26 aprile 2024
Aggiornato 04:30
Non bastassero Ucraina, sanzioni o Siria

Il caso del super-hacker crea nuove tensioni tra USA e Russia

Dopo due anni in carcere in Olanda e un inutile tentativo di bloccare la sua estradizione, Vladimir Drinkman, accusato negli USA di essere l'hacker dietro la clonazione e l'uso fraudolento di milioni di carte di credito americane è arrivato in New Yersey, dove la settimana prossima dovrà comparire in tribunale.

NEW YORK - Non bastassero Ucraina, sanzioni o Siria, arriva ora il caso «Vladimir Drinkman» ad aumentare la tensione, già altissima, tra Mosca e Washington. Dopo due anni in carcere in Olanda e un inutile tentativo di bloccare la sua estradizione, ieri il 34enne accusato negli Usa di essere l'hacker dietro la clonazione e l'uso fraudolento di milioni di carte di credito americane è arrivato in New Yersey, dove la settimana prossima dovrà comparire in tribunale.

Una vicenda che in tempi non facili per i rapporti russo-americani rischia di diventare un caso diplomatico. Oggi la Russia ha emesso oggi comunicati a difesa del presunto pirata informatico dai toni decisamente forti, affidando la promessa di riportare «al più presto in patria il cittadino russo Vladimir Drinkman» al dipartimento Diritti Umani del ministero degli Esteri. «Esigiamo dalla parte americana l'assoluto rispetto dei suoi diritti, compresi quelli a un giusto processo e dei suoi interessi legali», si legge oggi in una nota, emessa nel mezzo di una bellicosa raffica di comunicati sul conflitto in Ucraina.

SONO INNOCENTE - Il presunto super-hacker, accusato dagli Usa per la clonazione di 160 milioni di carte di credito, al riguardo ha già detto la sua in un'intervista a Bloomberg Businessweek: «non credo che il mio sarà un giusto processo». Drinkman - che si dichiara innocente - è stato arrestato assieme a Dmitry Smilianets, che si sarebbe occupato di vendere i numeri di carta di credito rubati. Sono stati poi individuati altri tre presunti complici, che lui sostiene di non conoscere.

Il suo avvocato negli Usa, Bart Stapert, ha fatto sapere che le accuse saranno presentate nel dettaglio martedì prossimo a Newark, riferisce Ria Novosti. Secondo gli inquirenti, per ben sette anni Drinkman e i suoi soci si sono intrufolati nei computer di società americane e internazionali, rubando numeri e dati, per poi rivenderli. Malgrado i prezzi tutto sommato modici che avrebbero praticato - tra i 10 e I 50 dollari per ogni carta clonata - il danno complessivo è stato enorme: centinaia di milioni di dollari, considerato il calcolo preciso di 300 milioni fatto solo per tre società americane.

Fonte Askanews