19 aprile 2024
Aggiornato 23:00
Il petrolio in caduta libera trascina anche il rublo

Il greggio sotto i 65 dollari, mai così dal 1998

Seduta in picchiata per il rublo russo, che, sull'onda del petrolio ai minimi da cinque anni, ha messo a segno il maggiore calo giornaliero dalla crisi finanziaria del 1998, mentre si moltiplicano i timori sui possibili impatti sull'economia russa del calo dei prezzi del greggio.

ROMA - Seduta in picchiata per il rublo russo, che, sull'onda del petrolio ai minimi da cinque anni, ha messo a segno il maggiore calo giornaliero dalla crisi finanziaria del 1998, mentre si moltiplicano i timori sui possibili impatti sull'economia russa del calo dei prezzi del greggio.

GREGGIO IN CADUTA LIBERA E RUBLO AI MINIMI STORICI - La divisa ha toccato il minimo storico di 53,91 per dollaro, una caduta di quasi nove per cento da venerdì, prima di rimbalzare, su voci di un intervento delle banca centrale russa. Alle tre italiane si scambia a 52,03 per il biglietto verde, con un calo del 4,4% sulla giornata. La banca centrale non ha commentato le indiscrezioni circolate tra i trader di un intervento, che sarebbe il primo da quando l'istituto ha abolito le bande di oscillazione del rublo. Il 10 novembre la banca ha consentito la libera fluttuazione della valuta e rinunciato agli acquisti quotidiani di rubli con i quali cercava di arginare il ribasso, riservandosi però di intervenire ancora in caso di minacce alla stabilità finanziaria della valuta.

APPELLO ALLE FAMIGLIE RUSSE: DETENETE I RISPARMI NELLA VALUTA NAZIONALE - Oggi la numero due della banca centrale, Ksenia Yudaeva, ha detto che l'istituto sta lavorando a previsioni per l'economia russa sulla base di un barile a 60 dollari. "Sembra sempre più probabile che ci sarà un calo a lungo termine dei prezzi del petrolio" ha detto Yudaeva, facendo riferimento alla decisione dell'Opec di non tagliare la produzione. Yudaeva ha aggiunto che il mercato dei cambi è sufficientemente liquido per sopportare gli shock provocati dal crollo del rublo e ricordato che a novembre il tasso di riferimento è salito al 9,5% con l'obiettivo di convincere le famiglie russe a mantenere i loro risparmi in depositi in rubli, piuttosto che correre a convertirli in valuta estera. «E' necessario spiegare alle persone che il rendimento che ottengono sui loro depositi ora è tale da garantire un ampio margine di sicurezza per i loro risparmi contro l'inflazione. Devono pensarci due volte prima di correre a perdere il rendimento sui loro depositi, assumere un rischio di cambio e perdere denaro sui tassi di cambio» ha detto Yudaeva.

PRECAUZIONI ANTI CRISI - A differenza della crisi del 1998 però, nelle filiali delle banche russe non ci sono file di clienti pronti a ritirare i depositi in rubli. Ma i segnali di precauzioni contro una fuga dei risparmiatori ci sono già. Il quotidiano Izvestia oggi ha scritto che qualche banca ha cominciato a limitare gli acquisti di euro e dollari a 10.000 euro e 10.000 dollari a cliente. Rosbank, controllata russa di Societe Generale, ha posto un tetto a mille dollari per transazione, mentre Raifeissenbank ha un limite a 100.000 rubli (meno di 2.000 dollari), riferisce Izvestia, che ha chiamato una trentina di istituti.

ANCHE LE ALTRE VALUTE DEI PAESI EMERGENTI SONO IN DIFFICOLTA' - Se la decisione della banca centrale di non intervenire più è servita a stabilizzare il rublo togliendo benzina alla speculazione, il crollo dei prezzi petroliferi ha rovinato tutto. Il greggio Brent oggi è sceso a 68,40 dollari al barile, proseguendo la discesa dopo la decisione dei Paesi produttori riuniti nell'Opec di non ridurre la produzione. Le valute di altri Paesi emergenti sono sotto pressione, come il naira nigeriano, svalutato dell'otto per cento la scorsa settimana e oggi ancora sotto forte pressione. Il ministro dell'Economia iraniano ha messo in guardia contro il "panico" negli acquisti di valuta estera, soffre anche il regime di cambi fissi del venezuela, mentre il ringgit malese, che fluttua liberamente, è in netto calo. Le entrate fiscali dall'export di petrolio e gas rappresentano oltre la metà del totale delle entrate russe e petrolio e gas contano per quasi 70% dell'export dele Federazione. Gli esportatori di idrocarburi russi vengono pagati in dollari, ma sostengono spese e costi in rubli, quindi il calo della valuta dovrebbe attutire in parte la caduta del prezzo del greggio.