri le più grandi compagnie statali per valutare la possibilità di privatizzazioni anti-crisi. Attorno al tavolo, i capi di importantissimi colossi

MOSCA - Vladimir Putin ha convocato ieri le più grandi compagnie statali per valutare la possibilità di privatizzazioni anti-crisi. Per ora si tratterebbe solo di una consultazione, ma attorno al tavolo con il presidente russo si sono seduti i capi di colossi come la compagnia aerea Aeroflot, il colosso del petrolio Rosneft e quello dei diamanti Alrosa e l'istituto bancario VneshtorgBank. La notizia campeggia oggi sulla prima pagina del Financial Times, che ricorda come la storia delle privatizzazioni in Russia sia legata a fasi traumatiche, come nei «selvaggi anni Novanta», quando i gioielli dello Stato sovietico finirono per pochi spiccioli nelle tasche degli oligarchi.

Il nuovo piano di Putin
Malgrado propositi di nuove privatizzazioni, più razionali, il nuovo mandato di Putin, dal 2012, ha segnato piuttosto una rotta di senso inverso. Ora però il capo di Stato ci sta ripensando. Dietro i rinnovati piani di vendita da parte dello Stato ora non c'è una filosofia economica, quanto - fa notare Oleg Kuzmin di Renaissance Capital - la necessità «di raccogliere fondi nel momento in cui il petrolio è molto basso» e, se dovesse restare a lungo ai minimi, per la Russia sarebbe un disastro con drammatiche conseguenze. Già le previsioni di risalita del pil nell'anno in corso sono state rimpiazzate da nuove stime con il segno meno. E il premier Dmitri Medvedev sta cercando formule per emendare il bilancio sotto il segno del taglio della spesa senza rischiare un terremoto sociale. Il budget del 2016 d'altronde è basato sul barile a una media di 50 dollari e misure drastiche saranno necessarie, concordano analisti russi e internazionali.

L'asso nella manica
Così, le privatizzazioni sarebbero il coniglio che spunterà a breve dal cappello di Putin. Ma l'argomento è delicato. «Qualsiasi vendita a prezzi troppo bassi farebbe sospettare che si stia facendo qualcosa in stile anni Novanta», ha detto una fonte governativa al Financial Times. Per ora, nessuna decisione sarebbe stata presa, secondo fonti vicine al dossier. Anche perchè Putin avrebbe prospettato «un'agenda troppo ambiziosa». Da mesi a Mosca circolano voci di richieste da parte del Cremlino agli oligarchi di «restituire» quote delle società che si sono aggiudicati per poco o niente con le prime privatizzazioni. Un'idea che certo non piace al club degli oligarchi, che cominciano a lasciar trasparire qualche insofferenza.

(Con fonte Askanews)