20 aprile 2024
Aggiornato 12:00
Presidenziali Turchia

Ihsanoglu l'anti-Erdogan promette «unità»

Per Ihsanoglu il Capo dello stato deve rimanere una figura super partes, che porta «unità»: un approccio ben diverso dal favorito, il premier turco Recep Tayyip Erdogan, che ha già annunciato da tempo che, se eletto, intende occupare un ruolo di primo piano in politica.

ISTANBUL - Mira a divenire il «guardiano della Costituzione» Ekmeleddin Ihsanoglu, il candidato dei due principali partiti d'opposizione alle presidenziali in Turchia del prossimo 10 agosto, che oggi a Istanbul ha presentato alla stampa la sua campagna elettorale. Per Ihsanoglu il Capo dello stato deve rimanere una figura super partes, che porta «unità»: un approccio ben diverso dal favorito, il premier turco Recep Tayyip Erdogan, che ha già annunciato da tempo che, se eletto, intende occupare un ruolo di primo piano in politica.

Il voto del mese prossimo sta così assumendo sempre di più i contorni di un referendum sulla riforma presidenzialista sostenuta con forza dal Partito della giustizia e dello sviluppo (Akp) del premier di cui l'elezione del capo dello Stato, per la prima volta a suffragio diretto, è la prima tappa.

«L'approccio che sta adottando Erdogan mentre si avvicina il voto è che 'chi vince piglia tutto' - scrive Murat Yetkin analista politico e tra gli editorialisti di punta del quotidiano Radikal - Ihsanoglu invece è l'antitesi del premier: ha annunciato infatti che se sarà eletto non interferirà con il lavoro del parlamento e allo stesso tempo sosterrà un maggiore bilanciamento dei poteri».

«Sono il candidato presidenziale di tutti i partiti. Perché non sono più vicino a una forza politica rispetto ad un'altra» ha dichiarato questa mattina Ihsanoglu, che accusa Erdogan di aver creato un clima di divisione con una retorica sempre più aggressiva dal 2003, quando ha vinto per la prima volta le elezioni. «Dovremo piantare i semi del rispetto, per il governo, la magistratura e ogni segmento della società» ha aggiunto Ihsanoglu.

Una «polarizzazione» sempre più netta come testimoniato dalle imponenti manifestazioni per la difesa del parco Gezi della scorsa estate che il governo ha violentemente represso. «I giovani che erano al parco (Gezi) il primo giorno sono dei veri patrioti», ha detto Ihsanoglu ricordando Ali Ismail Korkmaz, morto a 19 anni per le ferite riportate durante un violento pestaggio della polizia durante le proteste. «Se lo stato avesse usato il dialogo invece che gas lacrimogeni e manganelli non avremmo vissuto queste sofferenze».

Ihsanoglu, nato al Cairo nel 1943, musulmano praticante e accademico di lungo corso, si occupa di studi islamici, relazioni tra mondo musulmano e occidente e tra Turchia e paesi arabi. Professore dal 1984, considerato vicino all'Akp senza però mai diventarne membro, ha insegnato nelle più prestigiose università turche e internazionali come Harvard e lavorato per l'Unesco.

Una brillante carriera coronata nel 2005 dall'elezione ai vertici dell'Organizzazione della Conferenza Islamica (Oic) grazie al sostegno e il lavoro di lobby del governo turco. Un rapporto, quello con le autorità turche, entrato, tuttavia, in crisi, negli ultimi mesi del suo mandato come Segretario generale dell'organizzazione dopo l'invito a dimettersi per non aver preso posizione contro il colpo di stato che rovesciò il presidente egiziano Morsi sostenuto da Erdogan.

L'ex-segretario della Oic, ha parlato più volte della necessità di trovare «l'unità» perduta e si è proposto come il garante di tutte le sensibilità politiche presenti nella società turca. Il candidato dell'opposizione, che ha iniziato il suo discorso con una preghiera, ha fatto riferimento al fondatore della Repubblica Turca e strenuo sostenitore del laicismo Musatafa Kemal Ataturk. Per poi definirsi «nazionalista» dichiarandosi allo stesso tempo favorevole al processo di pace con gli autonomisti curdi e al cessate il fuoco con i guerriglieri del Partito dei lavoratori del Kurdistan (Pkk) oltre che «dispiaciuto» per i «fatti del 1915» quando le autorità ottomane trucidarono più di un milione e mezzo di armeni.

Un approccio moderato, ma secondo i critici, troppo «ecumenico» per fare davvero presa sull'ampio raggio di elettori che Ihsanoglu vorrebbe intercettare.