20 aprile 2024
Aggiornato 00:00
La crisi Ucraina

Ucraina, combattimenti e accuse prima del cessate-il-fuoco

Una giornata, quella di oggi, punteggiata anche da un fitto scambio di accuse tra Russia e gli Usa, con le immagini pubblicate via Twitter dall'ambasciatore americano in Ucraina, Geoffrey Pyatt, che proverebbero la presenza di soldati russi presso Debaltseve e che il ministero russo della Difesa ha liquidato come false

KIEV - Bombardamenti, movimenti di truppe e uomini, forse un attentato a Donetsk hanno segnato le ultime ore nell'Est dell'Ucraina prima dell'entrata in vigore del cessate-il-fuoco concordato a Minsk giovedì 12 febbraio. Una giornata, quella di oggi, punteggiata anche da un fitto scambio di accuse tra Russia e gli Usa, con le immagini pubblicate via Twitter dall'ambasciatore americano in Ucraina, Geoffrey Pyatt, che proverebbero la presenza di soldati russi presso Debaltseve e che il ministero russo della Difesa ha liquidato come false, o meglio, «confuse macchie che non provano niente». E con la dura nota del ministero russo degli Esteri per esprimere "profonda preoccupazione" per i tentativi, secondo mosca, di Kiev e di "certi Paesi occidentali" (ovvero gli Stati Uniti) di "distorcere" i nuovi accordi di Minsk.

Un clima tesissimo, e anche di grande confusione, in cui l'unica certezza appare quella dei combattimenti, senza interruzione, alla ricerca delle ultime conquiste prima della tregua. Secondo Kiev nelle ultime 24 ore i secessionisti hanno lanciato 120 attacchi. Al regolare scambio di accuse oggi si è aggiunta anche una guerra dei bilanci delle vittime nei ranghi del «nemico». Il centro stampa delle operazioni militari governative nel Donbass, infatti, ha riferito di quasi 100 morti e circa 180 feriti tra i separatisti e secondo il ministero della Difesa dell'autoproclamata repubblica di Donetsk, le forze ucraine hanno perso «sino a 100 uomini» da ieri. I dati tuttavia non corrispondono: solo due i morti conteggiati dai separatisti di Donetsk nei loro ranghi. E sono sette i militari ucraini uccisi da ieri mattina, in base al resoconto del portavoce dell'esercito di Kiev, Andriy Lysenko.

Corrispondono invece le notizie di intensi combattimenti in corso stamattina, con artiglieria pesante e carri armati, in zone controllate dagli insorti, che evidentemente hanno cercato di migliorare le loro posizioni in vista dello scattare della tregua.

Da Debaltseve, l'importante snodo ferroviario che collega le «repubbliche» autoproclamate di Donetsk e Lugansk e che è diventato una trappola per migliaia di soldati ucraini, la polizia locale - fedele a Kiev - ha riferito di furiosi bombardamenti da parte dei separatatisti: «I ribelli stanno distruggendo la città di Debaltsevo. Ci sono incessanti bombardamenti di artiglieria contro le aree residenziali e gli edifici. La città è in fiamme», ha dichiarato via Facebook il capo della polizia pro-governativa, Vyacheslav Abroskin.

Sul centro del feudo separatista Donetsk sono caduti diversi colpi di mortaio - presumibilmente lanciati dalle forze di Kiev - provocando almeno tre morti. Sempre nel centro del capoluogo secessionista oggi una fortissima esplosione ha anticipato di pochi minuti l'arrivo di Zakharchenko: si sarebbe trattato dello scoppio di tre mine, che però non ha impedito al leader degli insorti di comunicare in conferenza stampa che Kiev deve concedere l'indipendenza «de facto» e che il cessate il fuoco non vale per Debaltseve, su cui «non c'è una parola» negli accordi di Minsk.

Il presidente ucraino Petro Poroshenko, sotto pressione a Kiev da parte del cosiddetto «partito della guerra», che comprende anche il premier Yatsenyuk, ha lanciato una serie di avvertimenti. «Se il cessate-il-fuoco non regge, allora sarà legge marziale su tutto il territorio» dell'Ucraina. Per domani il capo di Stato ha annunciato colloqui telefonici con il presidente francese Francois Hollande e la cancelliera Angela Merkel, padrini dei nuovi accordi di pace. Ma anche con il presidente Usa Barack Obama.