L'Isis in Europa sui barconi della disperazione?
Ha fatto scalpore l'intervista alla Bbc del consigliere del governo di Tobruk Abdul Basit Haroun, secondo cui nei barconi dei migranti si nasconderebbero combattenti dell'Isis. Un allarme già lanciato da altre fonti, tra cui l'Egitto. Ma quanto è verosimile che gli uomini del Califfo usino i barconi per raggiungere l'Europa?
TOBRUK - Appena la scorsa settimana, il ministro del governo di Tobruk Omar Al Gawari aveva lanciato l’allarme: «Presto l’Isis potrà venire in Italia con i migranti». In queste ore, un altro monito occupa le cronache internazionali: quello del consigliere del governo libico Abdul Basit Haroun.
La testimonianza di Haroun
Haroun ha dichiarato alla BBC che i trafficanti di esseri umani nasconderebbero infiltrati dell’Isis nei barconi dei migranti. Dichiarazioni difficili da verificare, anche se la fonte del consigliere libico sarebbe di primissima mano: e cioè trafficanti in carne ed ossa, dislocati in zone del Nord Africa controllate dai miliziani. Secondo tali fonti, l’Isis otterrebbe posti sui barconi, concedendo in cambio ai trafficanti la possibilità di proseguire le proprie attività nei territori controllati.
Quali i vantaggi, per l’Isis, di usare barconi?
Ma quali sarebbero i vantaggi, per l’Isis, di affrontare una tale disperata odissea con i migranti? Per Haroun, il fatto di poter arrivare in Europa confondendosi tra i rifugiati varrebbe la candela. Ma è verosimile che questo avvenga? Di certo, è quello che l’Isis vuole farci credere. Lo testimoniano i molti video diffusi dall’organizzazione, dove l’immagine del mar Mediterraneo accompagna la promessa dell’invasione del Vecchio Continente. Sulla medesima linea, un documento pubblicato in rete a gennaio da un simpatizzante dello Stato Islamico in Libia: «Gli Stati Crociati del Sud possono essere raggiunti facilmente anche con un’imbarcazione rudimentale», si legge. Come se non bastasse, secondo un report di BuzzFeed, l’Isis potrebbe approfittare delle rotte dei migranti che partono dalla Turchia, a bordo di navi cargo.
Gli allarmi «interessati» dell’Egitto
Anche l’Egitto ha più volte lanciato allarmi in questo senso. Allarmi, tuttavia, da ridimensionare, secondo Alison Pargeter, analista del Royal United Services Institute, in quanto il Paese starebbe disperatamente cercando un pretesto agli occhi della comunità internazionale per intervenire in Libia, dove già aiuta le milizie anti-islamiche con attacchi aerei.
Un’ipotesi che divide gli esperti
L’ipotesi divide anche esperti autorevoli. Sul fronte degli scettici, Andrea Margelletti, presidente del Centro Studi Internazionali: «Questi combattenti sono ‘materiale’ troppo prezioso perché l’Isis possa esporlo ad un rischio così elevato come quello di una traversata a bordo di queste carrette», ha dichiarato in un’intervista a Panorama. Di altro avviso, Alessandro Marrone, responsabile di ricerca nel Programma Sicurezza e Difesa dell’Istituto Affari Internazionali: in un’intervista al DiariodelWeb.it, aveva infatti sostenuto che, solo a livello statistico, a fronte dell’alto numero di migranti che sbarcano sulle nostre coste, il rischio di infiltrazioni non è da escludere. Oltretutto, in aggiunta al pericolo che l’Isis usi i barconi, puntualizzava Marrone, vi è anche quello che, tra i disperati in rotta verso l’Europa, c’è chi si faccia sedurre da ideali estremisti, «replicando» di propria mano gli insegnamenti del Califfato. Insomma: le evidenze ancora non ci sono, ma c’è chi pensa che ciò non sia sufficiente ad escludere il rischio. Anche perché, quando le «evidenze» ci saranno, sarà forse già troppo tardi.
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