23 agosto 2025
Aggiornato 05:30
Relazioni internazionali

La Corea del Nord nel mirino dell'ONU

Sarà un vero e proprio tiro al piccione, visto che 10 membri su 15 hanno chiesto la convocazione ma alla fine, a parte la cattiva stampa, Pyongyang difficilmente avrà conseguenze pratiche, dal momento che i suoi tradizionali alleati - Cina e Russia - hanno potere di veto nel massimo organo decisionale del Palazzo di Vetro.

NEW YORK - La Corea del Nord sarà oggi protagonista negativa di una seduta eccezionale del Consiglio di sicurezza dell'Onu, dove verranno discusse le violazioni dei diritti umani che il regime di Kim Jong Un esercita sui suoi cittadini. Sarà un vero e proprio tiro al piccione, visto che 10 membri su 15 hanno chiesto la convocazione - alle ore 21 in Italia - ma alla fine, a parte la cattiva stampa, Pyongyang difficilmente avrà conseguenze pratiche, dal momento che i suoi tradizionali alleati - Cina e Russia - hanno potere di veto nel massimo organo decisionale del Palazzo di Vetro.

Il regime di Kim è da giorni sulle prime pagine internazionali perché accusato di essere dietro allo spettacolare attacco informatico subito dalla Sony Pictures che ha portato al blocco - oggi ritirato - alla distribuzione di «The Interview», il film satirico in cui viene messa in scena la cruenta uccisione del dittatore nordcoreano.

E' probabile che gli Stati uniti, dopo che il presidente Barack Obama ha chiarito che l'attacco informatico avrà conseguenze, sollevino anche la questione. Tuttavia la convocazione è principalmente legata a un rapporto sui diritti umani dell'Onu, sulla base del quale l'Assemblea generale ha votato una risoluzione in cui si chiede il deferimento della Nordcorea alla Corte penale internazionale.

Il cyberattacco «è certamente rilevante nel contesto della questione nordcoreana», ha ammesso l'ambasciatore britannico presso l'Onu Mark Lyall Grant. «Tuttavia - ha continuato - noi vogliamo che il focus si mantenga sulla situazione dei diritti umani».

Una richiesta motivata dall'agghiacciante quadro disegnato dal rapporto ONU, secondo il quale fino a 120mila persone vivono in campi di prigionie dove vengono calpestati i più basilari principi della dignità della persona.

Torture sistematiche, lavoro forzato, esecuzioni sommari, stupri: tutto questo è nel menù dei campi della dinastia Kim. Il rapporto ha parlato di crimini contro l'umanità «senza paralleli nel mondo contemporaneo» e ha accusato i massimi vertici di Pyongyang di aver ordinato le atrocità denunciate.

La riunione di oggi, che non porterà Pyongyang alla sbarra presso la Corte penale internazionale, rappresenterà comunque un balzo in avanti nelle critiche al regime nordcoreano, finora discusso e sanzionato in relazione al suo programma nucleare.

La procedura contro Pyongyang ha messo in un certo imbarazzo Russia e Cina. La loro posizione, finora, è stata quella di non ritenere il Consiglio di sicurezza il luogo adatto a discutere la questione e chiedere che venga trattata presso il Consiglio Onu dei diritti umani. Una linea di difesa che, comunque, non eviterà a Pyongyang le critiche. D'altronde la stessa Cina, da un anno circa, si mostra freddina nei confronti del riottoso vicino. Pare, in particolare, che Xi Jinping, il leader cinese, non abbia gradito la decisione di Kim di procedere lo scorso anno con un test nucleare che Pechino aveva caldamente sconsigliato. Alle commemorazioni per i tre anni dalla morte di Kim Jong Il, il precedente leader e padre dell'attuale numero uno nordcoreano, non erano presenti inviati di Pechino.

La Corea del Nord, dal canto suo, potrebbe partecipare alla riunione per difendersi. Ma ha decido di non farlo. «Noi non prenderemo parte», ha detto Kim Song, della missione nordcoreana presso l'Onu. «Non possiamo riconoscere - ha detto ancora - la riunione del Consiglio di sicurezza: il suo mandato non è giudicare sui diritti umani».