L'esperto: gli ologrammi (o pseudo-tali) non potranno mai sostituire l'uomo
L'esperto di informatica Giovanni Grandesso commenta la manifestazione di Madrid in cui, per protestare contro una legge bavaglio, sono stati utilizzati degli «avatar». Che, tiene a sottolineare, non sono «ologrammi» come si è detto, e dove l'impatto mediatico è stato totalizzante. Al punto, forse, di oscurare, con l'effetto di «onnipotenza» tecnologica prodotto, il vero contenuto del dibattito.
ROMA - Ha fatto il giro del mondo la notizia della manifestazione degli ologrammi messa in scena a Madrid, per protestare contro una legge che entrerà in vigore il primo luglio e permetterà al governo di sanzionare chiunque decida di manifestare pubblicamente. Sostenuta dal Partito Popolare spagnolo, la norma è stata criticata dalle opposizioni che l'hanno definita Ley Mordaza, ovvero Legge Bavaglio. Ma, al di là del fatto politico in sé - di indubbia rilevanza e che potrebbe costituire un pericoloso precedente europeo -, degna di nota è stata la modalità in cui si è svolto il corteo.
Grandesso: quelli di Madrid non erano ologrammi
A sfilare, infatti, non sono stati uomini in carne ed ossa, bensì «avatar», «ologrammi», come sono stati definiti dalla stampa. Un termine, però, che, chiarisce Giovanni Grandesso, presidente dell'Anip (Associazione Albo informatici), è stato attribuito erroneamente a quei «fantasmi» che abbiamo visto sfilare nelle foto dei maggiori quotidiani internazionali. «Gli ologrammi sono definiti come figure (o pattern) d'onda interferenti ottenute tramite l'uso di un laser, aventi la specificità di creare un effetto fotografico tridimensionale», spiega al DiariodelWeb.it. «Essi, a differenza delle normali fotografie, ci mostrano una rappresentazione tridimensionale dell'oggetto proiettato». Non erano ologrammi veri e propri, invece, quelli della rivoluzionaria manifestazione. «Le figure che abbiamo visto richiedono comunque un installazione 'fisica' nei pressi del luogo ove si desidera rappresentarlo, ovvero un telo bidimensionale semitrasparente sul quale vengono proiettate delle immagini», chiarisce Grandesso. Al di là della notazione tecnica, quei «semi-ologrammi» hanno di certo segnato una novità senza precedenti, indicativa delle applicazioni inaspettate della tecnologia.
La tecnologia viene vista come stregoneria da sciamani
Eppure, secondo Grandesso, è soprattutto l'effetto dirompente che l'utilizzo della tecnologia ha avuto sull'opinione pubblica ad imporre una riflessione. «Se è vero che non si possono manganellare e torturare delle immagini, è anche vero che l'impatto è più a livello mediatico, amplificato da un mix di novità catalizzate con l'uso di una definizione giornalistica impropria e l'immancabile tecnologia vista sempre come una stregoneria da sciamani», osserva. «Se l'obiettivo era quello di fare in modo che la notizia rimbalzasse su tutto il pianeta... obiettivo raggiunto. Il passo successivo però, ovvero l'inversione di tendenza della politica di palazzo... è ancora distante». Insomma: è chiaro che l'uso di «fantasmi telematici» abbia impressionato molti, ma ciò che importa - ad opinione del presidente dell'Anip - è soprattutto quanto tale iniziativa possa effettivamente concorrere ad ottenere il risultato politico prefissato: e cioè, in ultima istanza, il cambiamento della legge bavaglio.
Una legge sbagliata importa più di mille ologrammi
«E' nota da tempo la facilità di espressione del dissenso (o assenso ad alternative) tramite petizioni on-line, raccolte di firme via web, siti di controinformazione. Un semplice click e si va ad alimentare la schiera di persone che virtualmente, senza muovere un passo, esprimono il proprio parere su questioni pre-confezionate. Con questa rappresentazione le persone possono inserire il loro volto e possiamo solo immaginare cosa potrebbe accadere se fra quei volti se ne inserissero di famosi ed autorevoli», osserva Grandesso. Che non si sente di parlare di «rivoluzione» sotto il profilo tecnico, visto che si tratta di una proiezione e non certo di un ologramma. «Rivoluzionario è sicuramente il metodo utilizzato, più impattante di una raccolta di firme via click e più coinvolgente sotto il profilo sociale», afferma il presidente dell'Anip. Che tiene a sottolineare però come, sulle nostre esistenze, sia infinitamente più «impattante» una legge, specialmente se ingiustamente limitante rispetto alle nostre libertà, di mille ologrammi o pseudo-tali.
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