25 aprile 2024
Aggiornato 17:00
Elezioni Turchia 2015

Erdogan ha la maggioranza assoluta. «Ha vinto la psicologia di guerra»

L'Akp, il partito del presidente, ottiene quasi il 50%, ma ha una netta maggioranza di seggi (315 su 550). Affluenza alle urne altissima: oltre l'87%. Solo cinque mesi le elezioni precedenti, quando era mancata la maggioranza. Il presidente turco: «Il voto è un messaggio al Pkk».

Il Presidente turco, Recep Tayyip Erdogan
Il Presidente turco, Recep Tayyip Erdogan Foto: ANSA

ISTANBUL. - Il presidente Recep Tayyip Erdogan torna saldo, saldissimo, al timone della Turchia. Dopo una campagna elettorale fondata sulla necessità di stabilità e sicurezza, il Partito islamista e conservatore del Partito della giustizia e dello sviluppo (Akp) è uscito vittorioso dalla corsa elettorale anticipata del 1 novembre, ottenendo - secondo risultati ancora non ufficiali - il 49,4% dei voti, percentuale che gli permetterà di formare, per la quarta volta consecutiva, un governo monocolore. Altissima l'affluenza, che ha sfiorato il 90%. Gli elettori si sono pronunciati «per l'unità e l'integrità della Turchia», è stato il primo commento ieri sera del capo dello Stato. «Has vinto la psicologia della guerra dell'Akp», argomentano vari analisti.

La grande riscossa è arrivata sullo di scontri armati e attentati, grazie all'elettorato ultranazionalista, islamista e a quello dei curdi conservatori che riporta alla ribalta il progetto presidenzialista del capo dello Stato. Un progetto messo nel cassetto dopo la «disfatta» delle consultazioni del 7 giugno scorso dove l'Akp, per la prima volta in 13 anni, non era riuscito a formare da solo un governo. «La psicologia della guerra dell'Akp ha vinto», è un commento molto diffuso dopo il voto che ha stravolto le previsioni della vigilia. Nel Sud-Est a maggioranza curda alla pubblicazione dei primi risultati sono seguiti scontri tra la polizia e giovani manifestanti filo-curdi, con barricate, pneumatici in fiamme, colpi di arma da fuoco sparati in aria. Il timore che l'Hdp restasse sotto la soglia del 10%, quindi fuori dal parlamento, ha alimentato lo scoppio dei tafferugli, poi rientrati: il partito Hdp ha perso molti consensi, ma resta nell'assemblea parlamentare.

La scommessa di Erdogan, che ha insistito per andare ad elezioni anticipate, silurando de facto i negoziati per un governo di coalizione, ha prodotto i suoi frutti, portando un successo inaspettato per lo stesso Akp, indicato dai sondaggi al limite o al di sotto della percentuale necessaria per ottenere la maggioranza assoluta (276 su 550 seggi). Ora la formazione, guidata ufficialmente dal premier uscente Ahmet Davutoglu - che dimostra di aver acquistato consensi - ma rimasta sempre sotto l'egida del presidente, che continua a tenere le redini del partito, nonostante l'incarico gli richieda di essere imparziale, porterà in Parlamento ben 316 deputati.

Un numero che tuttavia non consente di sottoporre la riforma costituzionale ambita dallo stesso Erdogan ad un referendum popolare, cosa che richiederebbe almeno 330 seggi. Ma in molti sono pronti a scommettere che il 'Sultano' non rinuncerà ai suoi piani di ulteriore rafforzamento dell'istituto presidenziale.

Intanto, mentre l'Akp esulta, l'opposizione parlamentare che alla tornata elettorale precedente aveva ottenuto il 60% delle preferenze deve fare i conti con un'eclatante disfatta.S olo il Chp (Partito repubblicano del popolo, kemalista social democratico), seconda formazione del Paese, ha mantenuto infatti un risultato pressochè inalterato, ottenendo - sempre secondo i dati da ufficializzare - il 25,4% dei voti e portando all'assemblea monocamerale 134 deputati.

L'Hdp, che il 7 giugno scorso aveva impedito all'Akp di formare un governo monocolore, incassando un sorprendente 13% delle preferenze, questa volta ha superato a stento lo sbarramento elettorale, guadagnando il 10,7%, ovvero 59 deputati.

Il futuro della questione curda, problema decennale per il Paese, è il secondo interrogativo fondamentale che accompagna l'esito elettorale. Se il Partito di azione nazionalista (Mhp) ha perso ben 4 punti percentuali per via di una politica ritenuta «disfattista» - ottenendo un magro 11,9% tradotto in 41 seggi parlamentari - lo si deve alla decisione dell'Akp di «congelare» il processo di pace. Con gli scontri armati tra esercito turco e Pkk (Partito dei lavoratori del Kurdistan)ripresi dallo scorso luglio e la campagna elettorale dell'Akp, mirata a demonizzare l'Hdp, sembra molto difficile che il processo di pace tra il movimento politico curdo e il governo possa riprendere.

«Sembra che le pallottole del Pkk abbiano finito per colpire l'Hdp», dichiara il giornalista Ismail Saymaz, commentando la decisione di una parte dell'elettorato curdo di sostenere l'Akp. È un'idea sostenuta anche da Mustafa Akyol, di Hurriyet Daily News, che afferma: «Gli scontri con il Pkk hanno influenzato negativamente l'immagine conciliante dell'Hdp. La psicologia della guerra dell'Akp ha vinto. Ora però deve guadagnare la pace».

(con fonte Askanews)